Nel mare del silenzio un fiore ha galleggiato.
C’era un vento sferzante stasera e il mare, che dentro il porto è solitamente calmo, era agitato come il mio cuore. Mentre lanciavo il fiore nella acqua, uno spruzzo mi ha colpito, quasi per farmi meglio sentire, anche e solo per un attimo, quel freddo che fa tremare e lacera il corpo.
A lungo ho osservato i fiori che galleggiavano sull’acqua: mossi dalle onde, si avvicinavano l’un l’altro per poi allontanarsi e poi ancora riavvicinarsi e cambiare posizione e direzione quasi come fosse una danza che seguiva uno schema pensato e deciso.
E allora ho pensato a questi nostri fratelli inghiottiti dal mare e alla sofferenza che hanno provato e ho immaginato come anche loro, nel freddo mare di inverno, si siano potuti muovere, annaspando, cercando di aiutarsi reciprocamente, aggrappandosi alla vita; e questo pensiero mi ha annientato e mi fa sentire piccola e inutile. “Ogni uomo semplice porta in sé un sogno….” Mentre la mia preghiera era accompagnata dal canto, mi sono chiesta qual era il loro sogno e come io posso contribuire per aiutarli a realizzarlo.
Era buio e il mare scuro, quasi nero, e mentre, abbracciata a Bruna, cercavo anche con il corpo di condividere il dolore, ho provato a immaginare quale possa essere stata la sofferenza dei nostri fratelli.