Adulti Scout: VIII – IX –X Chiacchierata
Compatibilmente con le condizioni di salute, ma anche con gli impegni familiari e professionali, la possibilità di vivere l’esperienza di un Campo è di certo un occasione da cogliere. Il punto è sempre lo stesso, essendo scaut anche se adulti, lavorare al Campo invece che in Sede è per noi cosa molto gradita e per di più consona alle nostre abitudini, ma appunto andiamo al Campo per “lavorare” in un certo modo, in certi tempi, in certo ambiente naturale e spirituale.
Fermo restando che si utilizza tutto ciò che serve per fare e rinsaldare la comunità, è essenziale che dal Campo si esca con qualcosa di più, concretamente spendibile e realizzabile in Parrocchia, nel Quartiere, nella Città.
Il problema resta sempre lo stesso, senza volerlo, anche se adulti, quasi si assapora e perciò si vive inconsapevolmente un ritorno al passato: il canto, lo spirito di comunità, la condivisione unanime della vita all’aperto ci esimano in qualche modo dall’immediatezza delle preoccupazioni quotidiane e ci immergono in una atmosfera di piena libertà e serenità.
La vita di campo non coincide con la vita di città, né la vita di città si può strutturare sulla stessa linea d’onda del campo.
Al campo prevale lo spirito di fraternità, di condivisione, di essenzialità, di iniziativa per il bene comune; in città è un’affannosa ricerca del benessere per il benessere, del potere per il potere, della supremazia del più forte, sul più debole.
E’ tutta una realtà diversa, che ovviamente, persone come noi, che sono portatori di certi Valori e di certi Ideali devono mediare e dominare, con la forza della ragione, della testimonianza, della concreta operosità.
Insomma è compito degli adulti indicare la strada ai più giovani, sempre che la si conosca.
Capita invece che di fronte alle difficoltà l’adulto sia più spaesato del giovane, peggio più scettico sulle possibilità di riuscire nelle proprie aspirazioni, cosicchè lo sconforto o la rassegnazione prevalgono sull’operosità, sull’iniziativa, sulla fattività, sull’intraprendenza.
Se vogliamo essere onesti, senza bisogno di gettarsi la croce sulle spalle, dobbiamo riconoscere che la responsabilità di alcune situazioni di squilibrio, o comunque di poca chiarezza o di apparente disordine di cui non è esente la società contemporanea, è del mondo adulto.
Che gli adulti si interroghino sul loro essere testimonianza, sull’incisività operativa del loro pensiero e della loro azione, sulla possibilità di una società che sia a misura d’uomo, ma che nel contempo stimoli e consenta ai giovani di agire per un futuro migliore, è certamente cosa ben fatta soprattutto se ha una ricaduta concreta.
E’ importante una certa atmosfera di ottimismo, di serenità, di affiatamento, di gioia, per noi che siamo credenti, di preghiera che deve coinvolgere la comunità e ogni singolo presente al campo, ma una volta determinata la situazione più consona alle nostre abitudini, il lavoro da fare deve avere come punto di partenza e di arrivo la realtà storica in cui siamo immersi, la possibilità reale e concreta di essere di tale realtà fattori attivi e non passivi spettatori, per quel poco che possiamo renderci utili, senza presumere alcun merito o primato.
Teofilo MAIONE
MASCI RC 4