Due comunità in cammino, due comunità che si fermano
Sabato 11 Febbraio, due comunità di adulti scout, Reggio Calabria 5 Candelora e Reggio Calabria 4 Duomo, si sono incontrate, per vivere un momento comune di confronto e riflessione sull’adulto educatore… Accompagnati da don Sasà, assistente del Reggio 5 e rettore del Seminario, siamo entrati dentro il cammino dei discepoli di Emmaus, che fuggivano da Gerusalemme, perduta la speranza.
Gesù, che sceglie inizialmente di accostarsi ai viandanti, ascoltandoli, è il paradigma dell’educatore, di ciascuno di noi.
L’adulto è educatore in quanto adulto, educa con la sua vita, con la sua testimonianza ed è educatore solo nella misura in cui, sottolinea sempre Don Sasà, è capace di accendere ragioni di vita, perché “passa” solo quello che ti “trapassa”; solo in questa dimensione possiamo ritenerci adulti, possiamo ritenerci educatori.
Il problema che sorge, in età adulta, è essere capaci di fare discernimento e comprendere se siamo disposti a metterci in discussione, a riconoscere i nostri limiti, ad accettare che anche noi, a volte, possiamo sbagliare.
L’adulto che educa è capace di decentrarsi, non pone al centro se stesso ma centra tutta la sua attenzione e la sua energia sui protagonisti della dinamica educativa.
E’ Gesù “in persona” (Lc, 24,15)che si mette sulle orme dei discepoli, e quindi l’educatore non delega nessuno, scende in campo personalmente ma sa di non poter fare tutto da solo.
E ancora nel Vangelo emerge la conseguenza della mancanza di ascolto fra i discepoli, estrinsecata dal verbo greco da tradurre letteralmente in “scagliarsi parole contro”: questo accade quando anche noi, adulti, educatori, non siamo capaci di ascoltare.
Gesù nel Vangelo ci indica il percorso: si avvicina ai discepoli di Emmaus (l’educatore non impone la propria presenza, ma delicatamente si accosta), poi cammina insieme a loro, non li spaventa, e non ha paura di scendere al loro livello (il silenzio e l’attesa sono la croce dell’educatore).
Solo alla fine della lunga attesa Gesù interviene in modo chiaro, perché la sua domanda (“Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi durante il cammino”, Lc 24,17) lascia un segno, deve accendere nuove “ragioni di vita”; non è importante avere immediatamente una risposta, è importante che l’educatore ponga la domanda giusta al momento opportuno, perché l’incontro profondo esige un tempo che non è stabilito da noi, soltanto quando si è disposti a fermarsi, (“si fermarono, col volto triste” Lc. 24,17) avviene l’incontro, lo scambio di sguardi da cui emerge il vissuto reale di ognuno di noi.
Nel “resta con noi perché si fa sera, e il giorno già volge al declino”(Lc, 24,29), Gesù indica lo scopo di ogni adulto, di ogni educatore: esserci per essere, rimanere per riconoscersi, offrire la possibilità di avere gli elementi per poter fare scelte vere e autonome.
E, come nel brano dei discepoli di Emmaus, le due comunità hanno avuto la grazia di concludere il proprio incontro con l’Eucarestia (concelebrata da Don Sasà e Don Antonello), in cui sono state offerte le riflessioni maturate nei gruppi di lavoro, riflessioni che hanno certamente ribadito l’importanza, come adulti ma anche come comunità, di essere testimoni di un percorso di educazione permanente, in cui la traccia è segnata, dal camminare accanto all’ascolto, dalla testimonianza alla partecipazione attiva, fino al fermarsi per poi ripartire.
Quella di sabato, è stata senza dubbio una bella pagina di amicizia fra due comunità, e di comunione nella Parola.
Nella certezza che ci saranno tante altre occasioni per camminare insieme, tante altre occasioni per fermarsi insieme.
Ivana Canale e Piero Milasi
MASCI RC 4