La Pattuglia delle Opportunità
PATTUGLIA DELLE OPPORTUNITA’
Ogni tanto occorre cambiare le parole per restituire senso autentico alle cose. Per questo che non dovremmo parlare più di Formazione ma di Opportunità, di Settore, Incaricato, Pattuglia alle Opportunità. Cercherò di spiegare questa proposta che forse sarà più chiara a conclusione di questa riflessione.
Premessa. C’è una cosa che prima va però ribadita con forza: la differenza tra educazione e formazione, molti, troppi usano questi termini indifferentemente creando una grande confusione concettuale. Provo a esprimere, senza la pretesa di rigore e di competenza scientifica, quello che io ho capito dopo tanti anni dedicati nell’impegno educativo.
L’educazione è l’insieme di processi che consapevolmente vengono messi in atto per aiutare la persona: a prendere consapevolezza di sé, a valorizzare tutte le proprie capacità e potenzialità, ad essere una persona autonoma e critica, a stabilire relazioni serene con le persone ed il mondo che lo circonda, e nel nostro caso ad avere una visione religiosa della vita, a maturare convinzioni solidamente fondate, ad assumere la responsabilità delle proprie scelte.
Siamo convinti che l’educazione dura tutta la vita e, raggiunta la maturità si continua a crescere e si affronta il cambiamento per tutta la vita e in questa crescita l’uomo e la donna hanno bisogno di essere accompagnati da processi educativi.
Chi ha la disponibilità a rivedere le proprie certezze ma sa essere fedele alle convinzioni più profonde, solo chi guarda al divenire del mondo e della storia con capacità critica ed occhio limpido, si pone in un cammino di educazione degli adulti.
Facendo una sintesi non rigorosa possiamo dire che l’educazione è la Gestione del Cambiamento in modo consapevole; possiamo subire il cambiamento o avere la capacità di gestirlo: educazione degli adulti vuol dire gestirlo.
Se penso al luogo per eccellenza dell’educazione mi viene subito in mente la famiglia.
La formazione invece è l’insieme dei processi che vengono messi in atto, in modo strutturato, per aiutare le persone a svolgere un compito, per trasmettere conoscenze, competenze ed abilità, per essere in grado di svolgere un lavoro, per assumere un ruolo.
Gli esempi più chiaro dei luoghi della formazione sono il seminario, l’accademia militare, l’apprendistato.
Non c’è dubbio che nello svolgimento dei processi educativi si attivano anche dei processi formativi di apprendimento di conoscenze, di competenze e di abilità, come pure il viceversa nei processi formativi c’è l’opportunità di crescere in consapevolezza, autonomia, capacità critica, ma occorre avere chiare le distinzioni e la missione fondamentale di ogni funzione.
Proviamo ad applicare questa distinzione alla nostra realtà, partendo dalla consapevolezza che lo scautismo realizza una proposta educativa e in quest’ambito il MASCI realizza una proposta educativa per adulti.
Partendo dalla consapevolezza che l’educazione è un insieme di processi continui, di lunga durata, il luogo dove si realizza la proposta educativa è “la comunità”, il piccolo gruppo; come pure dobbiamo essere consapevoli che nel caso degli adulti non esiste un educatore perché il responsabile dell’educazione è l’adulto stesso; potremmo dire che in questa assenza del rapporto educatore-educando è la vera differenza con l’educazione nell’età evolutiva.
La formazione sarà quindi l’insieme dei processi a supporto e sostegno della vita delle comunità ed in particolare sarà rivolta a coloro che per tempi determinati assumono la responsabilità ed il servizio dell’animazione della vita complessiva della comunità o delle diverse attività nelle quali si realizza e prende corpo la vita della comunità. Questo è il compito principale, oserei dire esclusivo, delle “strutture di servizio” del movimento.
Le “strutture di servizio” del movimento, a tutti i livelli non potranno quindi mai surrogare o sostituirsi alla comunità nell’essere luogo privilegiato dei processi educativi.
Potranno però offrire accanto a delle opportunità specifiche di formazione anche diverse opportunità di esperienze personali di vita, di riflessione e di incontro che non saranno mai sostitutive ma complementari alla vita delle comunità. Sono quelle esperienze che nell’ambito dell’ Arcipelago delle Opportunità abbiamo chiamato “Le Rotte”.
