Harambée: doppia intervista ad Amalia e Saverio
Di ritorno dal Kenya, dove hanno vissuto un’intensa esperienza di cooperazione internazionale, nell’ambito del progetto “Calabria for Harambèe” (clicca qui per maggiori dettagli), rivolgiamo ad Amalia De Fazio e a Saverio Vespia – Adulti Scout della nostra Comunità MASCI Reggio C. 4 – alcune domande:
Quando e perché hai deciso di metterti in gioco per questa esperienza?
(Amalia) – Quando ho conosciuto Antonio Labate e “Calabria for Harambèe” ero reduce da un intervento di protesi d’anca, camminavo con le stampelle, forse ho trovato una via d’uscita a quell’infermità che mi affliggeva, poter ritornare a camminare sulla strada della vita iniziava a diventare realtà. Così ho ripreso il cammino.
(Saverio) – Il desiderio di conoscere la realtà africana di Nyandiwa è nato a seguito di qualche incontro con il gruppo “Calabria for Harambèe” e dopo aver rivisto, a distanza di tantissimi anni, Antonio Labate, l’ispiratore del Centro IKSDP Italian Scout Kenia e vero motore del Centro Scout che da più di trenta anni dedica la sua vita a questo ambizioso progetto.
È stata la prima volta per te, oppure avevi vissuto precedenti esperienze di cooperazione internazionale?
(Amalia) – Non avevo mai avuto esperienze di cooperazione internazionale.
(Saverio) – Si è trattato della prima esperienza di cooperazione internazionale.
Che ruolo ha avuto la tua Comunità MASCI in questa tua decisione?
(Amalia) – La mia comunità MASCI RC 4 e precedentemente l’esperienza giovanile di scoutismo mi hanno dato la forza di affrontare questo cammino.
(Saverio) – Ritengo che il MASCI RC4 essendo partnership del Centro Scout IKSDP debba continuare a partecipare alle missioni che si susseguono, per potere seguire più da vicino i progetti in atto e futuri.
Qual è stato il primo impatto con quella realtà?
(Amalia) – Non posso affermare che la realtà di Nyandiwa sia facile, si può accettare solo mettendo in pratica lo spirito di servizio. Con questo insegnamento scout ho superato le difficoltà.
(Saverio) – Confrontarsi con delle realtà così diverse dalle nostre ti spinge inevitabilmente a porti dei grandi interrogativi sulle grandi diversità esistenti tra il ricco e industrializzato Occidente e il continente africano. Comprendi meglio il significato di tante cose che nella vita di tutti i giorni consideri superflue o scontate.
Quale situazione che hai trovato sotto il profilo strutturale e organizzativo?
(Amalia) – Nyandiwa è un villaggio di pescatori in una piccola penisola del lago Vittoria. Si trova nella regione più povera del Kenya. Gli abitanti dimorano in baracche costruite con la lamiera, esistono ancora delle capanne di fango e il tetto di paglia. Non esiste la strada asfaltata. Qualche abitazione in muratura inizia ad essere realizzata. Sono presenti sull’isola dei dispensari medici, che aiutano la popolazione alla prevenzione e alla cura delle malattie. Esistono le scuole e il college e si sta provvedendo a lanciare le accademie.
(Saverio) – La situazione organizzativa appare ben strutturata grazie all’apporto di alcuni locali che riescono a portare avanti i progetti e a far funzionare la scuola primaria e il college. La signora Margaret si è poi rivelata una perfetta manager nel gestire le tante attività previste all’interno del Centro.
In cosa è consistita la tua presenza là?
(Amalia) – Il nostro compito è stato quello di conoscere e controllare i progetti di Calabria for Harambèe: le vasche di itticoltura, la piantagione della jatropha e dei girasoli, il creative center per la valorizzazione e lo sviluppo dell’artigianato locale. Abbiamo partecipato alla settimana dello sport che si è svolta dal 18 al 23 di agosto organizzata dal IKSDP(centro scout). Grande è stata la partecipazione del pubblico locale. L’evento si è svolto nel centro sportivo IKSDP. Andrea e Caterina due ragazzi scout che hanno fatto parte del nostro gruppo, allenatori di handball, hanno insegnato le tattiche e le tecniche di questo sport con grande consenso dei ragazzi coinvolti. Abbiamo notato la voglia di giocare e allenarsi anche da parte delle ragazze. La nostra presenza è stata caratterizzata dal relazionarsi con gli abitanti del luogo, per un continuo scambio di esperienze.
