Pentedattilo, seconda giornata
La giornata di sabato è stata caratterizzata dalle testimonianze personali di Debora Cartisano e Filippo Cogliandro. Debora è la figlia di Lollò Cartisano, il fotografo bovalinese rapito e ucciso dalla ‘ndrangheta negli anni Novanta. Ha raccontato l’esperienza durissima sua e delle sua famiglia, vissuta per lunghi anni, in attesa di notizie e speranze. Ha affermato che il cambiamento è possibile per via di quella trasformazione che avviene già all’interno delle stesse vittime e che, attraverso la via del perdono, apre nuove vie per un cambiamento anche all’esterno, nella società, nei cittadini. Debora ha ribadito la grande importanza che riveste la sua testimonianza per gli altri, specialmente per giovani, ma anche per coloro che fanno parte di ambienti difficili, come le carceri e altri contesti di sofferenza nei quali si trova spesso a donare la sua forte ed emozionante testimonianza. Debora Cartisano ha, inoltre, riaffermato l’importanza della formazione ricevuta della famiglia: gli insegnamenti valoriali, basati principalmente sul coraggio, sulla pulizia, sulla lealtà che lei ha appreso dal padre e che l’hanno spinta sulla via difficile del perdono.
Infine, citando il giudice Livatino, (“Ci sarà chiesto se saremo stati credibili”) ha messo in evidenza come sia importante che ognuno faccia la propria parte. Ha anche illustrato la marcia che dal 2003 si svolge a PietraCappa, luogo in cui è stato ucciso Lollò, portando un sasso che, da simbolo del cuore duro degli ‘ndranghetisti, viene dipinto e trasformato in un cuore di pace e di speranza.
Filippo Cogliandro, invece, è il ristoratore di Lazzaro (RC) che ha denunciato i suoi estorsori, facendoli arrestare e conquistandosi l’apprezzamento di tantissimi cittadini e associazioni che gli continuano a manifestare il loro apprezzamento. Anche Filippo ha raccontato la sua storia agli Adulti Scout partecipanti al Campo sulla legalità, evidenziando, tra l’altro, il ruolo importante degli locali che in occasione del processo agli estorsori hanno scelto la via del sostegno alla vittima attraverso la costituzione di parte civile nei processi e le agevolazioni tributarie che alcuni comuni della nostra provincia stanno adottando. Anche Filippo ha voluto sottolineare l’importanza della famiglia e dei valori ereditati attraverso l’educazione ricevuta, raccontando la vicinanza e la condivisione della sua difficile e delicata scelta da parte di tutti i componenti della famiglia.
Nel pomeriggio le attività del campo si sono svolte a Villa Placanica, bene confiscato alla ‘ndrangheta situato nei pressi di Pentedattilo e assegnato all’Associazione Pro Pentedattilo, dove è stato affrontato il tema della partecipazione democratica e degli strumenti disponibili per i cittadini per l’affermazione della legalità. Sono state illustrate, attraverso testimonianze dirette e personali, le recenti iniziative dei movimenti di cittadini e delle associazioni reggine impegnati nei percorsi di legalità e partecipazione.