Adulti Scout: V, VI e VII chiacchierata
V – VI – VII chiacchierata
La vita all’aperto è uno degli strumenti del Metodo; anzi è più di uno strumento perché costituisce l’ambito più naturale di sviluppo delle facoltà fisiche, mentali, tecniche, creative, evolutive della personalità umana. La vita all’aperto è un’abitudine, un costume, che si contrae nel corso degli anni iniziando dalla Branca Lupetti e proseguendo per tutto il curriculum educativo scout; insomma è un aspetto essenziale del Metodo
Ci si abitua all’essenzialità, a cavarsi d’impaccio con le proprie forze, a padroneggiare le varie tecniche che aiutano a vivere meglio, soprattutto più la natura si conosce,più la si ama e la si rispetta, e attraverso essa,la sua perfezione, la sua bellezza, la sua utilità all’uomo, si apprezza e si ama il suo Creatore.
E’ forte la spinta spirituale che si riceve dalla natura, così come è influente sull’animo umano la sua sconfinata meraviglia. Detto questo su cui , essendo tutti scout, non possiamo che essere d’accordo, resta da chiedersi quali i benefici che dalla vita all’aperto possono derivare agli “adulti”.
La seconda cosa, come gli adulti possono praticare la vita all’aperto.
Infine quando e come organizzarsi. Allora non c’è dubbio che la vita all’aperto è salutare all’intero creato, ivi compreso l’uomo.
Senza dimenticare che nel corso della storia l’uomo dalla vita all’aperto si è sempre più ben organizzato nelle grandi metropoli, apparentemente non perdendoci ma guadagnandoci.
Dunque mentre per l’educazione scout la vita all’aperto è uno strumento metodologico di base, per un adulto può anche essere considerata un momento di evasione dalla routine cittadina o comunque una possibilità di riposo.
Per chi viene da un’educazione scout vivere all’aperto è la più naturale delle scelte di operatività e di riflessione, ma anche qui il rischio è, pur adulto, tornare con la mente e il cuore a quando si era giovani..
Di per sé è una piacevole esperienza perché, sia pure per un giorno o due, ci allontana dalle incombenze quotidiane di Famiglia o di Stato, ma è poco produttiva dal punto di vista della responsabilità che un adulto dovrebbe avvertire verso i più giovani.
Insomma, accertato che la vita all’aperto sia un bene comune dell’umanità, gli adulti, a parte usufruire anch’essi di questo bene, dovrebbero proporre, progettare, pensare come far si che la vita all’aperto rientri nelle abitudini comuni, per cui spingere sulle Istituzioni perché se ne facciano carico promuovendo spazi liberi nelle città, facilitazioni di raggiungere mare o montagna appositamente attrezzati, invitare ad amare, rispettare, proteggere, quanto gratuitamente il creato pone a disposizione dell’uomo.
Il “Grande gioco” in età adulta si trasforma in fattiva operosità propositiva, in collaborazione con le Istituzioni sociali e politiche, dunque se del caso assumendo impegni oltre la propria comunità, perché la vita all’aperto divenga cultura comune, considerato che non può essere privilegio di pochi.
Teofilo MAIONE
MASCI RC 4