Adulti Scout: III chiacchierata
III chiacchierata
Anche gli scout crescono e diventano adulti … il tempo passa per tutti; a parte che il farli “crescere” è lo scopo fondamentale dello scautismo. Trovo molto brutta la dizione “adulti scout” perché credo non abbia senso, visto che lo scautismo è per i ragazzi senza alcuna incidenza sugli adulti che, se veramente tali, si suppone siano già di per sé cresciuti, o non potrebbero considerarsi adulti. E’ invece vero che chi nei suoi anni giovanili ha vissuto l’esperienza scout, soprattutto se ne ha attraversato le tre fasi educative (lupetto – esploratore – rover e magari, aggiungo io Capo) si è formato un habitus “dalla testa ai piedi” che non lo abbandonerà più.
Ciò perché lo scautismo è una scelta libera e spontanea, ma che diventa sempre più consapevole e fortemente interiorizzata nei suoi scopi e ideali, da rafforzarsi e non indebolirsi nel tempo.
Chi fa lo scout, vuole farlo, ne avverte i benefici, in qualche modo va fiero della sua scelta, che se inizialmente poteva considerarsi dovuta a fattori esteriori ed immediati,durante l’iter formativo viene sempre più razionalizzata e condivisa.
Il problema dopo la “Partenza” diviene far valere la Legge e la Promessa all’interno della società civile, in ambito universitario, lavorativo, o sociale in genere.
Paradossalmente mentre Legge e Promessa trovano condivisa applicazione nella “Giungla”, non è la stessa cosa nella società civile.
Da qui la opportunità, o se si vuole la necessità, di inventare una qualche forma di aggregazione che alimenti il desiderio di rendersi disponibile verso il prossimo, senza peraltro essere invadente, ma rendendosi in qualche modo utile e operante.
L’essere adulto non può solo essere una questione di età, ma l’aver maturato una personalità netta e distinta, che segnali l’individuo come sicuro delle proprie scelte e abbia della realtà circostante pieno dominio e chiarezza razionale.
Un livello simile è raggiungibile, e forse non basta, nell’arco della vita umana, sempre che ad una certa età non ci si senta appagati e ci si adagi su quanto realizzato.
Il rischio c’è, ed è anche comprensibile, ma non perfettamente in linea con ciò cui ogni uomo dovrebbe mirare: l’essere se stesso fino in fondo.
Cosa non facile e qualche volta estremamente problematica, da qui un altro motivo di fare comunità sostenendosi, incoraggiandosi, consigliandosi gli uni e gli altri.
Ma deve essere una comunità di adulti, che si misuri con la realtà adulta, affrontandone pregi e difetti, senza pregiudizi di alcun genere, e se possibile proponendone degli sbocchi positivi, senza per questo pretendere di essere più saggi di altri.
Insomma se la Legge e la Promessa potessero avere, nella società, lo stesso impatto educativo che hanno nel Gruppo scout, la comunità degli uomini sarebbe una F.F., ma così non è o forse non può essere.
Teofilo MAIONE
MASCI RC 4