I nuovi patrioti al servizio della legalità
Ripubblichiamo il testo integrale dell’intervento del nostro Piero Milasi (MASCI RC 4) tenuto a un’assemblea di ReggioLiberaReggio.
Raccontare un anno di campagna ReggioLiberaReggio, dal punto di vista degli imprenditori, non è cosa facile. Ricordo ancora, soprattutto, le tante riunioni, i buoni propositi, le difficoltà incontrate e infine il grande entusiasmo che ha permesso il lancio di questa iniziativa, così simile ma così diversa rispetto a quelle di riferimento in altre città d’Italia, iniziativa che, nel nostro comune immaginario, verteva su tre pilastri: le associazioni, promotrici e sostenitrici della campagna, i consumatori critici, soggetti deputati all’acquisto responsabile, gli imprenditori no pizzo, vero terminale culturale e sostanziale di tutte le attività.
Oggi, 25 imprese, espongono nella città di Reggio Calabria, il logo ReggioLiberaReggio, alcune di loro lo fanno circolare anche sulla carta intestata, nelle mail, nelle varie forme di comunicazione. Fra poco, almeno altre dieci faranno la stessa scelta.
Sono imprese differenti, dai negozi al consumo alle imprese di servizi, da cooperative che gestiscono beni confiscati a società importanti di servizi di comunicazione o manutenzione globale, da esercenti attività ristorative a enti di formazione, tutte accumunate dalla voglia di confermare il proprio no al pizzo, alle varie forme di pizzo, rendendo pubblica questa scelta, per dare un esempio e una speranza a tutti noi.
Ci sono negozi che hanno subito attentati incendiari, ci sono titolari di attività che hanno rischiato la vita, ci sono esercizi che hanno fatto arrestare i propri estorsori; ci sono anche attività che, nel corso degli anni, hanno resistito alle piccole o grandi sopraffazioni, denunciando sempre, molte volte senza alcun esito; e ci sono anche attività che, pur non vivendo questo dramma, intendono comunque dichiarare preventivamente il proprio no, consapevoli che il silenzio può essere scambiato per commistione o debolezza. A questi imprenditori, va il mio grazie, per aver avuto il coraggio di essere gli apripista.
Questi imprenditori, nell’ultimo anno, si sono riuniti più volte, confrontando le proprie esperienze, raccontando i propri disagi, dandosi speranza l’un l’altro e, soprattutto, facendo rete per sentirsi meno soli.
Già, perché è importante che si sappia che, per un imprenditore, la più grande battaglia da vincere è quella contro la solitudine. La solitudine di chi, la sera, chiusa la serranda, si ritrova a dover prendere le decisioni giuste; la solitudine di chi, la notte, improvvisamente si sveglia, e non riesce a prendere più il sonno, senza a volte sapere il perché; la solitudine di chi, quotidianamente, si ritrova ad avere dalle banche, dallo stato, la porta sbattuta in faccia, senza alcuna remora di una storia aziendale fatta di persone significative e numeri onesti.
Ecco, è di questa dimensione di solitudine che credo oggi, ReggioLiberaReggio, ed in particolare le associazioni ed i consumatori critici a supporto, debba farsene carico, perché l’imprenditore possa sentirsi parte di un tutto, possa con più coraggio e determinazione affrontare i rischi che ha scelto liberamente facendo impresa, possa soprattutto testimoniare con trasparenza e libertà una città altra, in cui persone eticamente orientate, siano esse nelle istituzioni, nella società civile, nelle imprese, si riconoscono e si danno una mano.
E questo aiuto, deve essere soprattutto concreto, dobbiamo avere la costanza di scegliere di convertire i nostri acquisti quotidiani, per i consumatori responsabili, e i nostri acquisti aziendali o associativi, per le organizzazioni, verso queste imprese, che speriamo siano sempre di più, e il coraggio, quando ne avremo contezza, di boicottare gli esercizi commerciali e attività imprenditoriali direttamente o indirettamente legate alla ndrangheta.
Vorrei concludere con una immagine che da settimane mi torna in mente. Parto un po’ da lontano, dai festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’italia. A dire il vero, non è che sia così convinto di alcuni aspetti di questa vicenda, probabilmente molte parti dei libri di storia, fra cui questa, vanno riscritte, ma non utilizzo questo argomento per il merito, ma per l’immagine.
Mi sono ritrovato, nello studiare con i miei figli e nel visitare le varie mostre, ad un improvviso scenario, fatto da un numero incredibile di patrioti, che hanno dato la vita per un ideale, che hanno lasciato un esempio fulgido di amore e dedizione, che sono andati molto oltre la testimonianza e l’onestà.
E, riscopro fra le varie definizioni che “Un patriota si distingue dalle altre persone perché si sente eticamente impegnato a rispettare un maggior numero di doveri, il patriottismo è selettivo nel suo altruismo”.
Ecco quindi l’immagine che mi ritorna in mente: forse qui, in questa terra, nel ventunesimo secolo, c’è bisogno di patrioti, di nuovi patrioti.
C’è bisogno di nuovi patrioti, che lottino non per una divisione geografica o di popolo, ma per una terra senza confini e per un popolo senza distinzioni di pelle e cultura, uniti nella lotta contro quelli che hanno distrutto il nostro territorio e frantumato i nostri sogni. Lo straniero da combattere, per questi patrioti, è il compare o il cugino, il vicino di casa, il compagno di banco, che hanno scelto la ndrangheta o la cultura ndranghetistica.
C’è bisogno di una nuova patria, che da questa rivoluzione pacifica comprenda che è ora di deporre i potenti della terra, la parte di stato, locale o nazionale, ed economia collusa e corrotta.
In questo lembo di terra del sud del mondo, nell’assoluto anonimato, alcuni imprenditori, unitamente a tanti cittadini, hanno quindi scelto di essere i nuovi patrioti, e oggi vi chiedono, per amore della vostra Patria, di aiutarli a scrivere altre pagine di storia.
Piero Milasi
Già Magister MASCI RC 4