“Era salatu ‘u capicollu?”
“Era salatu u capicollu?”
Certe volte, alcune parole sono in grado di riassumere una intera giornata. Che può essere fatta di incontri, di pensieri, di preoccupazioni e di divertimento.
Ecco: una uscita col MASCI RC4 è tutto questo e può essere condensata nelle poche parole che formano il titolo di questo breve pensiero …
Adesso qualcuno potrà pensare: ma come?
Abbiamo visto la bellezza senza tempo di Gallicianò, le sue stradine, la sua fontana, il suo museo, il suo pane appena sfornato da un fornetto arrampicato su una scaletta e ardente di fascine bruciate;
abbiamo ascoltato le parole di Padre Carmelo che ci ha spiegato in modo mirabile, dentro la piccola chiesa ortodossa del borgo grecanico, le meraviglie del rito greco, pregando in greco e inchinandosi fino a terra per rendere omaggio secondo l’uso del tempo di Quaresima, disvelando un mondo di simboli e di fede per molti poco conosciuto;
abbiamo attraversato un bosco bruciato, fatto di alberi di pino strappati e divelti dal fuoco distruttore, dritti a metà contro il cielo o spezzati a formare angoli innaturali che solo Piero ci poteva camminare sopra;
abbiamo messo i piedi su una frana attraversata da pietre taglienti di colore rosso scheggiato, affastellate le une sulle altre come a formare piramidi imprecise, rotte e monche, instabili come il cielo di marzo, che solo Sabrina ci poteva camminare sopra;
abbiamo mangiato dentro ad un rifugio di legno, col fuoco acceso, su una grande tavola che in un attimo si è riempita di ogni bene alimentare conosciuto, compreso l’immancabile bottiglione di vino che, ahimè, è finito troppo presto, mentre le goccioline di pioggia rigavano i finestroni trasparenti, sul tetto;
abbiamo ascoltato e pregato durante la messa scambiandoci la pace l’uno con l’altro, mani nelle mani, promanata dal calice e tornata al calice, come in un gioco di bambini che, allegramente, formano una catena che torna all’origine di tutto;
abbiamo sorriso e parlato fra noi;
abbiamo guardato il volto di chi ci stava a fianco, prossimo fra gli altri, universo lontano, eppure vicino;
abbiamo vissuto insieme un intero giorno e … le parole che contano le ha dette il barista che ci ha accolto lungo la strada del ritorno e ci ha riempito tanti bicchieri d’acqua per quanti eravamo?
Io penso di sì: perché in quella domanda era racchiusa tutta la nostra giornata, il nostro stare insieme, il nostro fare gruppo, il nostro modo di fare e di pensare comune, riconoscibile per molte cose.
Era salatu u capicollu … ma era bbonu, però!
Alla prossima uscita !!
Francesco Campolo
Comunità MASCI Reggio C. 4