Adulti Scout: XXVI Chiacchierata
La gestione del bene comune non può che essere affidata al mondo adulto. Sono gli adulti che devono assumere la responsabilità di spianare la strada ai più giovani perché possano fare ancora meglio di chi li ha preceduti. Occorre professionalità, competenza, disponibilità, passione, coraggio, visione chiara degli uomini e del mondo; doti e capacità che trovano alimento e forza nella fede in Dio e sulla certezza del Suo appoggio. Ma occorre operare, muoversi, assumere una posizione, non parlare, parlare, parlare. Quale bene comune. Chi decide quale sia. Come e quando realizzarlo. Con quali strumenti e quali tempi.
La comunità è formata da individui; l’ideale sarebbe quando il singolo si riconosce nella comunità, e la comunità si riconosce nel singolo.
Cioè gli interessi dell’uno coincidono con gli interessi dei molti, e gli interessi dei molti coincidono con gli interessi dell’uno.
Situazione già difficile in una piccola comunità, immaginiamo le complicanze insorgenti su milioni di individui.
Tuttavia si può sempre giungere ad un compromesso che in qualche modo garantisca tutti e sul quale convergere fiduciosamente.
Rimane comunque difficile che il bene comune sia coincidente col bene individuale e viceversa.
Forse sarebbe utile una qualche rinuncia, ma si è disposti a farla?
Sui beni comuni, invece, il problema è di “costume”: siccome il bene comune è di tutti, è come se fosse di nessuno, dunque ne posso fare ciò che più mi aggrada.
E’ un fatto di educazione che da Roma in giù si va sempre più degradando, toccando margini a volte incredibili, che purtroppo indicano il segno di civiltà raggiunto.
Dagli edifici pubblici alle strade, alle piazze ai lampioni, dai giardini agli spazi liberi, è tutto un susseguirsi di vandalismi che deturpano il bello delle città e mettono in crisi la dignità civica dei più.
In proposito ci sarebbe molto da fare, a cominciare dal mondo degli adulti; più che con le parole, con testimonianze di civismo che siano di esempio,ma anche di monito,a chi oltre i propri comodi non va.
Quello della “legalità” è un tema sempre più ricorrente, almeno negli ultimi tempi, tanto più ricorrente da stufare o, peggio, da perdere ogni suo valore giuridico e sociale.
Se ne parla tanto e non sempre a proposito, non se ne fa invece il giusto e doveroso uso, col risultato di svuotarne il significato e di svilirne la forma e il contenuto.
Il problema investe la dignità del Paese, a parte la considerazione che l’assenza del Diritto legittima ogni abuso, nella convinzione di farla franca.
Un ultima considerazione sulla cosiddetta “educazione alla Pace”, che è l’opposto di “educazione alla guerra”.
L’educazione per sua natura è un’azione che sostiene ed è sostenuta da Valori positivi e universali, tra cui la Pace.
Ma chi tra gli esseri umani non perseguirebbe la Pace, cioè la condizione essenziale perché si abbia una vita feconda e felice?
D’altronde alla guerra non ci si educa, ma ci si istiga e ci si addestra, premiando il più forte e annientando il più debole.
Condizione questa irrazionale e dannosa, per cui non esiste individuo razionale che possa condividerla.
Dunque si potrebbe dire che la Pace è uno dei presupposti fondamentali della vita, Bisogna però parlarne da adulti, cioè non per immagine e prospettiva, ma con la freddezza e la lucidità derivati dall’analisi di più di due millenni di storia umana.
Teofilo MAIONE
MASCI RC 4