Servire il prossimo
“Servire significa sacrificare il proprio piacere o convenienza per dare una mano a coloro che ne hanno bisogno”
Nell’itinerario di formazione scout il servizio è posto al termine del percorso della vita rover i cui capisaldi sono la strada, la comunità e, appunto, il servizio. Il giovane rover impara che la sua formazione è improntata a prepararlo a rendere un buon servizio a Dio, al proprio Paese ed al prossimo come recita la formula della promessa scout. Esso è lo scopo dell’intero itinerario formativo e rappresenta la prova di una raggiunta capacità e maturità umana, di una risposta positiva alla vocazione più alta cui l’uomo può aspirare. E’ lo strumento indispensabile per attuare quell’azione di cambiamento e di avanzamento della realtà che si riassume nell’invito a cercare di “lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato”. Il servizio trova la sua ragion d’essere nella ricerca della felicità, così come B.P. sottolinea efficacemente quando dice: “Se vuoi essere felice procura di rendere felici gli altri” .
Non può sfuggire che tale consiglio ha un chiaro riferimento nell’insegnamento evangelico dell’amore per il prossimo e nell’ esempio stesso della vita di Cristo: il Servo di Jahvè, il Servo sofferente, obbediente fino alla morte ed alla morte di croce. Egli così descrive emblematicamente il suo compito messianico: “Il Figlio dell’ uomo non è venuto per essere servito, ma per servire” . Dunque anche con riferimento alla sequela Christi l’orizzonte del buon cristiano è il servizio.
A questo prepara l’educazione scout: a rendersi utili, abili e capaci di servire. Infatti proprio con il servizio l’uomo realizza il proprio fine e la propria unione con il Servo di Jahvè, si pone sulla strada stessa del Cristo che si è reso servo di tutti e realizza l’apice del suo destino compiendo fino in fondo il proprio servizio al prossimo secondo l’esempio del Divino Maestro.
Dunque c’è un legame strettissimo, una totale coincidenza tra il fine dell’educazione scout e il comandamento dell’amore: il primo deriva direttamente dal secondo e ne rappresenta l’attuazione pratica.
Il servizio oggi
Certamente nella società attuale, tutta protesa al raggiungimento di una felicità immanente, fatta di autopromozione, di soddisfacimento dei propri bisogni e dei propri desideri, centrata primariamente sull’io e, significativamente, egoistica e individualista, l’idea del servizio è esattamente capovolta: gli sforzi dei più sono protesi ad essere serviti piuttosto che a servire.
L’educazione scout appare quindi decisamente controcorrente rispetto alle dinamiche prevalenti ed all’impostazione preponderante della nostra società. Questo rappresenta la forza e l’originalità di una visione umana ed etica che trascende la temporalità e trova la sua ragione nel destino eterno dell’uomo il cui orizzonte va ben al di là dell’esistenza terrena. Ma il servizio non è appannaggio solo di chi possiede un orizzonte di senso ultraterreno.
Molti uomini nel corso della storia, hanno dato senso alla propria vita con il servizio anche se la loro visone prospettica era circoscritta alla vita terrena. Il servizio, infatti, ha una propria dignità come attitudine umana alta, come realizzazione di un’umanità piena che eleva l’uomo al di sopra dei suoi stessi limiti, lo libera dalle maglie del proprio io, lo allarga all’abbraccio del noi, lo introduce in un destino più nobile del mero soddisfacimento dei propri bisogni personali.
La vita umana, infatti, trova nel servizio la pienezza della sua vocazione anche quando la si immagina limitata al transito terreno. La vita stessa non sarebbe possibile senza l’attitudine di servire, senza il servizio agito. Come un neonato diverrebbe uomo senza il servizio che a lui dedicano i genitori? Come un malato potrebbe sperare la guarigione senza il servizio di chi lo assiste? Come un’intera società potrebbe esistere senza il servizio che, a vari livelli, gli individui che ne fanno parte prestano gli uni agli altri?
Il servizio è l’essenza stessa del vivere comunitario, la chiave di interpretazione delle relazioni umane, la forma concreta dell’amore.
La gratuità
Dall’attitudine imprescindibile dell’umanità al servizio, comunque reso, si realizza, poi, il massimo della vocazione quando esso diventa gesto gratuito, dono di sé senza condizioni, ricerca del bene dell’altro e del bene comune prima che del proprio. La gratuità rende il servizio attitudine nobile, alta, realizza la signoria dell’uomo su tutta la creazione.
Lo spiega bene il Vangelo di Giovanni: “ Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io”.
E ancora: “Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” . Il servizio viene così inquadrato come la forma più nobile di esercizio del vero potere che è solo e soltanto l’amore. Lo stesso potere comporta responsabilità e la responsabilità si estrinseca nel servire.
