«La mafia può forse darvi soldi, donne, macchine blindate, se riuscirete a fare carriera nelle cosche. Ma una cosa ve la procura certamente e rapidamente: la morte. Fatela finita, e se per voi non è più possibile tirarvi fuori dalla mafia, evitate almeno che ci entrino i vostri figli».«Se c’è qualcuno che non è un uomo è invece il mafioso, e se c’è qualcuno che non ha l’onore è il mafioso, i mafiosi non sono uomini e i mafiosi non hanno onore: questo dobbiamo dirlo tranquillamente, con tutta la comprensione e la pietà».
«Chi di voi conosce delle persone che sono cadute dentro le spire della mafia sa che i primi a maledire la mafia e il giorno in cui sono entrati sono la gran parte dei mafiosi, perché sanno che una volta presa quella strada è strada di morte per gli altri, ma è strada di morte anche per loro».
Sono queste alcune delle espressioni che don Italo Calabrò utilizzava quando si rivolgeva ai giovani che incontrava nelle scuole e nelle parrocchie. Li manifestava anche ad Archi, un quartiere da lui amato, che ha pagato un alto tributo di sangue e di sofferenze durante l’ultima guerra di mafia.
Per ricordare e attualizzare il suo messaggio, in occasione del XXV della sua scomparsa, le parrocchie di Archi hanno organizzato un incontro pubblico per sabato 24 ottobre, alle ore 18,00, presso la scuola media di Archi, Reggio Calabria.
Interverranno il Magistrato Francesco Tripodi, le suore Alcantarine del Centro di ascolto I. Calabrò, i parroci don Aldo Bolis, don Pietro Sergi, la dirigente scolastica Serafina Corrado,Saverio Nettuno. Coordinerà l’incontro Fortunato Barbaro, le conclusioni saranno di Mons. Antonino Iachino.