Scout Adulti
Pubblichiamo una riflessione sulla laicità e sul ruolo dell’Adulto Scout, a firma dell’Assistente Ecclesiastico Regionale del MASCI Calabria, Don Ernesto Malvi.
“Mai come in questi ultimi quarant’anni si è discusso della partecipazione attiva dei laici nella Chiesa e, in particolare, nella parrocchia. Forse perché una volta i laici c’erano sempre e non c’era bisogno di ricordare la loro presenza nei tanti momenti della vita della comunità cristiana. In questi ultimi tempi invece la loro partecipazione è sensibilmente diminuita; è cresciuta l’esigenza di puntare sulla qualità della loro partecipazione alla vita della comunità.
Con il passare del tempo è cambiato il loro modo di partecipare e di collaborare tra loro e con i sacerdoti delle loro parrocchie. A dire il vero è cambiata contemporaneamente anche la figura del prete. Se fino al secolo scorso il parroco costituiva una delle figure di riferimento insieme al sindaco, al maresciallo dei carabinieri e al farmacista, oggi tante persone non si riferiscono più al parroco per i propri problemi. Si preferisce lo psicologo, il cartomante, si raccontano volentieri i propri affari alla parrucchiera, al medico, al salumiere di fiducia. L’importante a volte è che dall’altra parte ci sia qualcuno che ascolti.
In tante parrocchie i laici sono dei buoni esecutori, lodevoli collaboratori perché qualsiasi iniziativa promossa dalla parrocchia venga realizzata dando un po’ di respiro al paese o alla comunità; in altre ancora essi sono corresponsabili della vita della parrocchia.
La corresponsabilità coinvolge i laici nel sacerdozio comune di tutti i battezzati. Come sosteneva ancora il Concilio anche i laici, come i preti e tutti i battezzati, hanno ricevuto il dono di essere sacerdoti, re e profeti.
Ognuno di noi infatti è sacerdote perché unito a Cristo può offrire la propria vita nel dono di sé; è re perché come cristiano appartiene a Cristo che è Signore della nostra vita e costruisce il suo regno d’amore; è profeta perché con la forza di Cristo può testimoniare senza vergogna la propria fede e la fede della Chiesa nella vita quotidiana, familiare e sociale.
Ognuno di noi quindi forma la comunità (cum-munus: condivide i doni) ed è chiamato ad essere corresponsabile e non solo un buon esecutore o uno stimato collaboratore. Questo salto di qualità offre ai laici la possibilità di essere parte viva della comunione della chiesa e, in particolare, delle loro parrocchie.
Gesù si manifestò così: (Gv 21,2-3) Dopo queste cose, Gesù si fece veder di nuovo ai discepoli presso il mar di Tiberiade; e si fece vedere in questa maniera.
Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figliuoli di Zebedeo e due altri de’ suoi discepoli erano insieme. Simon Pietro disse loro: Io vado a pescare. Essi gli dissero: Anche noi veniamo con te. Uscirono, e montarono nella barca; e quella notte non presero nulla.
Consideriamo questi versetti come immagine dell’uomo che cerca Dio, che da Dio è cercato e che da Gesù riceve la sua missione nella Chiesa.
Il testo ci dice che si trovavano insieme Simon Pietro, sorge una domanda: come mai sono sette e no tutti? Perché questa comunità, che pure era stata ricostituita da Gesù dopo la risurrezione, stenta a camminare come comunità.
Questo ci dice che ricostituire la comunità dei credenti non è una cosa facile, e Gesù opera con pazienza, prendendo le persone un po’ così, una per una. La grande opera di Gesù è di costituirci in comunità, in Chiesa, ma sa che è difficile, che è faticoso e allora ci prende così come siamo.
Qui prende questi sette – anche se era certamente da deplorarsi che non ci fossero tutti – comincia col poco che c’è. Noi tutti tendiamo a una vita di comunità, di comunione, di gruppo, a fare comunità nella Chiesa e spesso ci lamentiamo che non si riesce.
E’ importante partire da ciò che c’è: non deplorare ciò che non c’è. Se i sette si fossero messi a fare il processo agli altri, non si sarebbero mossi e Gesù non si sarebbe mostrato.
Anche noi qui potremmo dire: siamo cento, è un bel numero, ma gli altri dove sono? Perché non siamo in cinquecento a fare questa esperienza? Non ci sarebbe niente di strano che tutte le comunità facessero questa esperienza.
Invece il Signore ci chiede di buttarci anche per gli altri e di ringraziarlo, sicuri che lui, a partire dal poco, produce il molto. Se lui vorrà, questa esperienza, come granello di senape potrà crescere e diventare un albero grande, un’abitudine per tutti.
Questo diverso modo di essere responsabili ci aiuterà tutti a sentirci compartecipi di una grande famiglia senza deleghe e farà crescere in noi il comune desiderio di costruire la comunione soprattutto oggi che il mondo sta attraversando radicali cambiamenti e la Chiesa riesce solo con difficoltà a stare dietro a tali cambiamenti.