Per questo oggi dovremmo parlare di Opportunità e non solo di Formazione
Fatta questa doverosa distinzione che meriterebbe una verifica tra noi per vedere se, almeno a questo livello è condivisa, veniamo al tema che Aldo mi ha assegnato.
Contenuti ed obiettivi
La formazione è chiamata a sostenere la missione dell’educazione per adulti in un contesto in continua evoluzione e trasformazione, e quindi è essa stessa in continua trasformazione..
L’educazione degli adulti è la missione del MASCI e siamo consapevoli che non c’è educazione senza un metodo educativo, ma il metodo educativo si incarna continuamente nella storia.
Se la comunità è il luogo dei processi educativi dobbiamo essere consapevoli che una comunità di oggi ha caratteristiche e bisogni diversi da quelli di una comunità di soli 10 anni fa.
Una comunità i cui componenti hanno un’età media di 40 anni ha caratteristiche e bisogni diversi da quelli di una comunità i cui componenti hanno un’età media di 70 anni o 20 anni.
La comunità di un piccolo paese ha caratteristiche e bisogni diversi da una comunità di una grande città.
Il nostro metodo ha quindi le caratteristiche di essere fedele ad un modello di principi e di valori, a orientamenti, a indicazioni, a tracce piuttosto che a regole e a formule magiche.
Per questo il nostro metodo si realizza con attenzione ai cambiamenti della storia degli uomini e nel cammino concreto delle singole comunità.
Per questo l’AN di Principina ci ha chiesto di indicare delle “tracce” non un manuale, non delle “tavole della legge”.
Ci siamo sforzati di trovare queste tracce e di offrirle a tutto il movimento.
A Piazze, Trivi e Quadrivi abbiamo svolto una riflessione condivisa confrontando le nostre tracce con le condizioni concrete delle donne e gli uomini del nostro tempo, confrontandole con le sfide e le opportunità che la storia dell’oggi pone alla società ed alla chiesa.
Abbiamo riassunto le tracce che abbiamo individuato
• nei libri “Un avventura che continua”, “Con noi sulla strada”
• nei quaderni: “Entra nella storia”, “di che colore è la pelle di Dio”, “Fare strada nel creato”
e questi debbono rappresentare il contenuto essenziale di tutti i nostri processi di formazione, senza fughe in avanti né fantasiose variazioni, perché rappresentano il patrimonio accumulato nel tempo da tutto il movimento.
Mezzi e Strumenti
Avendo maturato questa consapevolezza sui contenuti è giunto il tempo di fare una verifica sui mezzi e sugli strumenti di cui ci siamo dotati.
Ma forse vale la pena fare due premesse:
Anche la formazione si realizza attraverso “processi continui”, è un errore pensare ad una formazione affidata agli eventi: gli eventi sono momenti di grande intensità emotiva (non ricordo un solo evento di formazione che non si sia concluso in un clima di grande entusiasmo) ma sappiamo bene che sul piano della consapevolezza l’evento è un momento in cui ci si limita a buttare alcuni semi (ricordiamo che fine fanno i semi nella Parabola del seminatore), delle 180 pagine del Taccuino resteranno alla fine dell’evento poche frasi, la formazione ha poi bisogno di verifica nel tempo e soprattutto di continuità; per questo ho maturato la convinzione che il luogo della formazione siano le regioni
Gli eventi che abbiamo progettato e realizzato fino ad oggi sono stati tutti di alta qualità ma la partecipazione non ha corrisposto ai bisogni del movimento e soprattutto della maggioranza delle persone.
Non dispongo di statistiche precise ma, se si escludono le Rotte, non credo che in tutti i 5 anni trascorsi dalla felice intuizione di Luigi Ciuffi abbiamo raggiunto le 300-400 presenze con molti “ripetenti” e molti “curiosi”. Numeri assolutamente insufficienti.
Credo che sia giunto il momento di cambiare, di affidare la realizzazione degli eventi di formazione alle regioni, lasciando al Settore Opportunità al livello nazionale la predisposizione di mezzi, di strumenti, di programmi, l’elaborazione e l’aggiornamento dei contenuti.
