Ascolta la tua sete…
Un incontro che cambia la vita
Il 25 e 26 Febbraio si è svolta la Giornata Regionale della Spiritualità del MASCI Calabria e, come accade ogni volta che viviamo momenti particolarmente intensi con la nostra comunità, ritorna il pensiero: “avrei voluto portarvi con me”. Il raccoglimento favorito dal luogo prescelto, la Casa di Ritiro Dehoniana nell’incantevole borgo di Briatico, la presenza del nostro assistente regionale Don Ernesto Malvi e la partecipazione di più di ottanta adulti scout da tutta la Calabria, sono state le giuste premesse per vivere pienamente la due giorni che la pattuglia fede regionale ha preparato con spirito di servizio, disseminando l’esperienza di segni e simboli da riportare alle Comunità di appartenenza.
Il cammino si apre con il Vangelo di Giovanni della Samaritana e del suo incontro nel pozzo con Gesù, e da lì è partita la lectio biblica di padre Trifone Labellarte. In punta di piedi, il padre ci introduce in quel deserto, che a volte è la nostra anima, in cui si trova il pozzo, e in attesa, accanto a questo pozzo, come la samaritana incontriamo Gesù. Lui è in attesa e noi alla ricerca … Gesù è il nostro pozzo, è il luogo in cui ci si innamora e Lui si innamora di ciascuno di noi. In questo momento di quaresima ci viene chiesto di accostarci al pozzo in cui è presente un’acqua viva; l’acqua è la Parola in cui ciascuno ha la missione di immergersi, e coma la samaritana incontra Gesù e comincia a fidarsi di Lui, ad addentrarsi nella sua Parola, a chiedere: “Signore, dammi di quest’acqua”, anche a noi viene chiesto di abbandonarci al Suo progetto nella nostra vita, di confidare in Lui, di riconciliarci perché ciò che più teme il Signore non sono i nostri peccati ma i muri che alziamo aspramente.
Padre Trifone conclude con vivacità la sua lectio divina, augurandoci di provare a vivere bene nel fare la sua volontà, in una dimensione di gioia e di amore, con l’impegno di “IMPASTARE” sempre la nostra giornata di Dio.
Il segno che ci è stato proposto, e consegnato dalla mani di Don Ernesto ai piedi del pozzo rappresentato idealmente, è stato appunto l’acqua, a cui ciascuno di noi ha attinto.
Il cammino continua nella splendida cappella del Sacro Cuore di Gesù,con la veglia notturna”Alla ricerca di noi stessi” CRISTO,SPECCHIO IDENTITA’ DELL’UOMO.
Ciascuno di noi riceve uno specchietto dove poter riflettere la propria immagine, riflettere sulla propria storia ,sulle attese ,i sogni,i progetti, l’apparenza , riflettere sulla presenza di Cristo specchio dell’umanità riuscita.
E nel momento dello Specchio-incontro, nasce in noi il desiderio di trovare la realizzazione della nostra esistenza nell’incontro con Gesù; lo specchio diventa memoria, e ogni magister riceve un vasetto di terracotta, e dei semi, da portare in comunità perché possano portare frutto.
Ogni volta che i nostri progetti si frantumano, con infinita pazienza il Signore ricompone i mille pezzi taglienti, per ridare a ciascuno di noi una immagine nuova.
Ci siamo così inoltrati nella piccola cappella, dove ad attenderci c’era Gesù nel SS. Sacramento dell’Eucarestia, e lì, liberamente, abbiamo avuto la grazia di adorarlo, alternandoci nella notte, fino al mattino.
Il momento centrale della giornata di spiritualità di domenica, è stato l’incontro-testimonianza con Suor Raffaella
Suor Raffaella ci ha offerto una pagina di diario della sua anima, rileggendo per questa testimonianza la propria vita e la propria chiamata; le è stato chiesto di centrare la sua testimonianza su: “chiamati a servire, un impegno che continua tutta la vita”, ed ha iniziato con grande umiltà ispirandosi alle parole di Don Andrea Santoro, “Posso io dire ciò che Tu vuoi che io dica, e ciò di cui ciascuno ha bisogno”. Don Andrea Santoro era un sacerdote che Suor Raffaella ha incontrato nel suo servizio in Turchia, ucciso il 5 febbraio del 2006 con due colpi di pistola alle spalle; la sua casa era diventata la casa di tutti gli armeni cristiani travolti dalla deportazione. Per Suor Raffaella, questa è stata una esperienza fortissima, perché nessuno avrebbe pensato che la violenza potesse arrivare a tanto, nel silenzio dei paesi così occidentali e così moderni della nostra Europa, silenzio interessato dai grandi interessi economici, a partire da quelli italiani.
Suor Raffaella ha sempre risposto sì alle chiamate, siano esse state nei quartieri periferici di Reggio Calabria o dell’attuale Crotone, sia nel Sud del Mondo in Brasile o in Turchia. E in particolare l’esperienza turca, del popolo armeno, dei martiri della fede Don Andrea e Monsignor Padovese, l’hanno sensibilmente segnata.
Le sue parole hanno commosso profondamente tutti noi, e vorremmo riportarle così come sono state dette.
“Non c’è incontro con Dio senza incontro con l’altro, che è desiderio di pienezza di vita. La Parola è come se ciascuno di noi l’avesse sempre attesa e desiderata, ed io l’ho incontrata a venti anni con il sacerdote e le suore disponibilissimi della mia parrocchia; così partii per il noviziato delle Suore di Maria Bambina, e ho compreso che nella vita ci sono momenti in cui ci troviamo ad un bivio, ed abbiamo paura di varcare la soglia che dia pienezza e significato alla nostra vita. E abbiamo paura di tornare indietro. Ma poi comprendi che la persona che vuoi essere esiste. In noviziato ho incontrato altre dodici compagne. La giornata era scandita severamente, ma nonostante le difficoltà non volevo abbandonare, volevo rispondere alla chiamata.
