Anormalità e Scoutismo
Anormalità e Scoutismo. Riflessioni di una giovane guida.
Anormalità… essere fuori dal mondo normale, creare sempre cose nuove e non fermarsi alle apparenze… Io stessa non sono una persona tanto normale: tanti mi definiscono “strana” o “pazza” per le mie idee fuori dagli schemi e perché vado contro corrente.
Tanta gente oggi associa la parola “anormalità” allo scoutismo, perché crede che si facciano giochi strani. Per me è stata l’esperienza più bella e formativa della mia vita: ho imparato tante cose nuove, ho conosciuto persone fantastiche, ho imparato che basta donare un po’ di gioia agli altri per essere felice anche tu e, cosa più importante, faccio parte di una bellissima squadriglia.
Essere scout per me vuol dire essere una persona più matura, che dà l’esempio. Si possono fare esperienze uniche ed è una cosa che nasce da dentro. Ultimamente ho fatto la promessa, la cosa migliore che abbia mai fatto. Adesso ho capito davvero cosa vuol dire essere un vero scout: fare una promessa con me stessa e con Dio.
Nessuno può giudicare l’altro di essere “anormale”, ognuno di noi non è normale a suo modo… Tutti siamo un po’ strani ed è questa la normalità. Io credo che non si debba giudicare un libro dalla copertina, tutti dovrebbero, almeno una volta, provare a essere scout e parte di qualcosa, costruire qualcosa per gli altri, insieme, condividere tutto, vittorie sconfitte e poi giudicare.
Si fa un percorso fantastico che inizia dalla Promessa, che per me è un gran traguardo. Ci ho sperato tanto e, sinceramente, quando l’ho saputo, avevo il cuore colmo di gioia e stavo per piangere, ma non un punto dove fermarsi.
Mi piace “l’anormalità” e se per voi Anormalità è uguale a Scoutismo, sono contenta di essere ANORMALE e di condividerlo con gli altri. Questa per me è la normalità e mi piace così.
Laura Alampi
Sq. Fenicotteri – Rep. “Miriam”
Gruppo F.S.E. Reggio C. 3