“Due uomini speciali”
Lo scorso 28 marzo a Reggio Calabria, il Sinodo dei giovani ha ospitato in Cattedrale le testimonianze di P. Paolo Mekko e di Ernesto Olivero: era la prima volta che incontravo P. Paolo, mentre attendevo l’occasione di riabbracciare Ernesto…
Due testimoni d’eccezione per giovani e non, due uomini che hanno fatto della loro vita un canto al Signore e che narrano esperienze reali vissute sulla propria pelle. Entrambi non sono uomini da palcoscenico, non amano parlare in pubblico, ma giungono da lontano per dirci, il primo, che il martirio a causa del Cristo non è roba d’altri tempi, il secondo che seguendo Gesù è possibile cambiare vita e conoscere la felicità!
P. Paolo ci ha parlato di una Chiesa antica, che dopo 2000 anni ancora oggi vive la sofferenza del Venerdì Santo. Una Chiesa di cristiani che rischiano giornalmente la vita per il Vangelo, vivendo da “risorti” una vita degna di essere vissuta. Da gennaio scorso gli uomini dell’Isis hanno cacciato i cristiani da Mosul spogliandoli di tutto (alloggio, cibo, abiti, soldi, documenti…), così molti di loro sono divenuti profughi, testimoniando con il proprio martirio la forza della loro fede.
Oggi i giovani cristiani in Iraq lottano per studiare, consapevoli che la Chiesa è anche luogo di diffusione della cultura e si recano a Mosul per sostenere gli esami universitari, mettendo a repentaglio la propria vita. Anche “sposarsi” e formare una famiglia, in quel contesto, è assunzione di grande responsabilità… ma tante sono le giovani coppie che non demordono.
Nei campi profughi si celebra l’Eucarestia che riunisce la Comunità dispersa… spesso sotto una tenda, al freddo o al caldo. Si vive la fuga, il timore continuo di essere colpiti da una bomba ma, dice P. Mekko, “insieme non ci arrendiamo né all’ansia né alla tristezza, esaltiamo la speranza… anche quella di tornare a casa con il coraggio di ricostruire… insieme pratichiamo la carità verso la comunità, sperimentiamo lo spirito di responsabilità ed il senso civico”.
Conclude con lo splendido messaggio ricevuto su Facebook da Davide, giovane iracheno cristiano, studente universitario… che vive presso lo zio perché ha scelto di restare, quando i suoi genitori sono immigrati in Germania:
“Le ore della nostra vita stanno scorrendo e noi ancona non sappiamo cosa vogliamo e come saremo. Tutti sono dispersi in questo mondo, nessuno sa cosa succederà. I nostri pensieri, i nostri sogni e progetti sono distrutti, ci siamo distribuiti nelle terre straniere ed abbiamo perso i nostri cari. Ma quello che so è questo: tutti hanno una croce e tutti sappiamo che il Figlio di Dio non lascia mai chi crede in lui, chi ha preferito la morte alla vita a causa sua, chi ha preferito restare per portare la croce.
Fratelli non preoccupatevi: andiamo con il nostro Signore Gesú: lui ci indica l’uscita da questo tunnel oscuro, il sole di Dio risorgerà di nuovo sulla nostra vita, il Suo Figlio guiderà la nostra nave al sicuro. La vostra Fede vi salverà, voi adesso siete più forti di ogni tempo, continuate e non fatevi vincere dalla sottomissione.
O Cristo noi cammineremo sulle orme del tuo insegnamento e vivremo per la pace e per l’amore, pregheremo per chi ci uccide, perdoneremo chi ci ha cacciato via della nostra terra, chi ha devastato i nostri paesi, perché Dio illumini la via per loro ed illumini loro la mente. Non sanno chi è Dio e chi è Suo Figlio, dunque non date loro la colpa, ma pregate che Dio li faccia camminare sulla retta via , perché torni il figlio prodigo a casa”.
Mentre P. Paolo parla, Ernesto gli regge gli appunti, al termine si abbracciano forte: due uomini speciali, che si conoscono appena ma si ritrovano nei valori! Noi tutti li guardiamo commossi.
E’ il turno di Ernesto, sul telo scorrono le immagini del Sermig, quello che è oggi l’Arsenale della Pace di Torino e tutti avremmo voglia di essere lì! Dopo il video ci spiega come sia stato possibile realizzare una simile impresa perché, se ci si mette “in balia” di Dio, Lui ci porta dove vuole, tanto da riuscire a trasformare armi in strumenti di lavoro.
Il Signore – dice – mi ha cambiato la vita! Mi ha chiesto di abbandonarmi sempre di più e di vivere il “Padre Nostro”: ho capito che potevo fare mille cose in più e sono impazzito di gioia! La strada si apre camminando.
Spesso, continua, la fama fa montare la testa… così quando ho capito cosa potevo fare ho avuto paura che potesse capitarmi. Allora ho trovato un metodo perché non accada: pregare per ore, leggere la Bibbia sempre, perché “voglio restare inchiodato a Dio e non inchiodato al mio io”.
La forte carica emotiva che ci trasmette forse è racchiusa in una delle ultime frasi con cui ci saluta “Io non ho preparato quest’incontro… l’ho amato”!
Maria Laura Tortorella
Magister Comunità MASCI RC 4