Adulti Scout: XXIII – XXIV Chiacchierata
La fede è il nostro unico punto d’appoggio dell’ essere uomini e donne di un certo modo, nella società. Il nostro stesso servizio trova fondata giustificazione nella fede, piuttosto che nella comune solidarietà. Infine, in qualche modo, offre una chiave di lettura di avvenimenti storici che altrimenti resterebbero chiusi nella loro realistica brutalità, lasciando nello sbaraglio l’intera umanità. L’adulto, soprattutto se proveniente dall’educazione scout – cattolica, sa perfettamente che la spiritualità deve essere sentita, vissuta, interiorizzata, tanto da divenire come se fosse il vestito di tutti i giorni. La spiritualità è il segno più incisivo e apparente del nostro essere uomini nel mondo.
E’ il metro di misura che ci consente di distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, i limiti umani oltre i quali esiste solo Dio. E’ un bene, una virtù, una dimensione assolutamente personale, che certamente può avvalersi con profitto dell’incontro comunitario, che rimane pur sempre una fonte di calore vivificante.
La spiritualità non ha limiti umani, per cui non basta una vita per realizzarla; in questo senso più si va avanti con l’età, maggiore deve essere la tensione verso un traguardo che non potrà mai avere un riscontro scientifico.
Ma non credo sia un fatto di educazione, quanto di un bisogno che deve liberamente scaturire dal proprio animo e che deve essere coltivato individualmente. Dunque la spiritualità è una dimensione personale, individuale, unica, in qualche misura scientificamente incomprensibile, tipica dell’essere umano.
Diversa la questione della catechesi. Abbiamo iniziato a fare catechesi sin dall’età Lupetto e abbiamo continuato, a livelli sempre più elevati, fino alla “Partenza” e durante il servizio di Capo, per chi è rimasto in Associazione.
Tuttavia l’esigenza della catechesi rimane pregnante, tenendo presente che la spiritualità di cui siamo testimoni, più o meno credibili, è più frutto di un dono naturale che il buon Dio ci ha dato, che non di consapevolezza razionale e convinta.
E’ notorio che, nonostante l’Italia sia la culla del Cattolicesimo, i cattolici italiani siano tra i più sprovveduti al mondo. Utilissima perciò sarebbe una catechesi organica, continua, commisurata alle capacità culturali e di comprensione di un adulto.
Il problema è che sono rari gli A.E. che agiscono col dovuto impegno e si fanno carico della responsabilità che loro compete nei confronti di chi, bene o male, pur frequenta un ambiente cattolico. Di sicuro bisogna anche essere consenzienti ad un impegno di catechesi, ma si suppone che, chi si dice chiaramente cattolico, lo sia.
Teofilo MAIONE
MASCI RC 4