E non Era un Cinghiale in Bianco….*
No. Era rosso fiammante, striato e rugoso, che attirava il sugo come il polo positivo di una succulenta calamita… Noi, di fronte alla magnificenza di quella gigantesca pignatta, eravamo come tanti poli negativi che, attratti magneticamente da quello spettacolo fumante, ci siamo persi, più volte, nelle volute vaporose, dense di un profumo inebriante…
Questo scritto racconta dell’ultima riunione conviviale MASCI, espressa in forma satirica, perché noi del MASCI, qualche volta, ci divertiamo pure…; perciò, non cercate (a tutti i costi) in questo scritto: polemiche, commenti negativi, accuse e mistificazioni, rimproveri, calunnie ignominiose e altro di tal guisa. Non ne troverete…. Nell’amena località di Lazzaro sulla costa Jonica reggina, nel comprensorio di Motta, patria delle famose pulzelle, la Magister e il Consigliere hanno invitato il gruppo MASCI in allegro convivio, a gustare con profitto una sequela di goderecce leccornie.
In una cornice tardo estiva rinfrescata da un leggero e vivificante venticello, immersi nel parco della casa seminato da olive spiaccicate sul selciato (che a fine serata l’olio galleggiava nelle fenditure del terreno), ad un cenno convenuto gli astanti hanno attorniato il tavolo del cibo, come indiani Seminole pronti a sferrare l’ultimo assalto al carro dei soldati yankee.
E mentre qualcuno, con gli occhi sporgenti dalle orbite, tentava di addentare anche i soprammobili in plastica, ecco apparire magicamente Sua Maestà il cinghiale. Su gentile concessione del Magister, cucinato dalla Magister e arriminato con arte dalla ex Magister, il suino erompeva dal tegame (e dai maccarruni) con fragore esaltante. Il Consigliere, con abile mossa, faceva apparire da par suo un nugolo di peperoncini arroventati e, via! Tutti a strafogare come se non si mangiasse dall’ultima uscita a Mannoli.
La scena era pantagruelica: brocce che svanivano dentro voraci bocche spalancate, mascelle su mascelle, goduria su goduria. Al termine del secondo piatto, i più temerari, al grido: “la vita impone scelte coraggiose!”, rimestavano il fondo della pignatta e ne traevano il sufficiente per il terzo piatto consecutivo, seminato da scaglie di pepe di grasta e imbiancato da una soffice spolverata di ricottella.
E mentre un leggero stato di beatitudine cominciava a spandersi sui volti dei presenti, si passava, con melliflua ed incosciente noncuranza, alle altre portate, che lasciavano il posto, dopo interminabili e strepitosi minuti di frenesia alimentare, ad un trionfo di dolci, che apparaggiavano il gonfiore addominale fino a disporlo in un pacioso profilo collinare che i più, oramai, non tentavano neanche di mascherare. Su consiglio del Consigliere, vino e liquori accompagnavano il cibo, con evidente soddisfazione dei vari fruitori.
Serata godereccia, magistralmente orchestrata dalla Magister che, liberando tutti i suoi cloni, riusciva contemporaneamente a: servire a tavola, recitare la preghiera, chiacchierare con cinque persone alla volta in più punti della casa e sfornare posate e piatti puliti in continuazione durante tutta la serata, rischiando di tradirsi solo una volta, quando, comparendo da più parti, chiedeva al consorte Consigliere di eseguire nell’ordine e nello stesso momento le seguenti azioni:
– tagliare il pane,
– portare il vino,
– sistemare le sedie,
– aprire il cancello
– e commentare un libro del Cardinal Martini!
E la cosa più incredibile sapete qual è stata? Che il consorte Consigliere è riuscito a fare tutto questo. Ma le sorprese non erano finite: il Magister faceva finta di andarsene e ricompariva invece con la chitarra a tracolla e, con la sua andatura dinoccolata e la voce stentorea, iniziava un pout-pourri di canzoni d’altri tempi, accompagnato dal coro di voci bianche del MASCI e seguito dall’esibizione di un gruppo di modelle e ballerine d’eccezione, in esibizione sul selciato cosparso d’olive, così da incrementare la produzione di olio della giornata.
Per una sera abbiamo messo da parte i problemi: sì, perché noi del MASCI RC 4 ci occupiamo anche di cose serie… ma non di fronte ad un piatto di maccarruni col cinghiale, che esige delle scelte coraggiose, alle quali non potevamo certo tirarci indietro, come è nostro inconfondibile stile.
Vi lascio, cari lettori, con alcuni aforismi sul tema della serata:
– Il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle ghiottonerie della mensa, ma dalla compagnia degli amici e dai loro discorsi.
Marco Tullio Cicerone, Cato Maior de senectute, 44 a.e.c.
– L’uomo è ciò che mangia.
Ludwig Feuerbach, Blätter für literarische Unterhaltung, 1850
– Colui che non si preoccupa di quello che mangia non saprà preoccuparsi di nient’altro.
Samuel Johnson, in James Boswell, Vita di Samuel Johnson, 1791 (postumo)
– Mangiate merda, milioni di mosche non possono sbagliare.
Marcello Marchesi, Il malloppo, 1971 (cit. di anonimo).
– Colui che dà da mangiare agli affamati ristora la propria anima; così parla la saggezza.
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1883/85.
– Chi mangia troppo in fretta si morde le dita. Proverbio africano.
– Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene.
Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, 1929.
(Buonanotte).
*(citazione dal filosofo Franco Battiato)
Francesco Campolo
MASCI RC 4