Adulti Scout: II chiacchierata
L’esperienza degli adulti scout - Cosa fanno gli adulti scout nelle diverse età
Credo facciano ciò che solitamente un uomo adulto fa, o dovrebbe: affinare e migliorare le sue potenziali professionalità lavorative, mettere su famiglia e rendersene pienamente responsabile, se possibile migliorare le proprie condizioni sociali non soltanto per soddisfare il proprio orgoglio personale ma per ampliare la sfera di servizio verso se stesso e gli altri, se con esperienza educativa scout alle spalle cercare di storicizzarla nel vivo delle problematiche familiari, economiche, politiche e sociali della vita reale.
Rivolgendomi ad addetti ai lavori di certo molto più dotti di chi, con estrema modestia, scrive, mi permetto un ulteriore banalità: non credo sia tanto corretto, non soltanto linguisticamente ma soprattutto concettualmente, parlare di adulto scout quasi in contrapposizione al giovane scout, come se si trattasse di due diverse situazioni.
Lo scout è quello che è, indipendentemente dalla differenza di età, nel senso che in gioventù, attraverso un certo tipo di educazione si acquisisce un certo stile di vita che rimarrà poi per tutto il tempo che Dio vorrà concedere.
Lo scout adulto non è differente dallo scout giovane, salvo che ha la responsabilità di dimostrare ai più giovani come la Legge e la Promessa conservano una loro essenziale validità anche all’interno del mondo del lavoro, dell’economia, della politica, della società, del rapporto tra popoli e nazioni diversi.
“L’adulto” scout è la testimonianza reale e vivente di quanto utile e proficuo sia stato impegnare la fanciullezza, l’adolescenza e la gioventù in una esperienza di vita che rimane per sempre come faro illuminante delle più impegnative e a volte determinanti scelte future.
Sarebbe ingenuo però pensare la realtà adulta come se fosse una “Famiglia felice”, in fondo anche nelle nostre assemblee MASCI o AGESCI che siano non di rado compaiono egoismi individuali, presunzioni elitarie o giochi furbeschi o maliziosi, eppure ciò di cui siamo animati è lo spirito di servizio e la volontà di fare per il bene comune.
L’interesse egoistico, il desiderio di primeggiare, con o senza merito alcuno, la ricerca di un benessere sempre più elevato, insomma in due parole, la sete di potere per il potere, sono elementi non difficili da determinare come causa di disagio sociale, ma nello stesso tempo ambizioni da coltivare indipendentemente dai loro effetti,soprattutto sui più deboli.
E’ il mondo degli adulti, “prima caritas, poi caritatis”, il pensare “prima agli altri e poi a se stessi” è un’utopia, prima l’interesse di famiglia poi quello sociale, e comunque purchè non sia di ostacolo.
L’importante è ottenere il risultato, il come è secondario, anche se può arrecare danno verso altri. Il motivo dello stare insieme è nella possibilità del confronto, del dialogo, del non sentirsi soli in un’impresa che può apparire una lotta contro i mulini al vento.
Fare comunità è caricarsi di nuove energie, non disperdere il proprio entusiasmo, avere la certezza che, nonostante tutto, fare il bene non è mai cosa vana e inutile.
Teofilo MAIONE
MASCI RC 4