Le Opportunità dell’Arcipelago
Possiamo ora esaminare brevemente quello che a mio avviso può essere il futuro dell’Arcipelago delle Opportunità
Responsabilità: è sicuramente l’Isola preparata con maggiore attenzione, più sperimentata e consolidata, ma c’è una tendenza interessante che si è evidenziata negli ultimi tempi in cui la partecipazione è prevalentemente degli AASS della regione (vedi Abruzzo, Piemonte, Puglia); ritengo che questa non debba più essere considerata un’eccezione ma una scelta. Certamente la partecipazione sarà sempre aperta ad AASS di altre regioni; certamente regioni piccole (Molise, Basilicata, VdA) si affiancheranno alle regioni vicine, ma affidando l’Isola della Responsabilità a tutte le regioni avremo la possibilità di realizzare queste Isole rivolgendoci a tutti magister, a tutti i membri del magistero, a tutti i membri del Segretariato Regionale che si avvicendano nel tempo e che i SR conoscono bene; la regione potrà realizzare Isole anche con un numero limitato di partecipanti (7-8) sicuramente inferiore a quello richiesto oggi . Io sono convinto che tra gli AASS di quasi tutte le regioni ci siano persone in grado di animare un Isola della Responsabilità e che solo in casi eccezionali la Pattuglia Opportunità debba supplire, e comunque la regione potrà invitare, se lo ritiene opportuno qualche ospite di altre regioni a far parte della staff. Questa regionalizzazione potrebbe consentire non solo una moltiplicazione di questi eventi ma sopratutto una verifica dell’efficacia/efficienza dell’evento di formazione senza limitarsi all’uso dei questionari ma affidandosi ad un rapporto personale diretto e valutato sul campo e che si realizza nel tempo.
Scoperta: Tra il 2002 ed il 2012 il numero delle comunità è cresciuto da 302 a 350 complessivamente 48 comunità in più, se si tiene conto delle comunità che si sono chiuse possiamo immaginare circa 100 nuove comunità (media 10 l’anno). E’ evidente che se questo è il ritmo di crescita, siamo in presenza di una crescita fisiologica ordinaria (3% anno) e quindi le soluzioni individuate per sostenere le nuove comunità (Isole della Scoperta, Isole a domicilio) è adeguato anche se non tutte le nuove comunità sono state raggiunte dalla nostra offerta e se forse il materiale di supporto non ha raggiunto la qualità di quello della Responsabilità.
Il problema che mi preoccupa di più è un altro, personalmente ritengo questo tasso di sviluppo assolutamente insufficiente; c’è una pigrizia ed un conservatorismo, talvolta la difesa di piccole rendite di posizione, che ci impedisce di raccogliere quell’interesse e quella attenzione che abbiamo visto crescere intorno a noi. Se è vero quanto dicevamo a Salerno:
“Noi vogliamo mettere a disposizione dello scautismo italiano la nostra esperienza e le nostre riflessioni; le mettiamo a disposizione con la consapevolezza di essere “piccolo frammento ci rivolgiamo a quanti sono appassionati dello scautismo e del guidismo, ma ci rivolgiamo anche a tutte le donne e gli uomini che incontriamo nel nostro cammino. Non vogliamo essere i “primi della classe”, ma vogliamo partecipare ad una nuova avventura, ad una nuova missione.
Se questa missione sarà accolta, non sappiamo quale futuro ci attende, quale sarà l’esito di questo cammino, Siamo consapevoli che qualunque sia la strada che verrà intrapresa sarà una strada di grande cambiamento; per parte nostra noi siamo disponibili a cambiare, siamo disponibili a cambiare le nostre regole, le nostre strutture,.
Il MASCI è oggi chiamato ad essere un’ampia comunità di donne e di uomini che seguendo tracce faticosamente definite, sulla base di un programma per il presente e di un progetto per il futuro offre una opportunità per gestire il cambiamento. Qui il senso della nostra missione di partecipare ad uno “scautismo per tutta la vita” con lo specifico dell’educazione degli adulti; qui è la nostra identità e la nostra diversità, per questo ci rivolgiamo a quanti sono disponibili ad assumere un compito per l’oggi ed una visione per il domani nella società e nella chiesa italiana.”
