Lettera aperta alla città
La Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali dell’Arcidiocesi di Reggio C. – Bova, della quale fa parte anche il MASCI, ha scritto una lettera aperta alla città:
La Consulta Diocesana delle Aggregazioni laicali, in seguito alle note vicende che hanno interessato la nostra amata città, intende esprimersi sulla attuale situazione che stiamo vivendo come cittadini reggini affinché, grazie ad un forte impegno di tutti, Reggio possa risorgere. Il provvedimento di scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria è certamente un atto doloroso per la città, un atto sofferto, dovuto ai rilievi condotti in un ampio arco di tempo da forze dell’ordine e funzionari dello Stato. Il quadro che emerge è quello di una contiguità con la ‘ndrangheta nella macchina amministrativa locale, di una gestione disinvolta della cosa pubblica, con rilievi tali da provocare il provvedimento di scioglimento e da far temere per un altrettanto grave provvedimento di dissesto.
Non occorreva leggere una comunque ponderosa documentazione per vedere ciò che in città maturava da tempo, al di là della fisiologica contrapposizione fra maggioranze e opposizioni. Ci preoccupa la diffusa responsabilità di chi, per disinteresse, per comodità, per ataviche abitudini, accetta tale situazione, anzi cerca scorciatoie per elemosinare dall’amico politico di turno, il riconoscimento di diritti imprescindibili che ognuno dovrebbe poter e dover vedere garantiti e rispettati.
Ci preoccupa già da tempo, inoltre, la povertà di migliaia di famiglie, dipendenti di imprese in crisi, operatori del welfare locale, ridotti allo stremo e senza interlocutori capaci di prendere e mantenere gli impegni assunti per affrontare le diverse crisi finanziarie e occupazionali.
Ci preoccupa anche la sostanziale rassegnazione dei giovani, che non hanno visto nella politica una risposta coraggiosa e innovativa per uscire dal buio di questi tempi; invece e purtroppo, spesso la politica è stata solo una sponda per un incentivo temporaneo, o l’illusione di uno sviluppo inesistente al di là dell’apparenza.
Già un anno fa, nel messaggio per la Pasqua 2011 il nostro Arcivescovo, Mons. Vittorio Mondello nell’accennare alla situazione di evidente crisi morale e politica del paese rimarcava: “avvertiamo come sofferenza – qui in Calabria e a Reggio – l’emergere di situazioni amministrative pesanti, non trasparenti, difficili da sanare… situazioni che – invece di essere affrontate, con umiltà, efficacia e trasparenza – registrano una fitta rete di silenzi, di rinvii, di litigi e contrapposizioni, che finiscono col seminare nel cittadino delusione e sfiducia.
Svegliamoci, laici cattolici reggini e calabresi! E’ tempo di prendere in mano le redini di un cambiamento di rotta”. La situazione attuale ha certamente delle precise responsabilità. Un principio di verità, che come cristiani dobbiamo quotidianamente affermare e che non può essere piegato alle circostanze e alle opportunità, ci obbliga ad individuarle non solo nelle istituzioni locali che negli ultimi tempi si sono succedute, ma anche nell’inerzia, quando non nella complicità, di noi cittadini, cristiani compresi, che abbiamo spesso voluto girarci dall’altra parte o delegare i doveri di cittadinanza che ci spettano in quanto appartenenti ad una comunità dalla storia grande e tormentata come quella di Reggio Calabria.
Lo stesso principio di verità ci porta a diffidare delle interpretazioni che portano a sostenere che nei diciotto mesi che si aprono la democrazia sarà sospesa, la città bloccata e lo sviluppo economico e sociale mortificato. In realtà eravamo già a questo punto. La semplice normalità nell’amministrazione, che la commissione governativa è chiamata ad attuare, sarà già un grande traguardo per la città.
Si apre invece una pagina nuova per il futuro di Reggio Calabria e la città è chiamata a sperare e operare superando ogni sterile vittimismo e rifuggendo da inutili polemiche. Non si sospende la vita di Reggio, anzi è possibile – partendo da qui e non ripetendo gli stessi errori – ricostruire una Politica, nel senso più nobile del termine, cui ogni cittadino può e deve accedere.
Oggi vogliamo ribadire, come aggregazioni laicali, che non è più tempo di “restare al balcone”. Reggio non può più essere una città dolente e indolente. Occorre che, noi cristiani – insieme a tutti gli uomini di buona volontà, credenti o non credenti – prendiamo l’impegno di riappropriarci della città, del suo risveglio culturale, della sua capacità di soddisfare i bisogni della comunità a partire dai più deboli.
L’impegno per la “resurrezione” di Reggio, oltre a quanto vorranno e dovranno fare le istituzioni nazionali, è innanzitutto una precisa responsabilità, una chiamata senza appello, per tutti i reggini, a ricostruire una nuova partecipazione alla vita sociale, un nuovo tessuto di relazioni trasparente ed inclusivo, una capacità di affrontare, con passione e competenza, nella verità e nella legalità, i tanti problemi che si presenteranno.
Come associazioni, gruppi e movimenti laicali della Chiesa di Reggio-Bova nella consapevolezza della doppia cittadinanza cui ogni cristiano è chiamato, vogliamo intraprendere, con decisione, un recupero di coscienza, dedicando le nostre attività ad un lavoro comune per portare alle istituzioni proposte, iniziative, denunce, con un’attenzione particolare ai giovani e soprattutto alle fasce deboli.
La memoria del tempo profetico del Concilio Vaticano II, di cui in questi giorni si è celebrato il cinquantesimo anniversario dell’apertura, ci offre la spinta per sperimentare, nella concretezza delle difficoltà, la bellezza della Chiesa compagna di strada dell’uomo, mirabilmente espressa nella Costituzione conciliare Gaudium et Spes.
Da oggi si ricostruisce. Insieme. Con coraggio.
La Consulta Diocesana delle Aggregazioni laicali
Arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova