Corpus domini
In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Matteo – 25)
Nel giorno della festa del Corpus Domini, i corpi di Cristo scendono dondolando nel vento, appesi a delle corde, stretti in sacchi grigi di tela, bruciati dal sole.
Dentro quegli involti informi, donne, uomini e bambini dormono il sonno della morte, sorpresi da un mare tenebroso e possente, che li ha ghermiti e rapiti nella loro inerme incapacità di resistere alle onde.
Giunti nel porto, avevano guardato dall’alto del ponte della nave i loro fratelli che scendevano sulla banchina e si accoccolavano silenziosi nelle tende, preparate da coloro che, per un rapido momento, li accudivano e davano loro da mangiare e da bere, offrendo quell’affetto e quell’abbraccio che forse, da troppo tempo, non avevano ricevuto.
Negli sguardi di quelle persone si coglieva l’enorme privazione di una vita graffiata da una sorte avversa, scavata nella parte della dignità più essenziale, gravata da un peso enorme di un viaggio che non scorgeva ancora un punto di arrivo.
Sulla pelle d’ebano, si vedono i segni delle malattie e della fatica di vivere che scorrono paralleli al tracciato delle vene e smorfiano profili e muscoli, rendendo ancora più visibile il disagio di esseri umani, costretti dalla guerra e dalla paura a scappare dalle loro case e dalle loro famiglie per cercare di sopravvivere in posti lontani, fra gente che costruisce muri e dorme in letti di soffice spugna.
Sono le avanguardie di un continente in fuga, le retrovie di un esercito in disarmo, le sentinelle silenziose di un mondo sconfitto.
Fra loro, i bambini offrono e declamano insistentemente ed ostinatamente la loro innocenza, accennando sorrisi deliziosi e tristi a coloro che hanno portato giocattoli e doni, che, però, non potranno mai portare via. Li aspetta una vita difficile, spersa in qualche luogo della vecchia e sonnolenta Europa, distratta da altre incombenze opportunistiche e bieche.
Il Sacerdote e l’Imam, intanto, pregano dinanzi alle salme disposte l’una accanto all’altra sul fondo del camion della Croce Rossa, in una grande bara comune, che restituisce una immagine di una tristezza sconsolante, segno tangibile della povertà dell’uomo dei nostri tempi.
Nel vento, che si alza intanto sempre più forte, i nostri pensieri si perdono lontani.
Francesco Campolo
Comunita’ MASCI RC 4