Ho compreso che il credente non deve obbedire a Dio con regole o pratiche, e cercavo di capire la strada, e il mio rapporto con Gesù pian piano si è concretizzato al di fuori delle mura del noviziato. Devo molto al Concilio Vaticano II e all’incontro con superiori e sacerdoti che mi hanno arricchito e spinto ad approfondire la Parola. Adesso, quando consolo un disperato, una mamma, un bambino, rispondo alla richiesta del Vangelo che mi chiede di guardare con gli occhi di Gesù. Ho vissuto la potenza delle cosche a Reggio Calabria, la paura, l’umiliazione di molte famiglie, di vedove e di ragazzi killer. Ho rivisto un meridione di cui nessuno ne parla. E in questo deserto mi sono ritrovata sola, sono stata male e mandata in Turchia…
Adesso vivo a Crotone, e la grazia del Signore si concretizza in alcune mamme che vanno a cercare i bambini e i ragazzi per strada, e con tenacia li portano all’oratorio dove adesso svolgo il mio servizio. Ogni mia esperienza di servizio, oggi, la posso leggere come Cristo è venuto a recuperarmi volta per volta. Ho compreso che la povertà equivale alla ricerca della giustizia, e il non rubare è il vivere nella verità le relazioni con le persone che ci stanno accanto. L’obbedienza è il non essere pigri, la castità è il non mentire, l’essere trasparenti nelle relazioni. Non bisogna camminare distratti, ma occorre essere presenti, creativi, in una società che ci spoglia da tante certezze. Ritornando al pozzo della samaritana, la sosta ci racconta come i momenti di abitare gli abissi del proprio io senza paura e angoscia avvengono in profonda solitudine, è fondamentale l’interiorità di ciascuno – il vuoto e il bisogno che ti porti chiedono di più – ed in questo abisso incontriamo la tenerezza di Dio. In Turchia sono stata mandata per tre mesi, e ci sono rimasta otto anni. Mi sono chiesta chi sono io, in mezzo a questa gente che soffre così tanto, e ho compreso, a sessanta anni, la mia nuova chiamata, non avrei mai pensato di potermi innamorare del popolo armeno. Ho servito questo popolo accanto al Vescovo, Mons. Padovese, ucciso barbaramente da un giovane fondamentalista, poco dopo il mio rientro in Italia”. (Monsignor Luigi Padovese è stato ucciso il 3 giugno del 2010, ed ha svolto il suo ministero dedicandosi ad un impegno profondo per il dialogo e la riconciliazione fra le confessioni religiose e fra i popoli)
“Se ho potuto rivisitare la mia identità di cristiana e di suora, lo ho potuto fare grazie a questa esperienza. Da qualche tempo Padre Maggi mi aiuta a comprendere il Volto di Gesù, che taglia con la classe sacerdotale, perché la nostra fede è dentro di noi, il rapporto con Dio non è fatto di regole, ma è un incontro con un Cristo straordinario, che ci interpella in modo imprevisto”.
Anche Suor Raffaella ci ha lasciato dei segni, una piccola croce ad ogni Comunità, realizzata da ragazze armene, e una preghiera, così vicina ai nostri valori di adulti scout:
“Signore, aiutami a diventare prossimo di coloro che mi fai incontrare. Aiutami a vederli e a non passare oltre, nonostante i miei impegni, le mie preoccupazioni, le mie abitudini, i miei schemi mentali, i programmi e le scadenze. Aiutami a farmi loro vicino con amore, con competenza, con delicatezza. Aiutami ad avere compassione di loro, a lasciarmi coinvolgere profondamente dalle loro situazioni e necessità. Aiutami a fasciare le loro ferite, le loro, non le mie, con quello che ho a disposizione: il mio tempo, le mie forze, le mie capacità. Aiutami ad offrire risposte concrete alle loro domande. Aiutami a creare per loro una comunità cristiana capace di accogliere, ascoltare, comprendere e sostenere. Aiutami a far capire loro che la fede in te rende la vita buona, serena e piena di significato. Fammi dono, Signore, di un cuore accogliente e di una mano sempre tesa, Insegnami ad essere caritatevole senza far pesare i miei gesti di bontà. Fà che tutta la mia vita sia un dono per gli altri. E tu Vergine Santa aprimi a quell’amore che ti rese benedetta e piena di grazia, aiutami ad aprire le mie finestre per vedere il fratello nel bisogno, donami la capacità di donare senza esitazioni e senza ricambio, sconfiggi le mie paure e incertezze che ogni giorno possono intralciare il cammino che tu vuoi da me. Amen.”
La giornata della spiritualità si è conclusa con una intensa Celebrazione Eucaristica, in cui don Ernesto ha ribadito come l’amicizia deve essere ciò che ci unisce, e in cui tutti i gruppi di lavoro hanno condiviso le parole chiave cui fare riferimento per il proprio impegno futuro.
Abbiamo anche noi lasciato un segno, alla fine. Tutti assieme, abbiamo piantato un albero di cedro, nel giardino dei dehoniani, nella speranza che possa crescere e dare frutti, nella speranza che in ognuno di noi, in ogni comunità, ci sia un albero che cresca e doni i propri frutti generosamente.
Ivana Canale, Piero Milasi
Comunità MASCI Reggio C. 4
“Mons. Giovanni Ferro”