Le varie forme di servizio
Concretamente il servizio si esplica in vari modi, diversi nella forma ma uguali nella sostanza che rimane la ricerca del bene altrui, l’esercizio dell’amore. In un elenco ideale di forme di esercizio del servizio al primo posto indicherei:
1. il servizio agli ultimi, ai più deboli e bisognosi che è necessario servire anche nei bisogni primari: affamati, assetati, nudi, malati, carcerati. E’ questo un servizio essenziale fatto di gesti semplici, umili ma indispensabili alla sopravvivenza;
2. segue poi il servizio agli orfani, alle vedove, agli stranieri, agli anziani, ai disoccupati, a quanti pur non avendo immediate esigenze di sopravvivenza, sono però in situazione di disagio, di precarietà, di rischio;
3. vi è poi il servizio ai dubbiosi, ai disorientati, a chi è nella solitudine ed è un servizio di consiglio, di vicinanza, di compagnia;
4. e ancora: il servizio a chi è perseguitato per causa della giustizia, perché è minacciato, perché è in pericolo la sua incolumità (penso a quanti si ribellano ai soprusi della malavita organizzata ed anche a chi la combatte in ragione del proprio ruolo o per scelta di giustizia). Se non fossero spesso lasciati soli non correrebbero alcun rischio. E’ questo un servizio di vicinanza, di testimonianza, di esternazione di solidarietà, di identificazione;
5. senza dimenticare: il servizio reso alla cosa pubblica. Paolo VI ricordava che la politica è la più alta forma di servizio se esercitata con competenza e disinteresse, con passione e ricerca costante del bene comune piuttosto che del proprio tornaconto;
6. il servizio educativo proprio di chi si fa carico della formazione e dell’educazione di quanti ne hanno bisogno per la propria crescita umana e per la propria piena realizzazione.
Ciascuna di queste forme di servizio richiede dedizione, competenza, costanza, passione, sacrificio, lungimiranza, longanimità, che è pazienza perseverante, benevolenza, altruismo, dono di sé, generosità. Senza queste caratteristiche, non solo non è autentico servizio, ma è difficile che raggiunga il suoi obiettivi e rischia di essere fatica vana.
Si comprende bene che l’atto di servire richiede una grande maturità spirituale è, infatti, azione dello spirito che si traduce in atti concreti con effetti tangibili: il dar da mangiare, il procurare di che coprirsi, l’assistenza, il sostegno materiale e spirituale, la ricerca della giustizia, la disponibilità all’ascolto, ecc. sono atti che costituiscono l’essenza del servizio stesso, lo qualificano quale realtà preziosa ed utile, indispensabile per la crescita umana.
Lo stile del servizio
Non è secondario poi lo stile con cui si esplica il proprio servizio, il tratto che contraddistingue i modi di esercizio del servire. Esso è fare ciò che serve, ciò che è utile, necessario, indipendentemente dalle situazioni, dalle convenienze, dalle opportunità o da ciò che appare come “politicamente corretto”. Ciò che serve per rispondere alle esigenze e necessità degli altri va fatto con solerzia, senza indugio, con convinzione.
Va fatto possibilmente nel silenzio, umilmente, senza clamore, ricercando di farlo bene piuttosto che di apparire, di ricavarne lustro o qualsivoglia tornaconto personale. Va fatto con lo stile suggerito dal Vangelo: “Non sappia la tua sinistra quel che fa la tua destra” .
In ciò consiste la gratuità, nel senso di azione che implica grazia, che porta in sé bellezza: la bellezza del dono, dell’offerta di sé, dell’amore operoso che si fa gesto concreto, che vince la solitudine, che apre alla gioia. La nostra giovinezza scout è stata accompagnata dalla figura dei cavalieri “senza macchia e senza paura” che mettevano le proprie capacità al servizio dei più deboli e consideravano proprio dovere e onore accorrere in loro aiuto.
Queste figure, così ben rappresentate da San Giorgio, ci venivano presentate durante la veglia che preparava alla pronuncia della promessa. Erano figure emblematiche di uomini forti e coraggiosi che avevano dedicato tutta la loro vita al servizio del prossimo e degli ideali di giustizia e di libertà.
Le loro suggestive storie hanno acceso le fiammelle dei nostri cuori giovanili e, per quanti portano ancora vivi i valori scout, continuano a rischiarare il cammino in età adulta e a confortare l’impegno di ogni giorno.
Il servizio degli adulti
Proprio l’età adulta, infatti, è quella in cui la responsabilità, l’impegno di servizio, la dedizione agli altri possono trovare il massimo dell’espressione e dell’azione. L’ adulto, infatti, è una persona in grado di prendersi cura del gruppo più ampio a cui appartiene.
Abnegazione e capacità di rinuncia sono qualità adulte così come il mettere la propria vita al servizio di qualcosa che la supera e la trascende. La maturità dell’adulto consiste proprio nella capacità di dedicarsi ad un compito che trascende il proprio io.
Senza adulti in grado di assumere su di sé responsabilità di servizio anche impegnative e costanti, difficilmente la società umana potrà crescere, svilupparsi e rispondere alla sfide formidabili che la storia gli pone davanti.
L’atteggiamento del “servire” riveste quindi un’importanza decisiva per il progresso dell’umanità, per la sua evoluzione verso ambiti sempre più avanzati di civiltà, di progresso, di umanesimo pieno.
Inoltre, per il cristiano, il servizio è la porta di ingresso all’ identificazione con il Maestro che è la meta del proprio itinerario di fede.
Giuseppe M. Angelone
Comunità MASCI RC 4