Festa dei Popoli
27 maggio 2012: Festa dei Popoli a Reggio Calabria
Torna anche quest’anno in primavera, come una esplosione di vita, la Festa dei Popoli. Già, popoli al plurale, perché anche qui a Reggio la varietà di lingue, di etnie, di culture, di colori dona alla nostra città un carattere cosmopolita nel senso forte, anzi letterale del termine: una città che si riconosce cosmo, un cosmo in miniatura che grazie all’immigrazione ha fatto ingresso in casa nostra.
A volere e a predisporre la festa sono le missionarie e missionari scalabrianini, con i loro collaboratori che con le due famiglie scalabriniane condividono il carisma del servizio ai migranti.
Veramente si era pensato di sospendere per quest’anno la festa, data la crisi economica in atto che non consente di spendere un soldo per queste pur legittime e nobili iniziative, tanto più che al Centro di ascolto “G. B. Scalabrini”, trasferitosi dall’inizio dell’anno presso la Parrocchia S. Agostino, confluiscono immigrati alle prese con i problemi più acuti di sopravvivenza.
Tuttavia si è deciso di celebrarla ugualmente la festa in forma riduttiva quanto ad apparato esterno, perciò una festa non per l’intera giornata ma tutta concentrata nel pomeriggio, non in piazza Duomo ma in piazza S. Agostino, senza palco, senza luci, senza eccessiva pubblicità. Sono gli immigrati stessi a volere questa giornata e chiedono che mantenga il nome e il carattere di festa.
E questo per un triplice motivo. In primo luogo perché non intendono che la loro vita, per quanto provata, e soprattutto quella dei loro figli, si riduca a un sospiro lamentoso, anche se i tanti guai del momento pungono in profondità più loro che noi italiani.
La festa poi è occasione per confrontarsi con quanti condividono la medesima esperienza migratoria, e non mancano fra costoro, anzi sono molti, coloro che, pur fra tante prove, ce l’hanno fatta; e questo dà anche a chi è ancora in alto mare una carica di fiducia, un supplemento di coraggio per sfidare il futuro. E infine per tutti è di decisiva importanza cogliere le opportune occasioni di incontro e di scambio fra quelli che sono reggini da sempre e quelli che sono giunti da lontano, che però rifiutano di sentirsi stranieri perché si considerano nostri nuovi concittadini.
Non è dunque festa dei soli immigrati, è festa di tutti i cittadini, occasione buona per mostrare reciprocamente il proprio volto, raccontarsi le proprie storie, stringersi la mano non per fredda formalità, ma per dire che le diversità non fanno barriera ma arricchimento reciproco.
Dalle ore 15.00 al calare del sole, e forse oltre il tramonto, in piazza S. Agostino si alternano “musiche, canti, danze, colori, folklore” e testimonianze varie dei cinque continenti; salvo l’interruzione di un’ora, verso le ore 19.00, quando si prendono in mano le proprie bandiere e si comincia a sfilare cantando e sbandierando fino a piazza Duomo, per dare senza ostentazioni visibilità alla propria presenza e contagiare della propria allegria la città e rasserenare chi avesse un qualche sospetto che sia giunta tra noi gente strana e forse pericolosa da tenere a debita distanza.
Ma c’è qualcosa di più quest’anno: sta girando per la diocesi, e in questi giorni di parrocchia in parrocchia nel centro della città, la “Madonna del Fiat” (la “Madonna del sì”). Proprio in quei momenti che la gente si predispone per sfilare per le nostre strade giunge a S. Agostino questa Madonna tanto venerata nel Seminario Arcivescovile Pio XI: sarà bella occasione per accogliere la Madonna con sventolio di fazzoletti e di bandiere.
Ma… fra i festeggianti ci sono pure quelli di religione islamica? Al microfono si faranno risuonare versetti del Vangelo che presentano la Madonna del Fiat ed anche versetti del Corano che inneggiato a Maria, la Vergine di Nazaret, creatura privilegiata.
Insomma una festa in apparenza su scala ridotta per sfoggio esterno, non per carica di entusiasmo e per volontà di fare festa, festa vera.