Io sono convinto che se queste parole hanno un senso dovremo urgentemente mettere in campo un piano di sviluppo straordinario: a fronte della crescita delle comunità di poco più del 10% nell’ultimo decennio, nel prossimo decennio potremo moltiplicare per quattro o cinque il numero delle comunità. Questo però comporta che il piano straordinario per lo sviluppo sia accompagnato da una iniziativa straordinaria rivolta alle regioni perché non c’è dubbio che questo piano straordinario per lo sviluppo dovrà avere le regioni come protagoniste, ma comporta anche uno sforzo particolare di formazione rivolto agli operatori regionali dello sviluppo: quelli che abbiamo chiamato missionari e piloti. Il Settore delle Opportunità dovrà dedicare un impegno particolare in accordo con il Settore Sviluppo a questa iniziativa per fornire alle regioni idee, mezzi, strumenti e contenuti, qui c’è veramente tutto da fare e siamo in grave ritardo.
Competenza: sono le Isole sicuramente meno definite perché meno chiara è stata finora la loro natura; fortunatamente la nascita delle Rotte ha portato un po’ di chiarezza.
Sembra ora più chiaro che le Isole della Competenza sono specifiche esperienze di formazione al ruolo, sono rivolte a coloro che nelle comunità, nelle regioni, nelle zone assumono il servizio dell’animazione nelle aree che rappresentano i sentieri lungo i quali si sviluppa l’educazione degli adulti secondo il metodo scout in accordo con quelle tracce che abbiamo definito, e che richiedono una specifica capacità di animazione all’interno delle comunità; potremo pensare a:
• Isole per strumenti ed attività tipiche dello scautismo degli adulti
• Isole per l’animazione della spiritualità e catechesi degli adulti
• Isole per l’animazione al servizio ed alla cittadinanza attiva e responsabile
• Isole per l’animazione all’educazione alla mondialità secondo le due linee della solidarietà internazionale e del fare strada nel creato
A queste si potranno aggiungere poche Isole su alcune funzioni necessarie a tutti i livelli della vita del movimento
• Isola della Comunicazione
• Isola dei Progetti e delle Imprese….
Per ognuna di queste Isole dovremo mettere lo stesso impegno di riflessione, di coinvolgimento di sperimentazione che abbiamo messo per l’Isola della Responsabilità. Potremo chiedere alla Pattuglia delle Opportunità, ma soprattutto alle regioni che hanno posto questi temi al centro dei loro Poli d’Eccellenza di avviare delle prime caute sperimentazioni fino a giungere a dei Taccuini analoghi a quello che oggi abbiamo per la Responsabilità.
Infine, negli ultimi anni abbiamo introdotto nell’Arcipelago delle Opportunità le Rotte, che non sono per loro natura eventi di formazione (anche se inevitabilmente propongono al loro interno anche momenti di formazione) ma sono una proposta di esperienze personali di riflessione, di vita, di spiritualità, di cammino; non sono rivolte a chi a qualunque livello è chiamato a svolgere un servizio all’interno del movimento , ma sono rivolte direttamente alla singola persona,
Sono esperienze complementari, mai sostitutive, del cammino educativo realizzato all’interno della comunità.
Sono in senso proprio delle “Opportunità”.
E bene che ci ricordiamo come sono nate queste “opportunità”: i Campi Bibbia sono nati in Friuli intorno alla Comunità di Trieste ed alla sapienza di don Fabris, le Vie Francigene sono nate in Lombardia, per la felice intuizione e la testarda determinazione di Luciano Pisoni, il Treno FB di Lourdes è nato in Calabria per l’impegno di Mario Laganà , di Mimmo Cotroneo e alcuni altri ai quali si è aggiunta la vivacità di Sonia Mondin, recentemente il Campo della Legalità dopo un avvio faticoso è nato in Calabria per iniziativa della comunità Reggio Calabria 4.
