Il passo indietro
Il giorno 3 gennaio, nel secondo anniversario della bomba alla Procura Generale, nel corso della manifestazione organizzata da REGGIONONTACE l’intervento programmato del Sostituto Procuratore Stefano Musolino è stato molto apprezzato dai presenti e sottolineato con un applauso di oltre 6 minuti.
Come Movimento impegnato nel contrasto alla ‘ndrangheta e nel risveglio della coscienza civile dei cittadini di Reggio Calabria REGGIONONTACE condivide pienamente quando espresso dal dottor Musolino, sia in ordine all’analisi della situazione della città, sia in ordine alle cause ed ai possibili rimedi. Appare sempre più evidente, infatti, che la pervasività della ‘ndrangheta non risparmia nessun settore della società e che tale capacità di infiltrazione ha determinato nel tempo una grave debolezza della società stessa. Il primo segnale di questa debolezza è che per molti, come sottolinea Musolino: “la soglia di percezione tra ciò che e’ lecito e ciò che non lo e’, si è abbassata paurosamente, anche all’interno dei ceti dirigenti”.
Il nostro poi, aggiunge Musolino è: “un contesto sociale pervaso dalla cultura del favore, del compare, che alimenta un sistema parallelo a quello legale dove tutto si aggiusta e si “sistema”, all’interno di oscure camere di compensazioni e di stabili, quanto opache relazioni sinallagmatiche, in cui l’esponente della criminalità non e’ più un questuante, ma una parte autorevole (e non solo autoritaria) del rapporto”.
Ma non basta; Musolino molto opportunamente nota che: “l’area grigia non e’ un luogo indefinito e distante da noi; a volte ne parliamo come qualcosa che riguarda sempre altri: altri ambienti professionali, altri circuiti relazionali, per poi scoprirla, invece, drammaticamente prossima, distorcente, capace di provocare ferite profonde. Come l’arresto del collega della porta a fianco… che ci rivela quanto sia vischioso ed infido il nostro contesto sociale, mettendoci di fronte alle nostre debolezze, ma anche alle nostre responsabilità”.
Parimenti non possiamo non condividere lo stupore e lo sconcerto per la solidarietà ed il sostegno che facilmente ottengono quanti, in seguito alle indagini, vengono scoperti in rapporti opachi di contiguità con esponenti delle cosche.
A costoro infatti consigliamo vivamente di fare un passo indietro nell’interesse della città, fino a completo e definitivo chiarimento della propria posizione.
Non possiamo accettare che ottengano facile ed immediato sostegno proprio da quei vertici istituzionali che dovrebbero, nell’interesse di tutti e con la massima fermezza, chiederne il passo indietro.
Assistiamo, invece, basiti, alle vicende di personaggi indagati, inquisiti, rinviati a giudizio, intercettati in colloqui con noti ‘ndranghetisti che continuano a ricoprire importanti ruoli istituzionali con il pieno appoggio dei loro vertici.
Questo è semplicemente scandaloso!
REGGIONONTACE è un movimento spontaneo di cittadini che gratuitamente, mettendoci la faccia, si impegnano per la legalità, la giustizia e il rispetto delle regole del vivere civile e democratico nella nostra città.
Per questo non possiamo non condividere pienamente quanto il dottor Musolino affermava in conclusione del suo intervento il 3 gennaio scorso: “Io credo che a partire dalla nostra debolezza dobbiamo metterci la faccia. Non perché questo basti, anzi sempre di più lo svelamento dell’area grigia ci rivelerà quante ipocrisie si nascondono dietro il manifestare la propria militanza antimafia. Ma il guardarci in faccia aumenta le responsabilità ed i doveri di chi la faccia ce la mette e ce la mette davvero nelle manifestazioni e nel suo quotidiano… Guardandoci in faccia potremmo tenere alta l’attenzione e la tensione, tenere insieme le nostre debolezze, trasformarle in forza.
E’ una sfida ardua che pretende coraggio ed atteggiamenti ne’ difensivi, ne’ burocratici da parte dei suoi protagonisti. Ma e’ una sfida che dobbiamo continuare a fronteggiare, mettendo in virtuosa sinergia le deboli forze e risorse di noi che ne siamo tra i protagonisti; perché se perdiamo, e’ una sconfitta per tutti, ad incominciare dalla nostra città”.
Riteniamo importante inoltre evidenziare due punti che emergono dal discorso del dr. Musolino:
Ha messo in chiaro che nessun ambiente istituzionale può chiamarsi fuori, neanche la stessa magistratura, giungendo a chiedere perdono alla città per le vicende riguardanti i suoi colleghi smascherati, ma anche invitando a monitorare, come società civile, anche il suo ambiente.
La sorgente ispiratrice della sua analisi sono le parole di Borsellino che riportiamo di seguito:
“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati”. (Paolo Borsellino)
… E anche noi come società civile siamo chiamati a esigere questa trasparenza: che è etica, sinché non si riesce a riconoscere palesemente penale la sua natura. Noi non dobbiamo-possiamo chiedere alla magistratura di fare la nostra parte!!!
Reggio Calabria, 12 gennaio 2012
REGGIONONTACE