Le trasformazioni ci costringono a passare da una Chiesa “clericale” ad una Chiesa “laicale”; questo significa anzitutto corresponsabilità dei laici nei compiti e nella gestione delle cose.
Stiamo passando da una mentalità clericale, a volte distaccata dall’esperienza quotidiana del mondo, ad una mentalità che deve risultare sempre più inserita all’interno dei problemi sociali, politici ed economici del quotidiano.
In sintesi, la Chiesa deve essere sempre più attenta e coinvolta in ciò che succede per le strade e nel mondo, e meno rinchiusa in sé stessa – La sfida per noi è quindi quella di essere chiamati a vivere il nostro tempo, senza troppi sentimentalismi del passato, focalizzando la nostra attenzione su alcuni punti di evoluzione per il presente.
Va ribadito come l’aspetto fondamentale in tutto questo discorso sia la corresponsabilità, ovvero il ricordarci che tutti siamo coinvolti all’interno della missione della Chiesa.
– Il cammino da fare dovrebbe passare attraverso tre ambiti:
– la liturgia (riscoprire la messa domenicale e viverla pienamente; trovare momenti di preghiera comune)
– la formazione (i possibili appuntamenti sono tanti, si tratta di unificare percorsi diversificati proponendo ad esempio un ambito su cui tutta la comunità sia chiamata a camminare assieme)
– la famiglia (come anima del mondo).
E’ un “eresia” essere adulti e continuare a “fare strada” con il metodo scout, con una società in sempre più rapido cambiamento?
Sono numerosi i riferimenti agli adulti di Baden-Powell “Lo Scoutismo per Adulti è una realtà utile, Il binomio Adulto Scout-Comunità, che in fondo ha caratterizzato il Movimento fin dall’inizio, oggi, necessita di una sua possibile ridefinizione.
È da augurarsi che possa accrescere la sua presa sui giovani adulti in uscita dal movimento giovanile, sui genitori dei ragazzi e delle ragazze scout e su tutti quegli adulti che condividono i valori di fratellanza, rispetto del creato, responsabilità e fedeltà proposti dallo Scoutismo.
Uomini e donne, che lavorano felicemente gomito a gomito per servire quel” bene comune ” che non ha bisogno di tante parole ma di fatti e testimonianze concrete, anche piccole…non importa, ognuno dà quello che ha o può, importante è saper dare…ma per saper dare, bisogna avere….
“Promuovere il valore dell’impegno politico all’educazione, riaffermando la centralità del buon cittadino”.
Mettere in rete con le altre associazioni giovanili il nostro pensiero, promuovendo iniziative nel territorio, a stimolare l’impegno civico e il protagonismo giovanile nelle realtà locali di appartenenza”.
“Ragazzi protagonisti oggi, cittadini consapevoli domani: l’avventura dell’educazione” educare ad essere protagonisti e a diventare adulti impegnati e capaci di diventare testimoni credibili al messaggio cristiano, con una particolare attenzione a quanto Paolo ci dice in tema di legge, giustizia e misericordia.
Elaborare idee e attuare iniziative che esprimano il vostro pensiero ed il vostro vissuto nel territorio dove ciascuno opera.
Quando si parla di scautismo, in Italia e nel mondo, si pensa ai ragazzi ed alle ragazze, tutt’al più ai giovani. La figura dell’adulto, che compie il proprio cammino di educazione permanente e di servizio non ha ancora guadagnato una propria cittadinanza nella città degli scout, e neppure nella società.
Il «terreno di caccia» non è solo il bosco, la natura, la montagna; è anche la città, il lavoro quotidiano, la famiglia.
(La fede, il servizio, la famiglia, il lavoro…), una strada che ogni tanto si perde e che poi si ritrova, e lungo la quale ogni tanto ci si deve fermare, anche per chiedersi dove si sta andando, e se il cammino scelto è quello giusto.
Un modello da ascoltare e da seguire per crescere nella fede in Cristo Gesù.
Chi è Paolo? Da dove viene? Cosa ha fatto? Paolo è un uomo religioso, è stato educato nella stretta osservanza della scuola rabbinica, è un fariseo, è un osservante scrupoloso della Legge della Sinagoga.
Nella prima parte della sua vita Paolo però non ha ancora incontrato Gesù, dunque lo perseguita e si accanisce contro i suoi seguaci. Parte e, galoppando sulla via che porta verso Damasco, fa l’Incontro decisivo con Gesù. E’ Gesù stesso a prendere l’iniziativa.
Lo rovescia, lo butta a terra, lo scuote nel suo orgoglio e gli dice: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ’. Rispose: ‘Chi sei, o Signore? ’. E la voce: ‘Io sono Gesù che perseguiti!” (Atti 9, 5). E’ l’irruzione di Cristo risorto che invade tutta la persona, la spinge a cambiare vita.
E’ la conversione! Ormai al centro del cuore di Paolo non c’è altro che Gesù, un amore indiviso e assoluto. Paolo è passato dall’essere religioso all’essere credente perché è stato incontrato da Gesù e ha risposto con la fede.
E noi? Gesù di sicuro non ci abbandona: mette spesso sulla nostra strada dei testimoni, delle persone significative, la sua stessa Parola, la Comunità cristiana, dei segnali che scuotono per ‘bussare’ al cuore e provocare l’Incontro.