In altri termini le Rotte più consolidate sono nate principalmente per iniziativa regionale e sono diventate patrimonio nazionale.
Io credo fermamente che questa sia la via da perseguire. Da tre anni tutte le regioni lavorano ai loro Poli d’Eccellenza, ne abbiamo visto i primi frutti nei Trivi a Salerno; sarebbe bellissimo se ogni Polo trovasse il modo per trasformarsi in una Rotta da sperimentare prima nella Regione e successivamente, gradualmente diventare una opportunità offerta dalla regione a tutto il movimento. Anche qui nasce l’esigenza di una funzione di accompagnamento da parte del Settore Opportunità.
Conclusioni
La conclusione di questa forse lunga riflessione è che è giunto il momento di definire con maggiore chiarezza i ruoli: la responsabilità della realizzazione delle opportunità, di tutte le opportunità, delle Isole e delle Rotte va affidata alle regioni, è compito invece delle strutture di servizio al livello nazionale fornire alle regioni mezzi, strumenti, supporti (penso ai Taccuini) per garantire coerenza di impostazione e qualità agli interventi proposti.
Occorre però che questo rappresenti veramente un “cambiamento di modello”, che non risponde solo ad esigenze organizzative ma ad una svolta strategica che ridefinisce il ruolo delle regioni e delle “strutture di servizio” al livello nazionale, chiede alle regioni una più ampia assunzione di responsabilità ed allo stesso tempo incontri come quello di oggi, non limitati numericamente ma con la presenza dei responsabili delle “Opportunità” al livello regionale, siano la fucina ed il crogiuolo di tutte le diverse esperienze.
Il luogo dove si incontrano le esperienze delle Isole della Responsabilità e della Scoperta che nate e definite al livello nazionale trovano concreta applicazione nelle regioni, e le Isole della Competenza e le Rotte che nascendo nelle regioni dall’esperienza dei Poli dell’Eccellenza diventano patrimonio comune di tutto il movimento.
Per essere realmente crogiuolo e fucina queste esperienze dovranno essere ripetute più di una volta l’anno e forse articolate per macro aree regionali.
Questo indirizzo non è motivato da un’idea di regionalismo autonomo ed egoista, che non mi appartiene minimamente, ma dalla convinzione che solo attraverso un impegno responsabile e solidale di tutte le regioni sia possibile realizzare concretamente la nostra missione; è l’idea di Rivoluzione Copernicana che vi ho proposto a conclusione dell’Assemblea di Principina dove dicevo:
“Se abbiamo ravvivato la brace occorre che ora il fuoco arda.
Se, come dice un vecchio e nuovo consigliere nazionale, abbiamo piegato il ferro, ora occorre modellarlo.
Per questo l’unica risposta possibile è una “rivoluzione copernicana”: è necessario che ogni “periferia” (comunità o regione”) si faccia “centro”
Per questo l’unica risposta possibile è che il “motore del movimento” sia rappresentato da ogni regione o meglio dalla “rete delle regioni” e che Consiglio Nazionale e Comitato Esecutivo svolgano in pieno il compito, certamente più difficile, che lo Statuto assegna loro di essere “strutture di servizio”.
Solo un grande sforzo comune e condiviso ci potrà aiutare
Per questo è necessario che tutte le risorse disponibili siano utilizzate e valorizzate.
Il criterio di scelta delle persone non potrà mai essere la fedeltà personale ma solo la lealtà associativa.
Nessuno può essere considerato inutile o scomodo.
Solo così potremo adempiere alla missione propria dello scautismo degli adulti: l’educazione degli adulti; solo così potremo rispondere al grido, alla pressante domanda di senso che, nell’assordante frastuono mediatico, ci giunge dagli uomini e dalle donne del nostro tempo; solo così potremo, con piena responsabilità, entrare nella storia da cittadini responsabili, da cittadini del mondo; solo così potremo aiutare tutti noi, adulti disorientati, a porci alla Sequela di Gesù di Nazareth,
Solo così potremo essere veramente e finalmente movimento.”
Pensando a Bardonecchia solo avviandoci su questo cammino potremo andare
…oltre il ponte…in cammino con la storia.
Riccardo Della Rocca
Presidente Nazionale