(Saverio) – Ho seguito lo stato di avanzamento delle vasche di itticoltura per l’allevamento di avanotteri: questi tipi di pesci hanno una crescita lenta ma costante e quindi occorre parecchia dedizione per ottenere dei buoni risultati, per questo si sta tentando di favorire la formazione di operatori locali per la gestione dell’attività e promuovere l’autosviluppo.
Che ruolo hanno avuto e hanno gli scout, sia locali che stranieri?
(Amalia) – A questo punto faccio un elenco dei servizi che offre il centro scout di Nyandiwa: l’ambulatorio medico, l’ausilio, le scuole di ogni ordine e grado, il centro educativo per disabili, il college per la formazione degli insegnanti, l’ostello per gli ospiti del centro, la social hall, le cucine da campo all’aperto, le vasche per l’itticoltura, il centro sportivo. Sicuramente mi sarò dimenticata qualcosa ma vi voglio ricordare che Nyandiwa 30 anni fa contava 300 abitanti ora ne conta 1.300.
(Saverio) – Gli scout hanno avuto un ruolo fondamentale per la realizzazione del Centro, infatti negli anni si sono susseguiti tanti gruppi e clan italiani in particolare lombardi che sono passati in più occasioni da questo Centro.
Quali sono stati i momenti più belli che hai vissuto e quali le tue sensazioni?
(Amalia) – Vivere questa esperienza è stato bellissimo, relazionarsi con la popolazione interessante. L’esperienza più bella è stata la conoscenza di Margareth Ogombe, manager africana del progetto. In una terra dove le donne per essere prese in moglie vengono scambiate con le vacche, il suo lavoro a favore delle donne e di tutta la popolazione è esemplare.
(Saverio) – I momenti intensi ed emozionanti sono stati tanti, in particolare, stringere le mani di tanti bambini e cercare di comunicare con ognuno di loro: inizialmente eravamo un po’ timorosi, perché effettivamente non si è abituati ad assistere a delle manifestazioni di affetto così travolgenti. Sono delle esperienze che ti riempiono il cuore e che resteranno per sempre dei ricordi indelebili.
Non c’è il rischio che chi si reca in posti come questo lo faccia per soddisfare, prevalentemente se non esclusivamente, dei bisogni interiori?
(Amalia) – Soddisfare i bisogni interiori per acquisire nuove esperienze, accendere la voglia di donarsi agli altri è un buon connubio.
(Saverio) – È così, esiste questo rischio, ma unitamente ai bisogni interiori quando ti trovi in posti di grande povertà e arretratezza fai tutto quello che in quel momento ritieni utile per poter lenire le difficoltà di quella gente. Anche stringere una mano, diventa un segnale importante per instaurare un contatto o meglio ancora un vero e proprio legame.
Cosa pensi che debba o possa fare il MASCI per iniziative come questa?
(Amalia) – É giusto che il MASCI sostenga questa iniziativa e che il comitato regionale prosegua l’aiuto promesso negli anni passati. Invito a fare questa esperienza che ci porta come dice Papa Francesco nei paesi alla fine del mondo.
(Saverio) – Il MASCI porta avanti da sempre il concetto di fratellanza tra i popoli e attraverso di esso è possibile costruire preziosi progetti di solidarietà e di cooperazione. L’Africa è certamente il continente che in questo particolare momento storico necessita di un grande sforzo internazionale.
Ti piacerebbe tornare? E se sì, tornerai?
(Amalia) – È logico: tornerò!
(Saverio) – Mi piacerebbe tornare, infatti, spero di poterlo fare al più presto.
Infine, lancia un appello per invitare altri a partecipare a questa esperienza.
(Amalia) – Harambèe (facciamo insieme).
(Saverio) – È un’esperienza che dovrebbero fare tutti coloro che desiderano sperimentare una significativa “missione umanitaria” per poter dare un contributo diretto alle persone bisognose che, non bisogna mai scordarlo, vivono con estrema dignità la propria povertà.
Grazie Amalia, grazie Saverio!
(intervista a cura della redazione di www.masci-rc4.it)