Ma noi ci lasciamo incontrare da Lui? A che punto siamo? Accogliamo i ‘segni’ della sua Presenza, i sussulti della sua Voce? O soffochiamo i suoi richiami intimi nella confusione per non sapere, per non vedere, per non essere disturbati?
Camminando sulle orme di Paolo, proposte forti per stimolare il nostro incontro con Cristo, Cristo Vivo! Per stimolare la nostra fede e le nostre scelte cristiane.
Incontri di spiritualità. Ad esempio: Comunità e Fede? Strada e Fede? Servizio e Fede? Bellezza per fare bella la nostra vite? Fede e Speranza? …
Giornata di Spiritualità con il tema: “COME VIVERE DA FIDANZATI?”. E’ un appuntamento organizzato per coloro che hanno voglia di verificare e approfondire ciò che significa camminare da fidanzati, con le sue gioie e le sue difficoltà. E’ un incontro importante per maturare una strada cominciata in due….
Giornata di Spiritualità con il tema: ESSERE CAPO CATECHISTA SULL’ESEMPIO DI GIOVANNI BATTISTA. Quest’incontro di spiritualità, è anche un’occasione per staccare da ritmi stressanti e “venire in disparte, in un luogo solitario e riposarsi un pò” (Marco 6,31).
Giornata di Spiritualità con il tema: DIVERSITA’ TRA UOMO E DONNA. Essere diversi è un arricchimento o un impoverimento? Quali sono le caratteristiche della diversità tra uomo-donna? Il rischio odierno è di livellare ogni differenza tra maschio e femmina, al punto di perdere la propria identità e fare fatica a trovare la propria vocazione? Vogliamo interrogarci sulla diversità con te!
I Giorni della Fede. I Giorni della fede vuole essere un’occasione, per chi ne sente l’urgenza, di staccare un po’, per ritagliarsi un momento di silenzio, di preghiera. Un clima d’amicizia e di sereno confronto, per dare spazio anche ad incontri personali con sacerdoti, per fare discernimento nella propria vita. Il tema è: IMPARARE A FARE LECTIO DIVINA CON SAN PAOLO.
Giornata di Spiritualità con il tema: FEDE e SPERANZA. Quando non si sa dove si va nella vita, quando ostacoli insormontabili impediscono di andare avanti, quando si perde la meta, quando Dio è morto… è facile disperare! A cosa serve vivere? … E’ urgentissimo ritrovare la Speranza. Non sarà troppo un fine settimana per pregare insieme e lasciare lo spazio alla Fede e alla Speranza.
Giornata di Spiritualità con il tema: LA SPIRITUALITA’ SCOUT. “Spiritualità” è una parola affascinante e misteriosa. Alcuni se ne servono per scappare alla dura realtà della vita.
Altri sviluppano la loro spiritualità partendo dalla concretezza della vita, come punto di appoggio per alzarsi verso lo spirito. La spiritualità scout parte dalla concretezza del metodo per offrire un’identità di uomo e donna responsabili.
Giornata di Spiritualità. Per Capi Reparto incontro sul tema: EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’ PER LE GUIDE DELL’ALTA SQUADRIGLIA. entrare nel mondo nuovo e misterioso dell’amore. Ciò corrisponde sicuramente ai tempi della crescita educativa che ricorda il Regolamento Metodologico: “Le Unità miste devono prevedere anche attività separate per ragazzi e ragazze, al fine di favorire un più completo sviluppo dell’identità sessuale” (art 12).
Cammino di Pasqua: STRADA e FEDE. Il testo che guiderà le meditazioni del Triduo Pasquale è il Vangelo di Luca, capitolo 24 con il racconto dei pellegrini di Emmaus.
Sconvolti dalla morte del loro Maestro, questi due pellegrini scappano da Gerusalemme, tristi e abbattuti! Non è spesso il nostro caso, perché troppe volte ci muoviamo senza meta, senza fede, senza speranza….
E’ urgente alzarci in piedi e camminare. E’ urgente riscoprire la Strada fatta a piedi che rivela le nostre debolezze e fragilità, che ci rende vulnerabili per accogliere meglio il dono della Fede, della presenza silenziosa di un Amico che cammina al nostro fianco, per portarci alla Risurrezione e alla Vita eterna.
FEDE e SERVIZIO: momenti di Comunità, eventuale Servizio, confronto insieme Incontro vocazionale per i Partenti: CHI SONO L’UOMO E LA DONNA DELLA PARTENZA? ripassare i valori che hanno segnato il percorso scout e orientarsi con determinazione verso la Partenza e le scelte che ci aspettano.
Festa delle Famiglie Un’esperienza forte e originale che segna ogni famiglia e unisce tra loro le famiglie.
La Strada a piedi insegna tutto quello che non si può dire a voce. Con la sua essenzialità, ci rende vulnerabili per ascoltare e accogliere meglio i messaggi della natura e della fede.
Don Ernesto MALVI
Assistente Ecclesiastico Regionale
MASCI Calabria