“L’altro non è un estraneo”
Pubblichiamo una testimonianza di Michele, un amico volontario che, insieme con gli altri, sta vivendo intensamente il servizio verso i fratelli migranti giunti negli ultimi giorni nella nostra città.
“L’altro non è un estraneo, l’altro è la mia obbedienza, la mia religione, il mio amore a Dio, il mio cammino. (Arturo Paoli). In questa XX Domenica del Tempo Ordinario abbiamo avuto la Gioia di celebrare l’Eucaristia in un clima del tutto speciale. Ci siamo ritrovati in uno dei centri accoglienza per i fratelli che in questi giorni sono sbarcati sulle nostre coste in cerca disperata di aiuto.
Abbiamo posto il nostro altare in un angolino del centro come esigenza di intimità e soprattutto in segno di rispetto verso i fratelli di altra confessione religiosa. Da quell’angolino di mondo è esplosa la nostra lode comunitaria a Dio Padre.
Guidati dal meraviglioso Padre Bruno che ha spezzato per noi la Parola e il Pane, da subito aleggiava tra tutti un forte vento di universalità, nella lingua Inglese con la quale abbiamo celebrato e nella diversa origine e provenienza dei fratelli. (…)
(…) Un segno di croce iniziale che ci ha uniti tutti nella condivisione della sofferenza che è capace di nutrirsi di speranza nella Parola e nel Pane spezzati e condivisi, e di diventare segno di croce benedicente una volta conclusa la lode comunitaria che si apre alla lode con l’intera vita personale di ognuno.
Un’intera celebrazione che ci ha parlato di vita, di speranza, di condivisione, di comunione con i fratelli che non ce l’hanno fatta in questa avventura verso la libertà.
E la gioia è stata ancora più grande quando Padre Bruno ha accolto la richiesta di due genitori Nigeriani che desideravano ardentemente battezzare il proprio figlio.
Richiesta che è diventata Benedizione per Prospero e la sua famiglia, quando durante la messa, è stato celebrato un rito di preparazione al Battesimo per questo nuovo fratello che ha iniziato il suo cammino di vita da figlio di Dio, accompagnato dai genitori, alla sequela del Signore Gesù Cristo.
E’ stato un misto di emozioni che ha aperto il cuore all’Amore pieno che solo da fratelli e figli di Dio riesce a trovare il suo culmine e a scalare le vette più alte.
Gettate via mascherine e guanti ci si è lasciati andare in un abbraccio di Pace che siamo certi abbia raggiunto il cuore di Dio e lo abbia certamente intenerito.
Abbraccio esploso dal desiderio comune di Pace.. per il mondo.. per il cuore di ogni uomo.
E i nostri sguardi non potevano in quel momento non andare a tutti gli altri fratelli che pur non partecipando attivamente all’eucarestia stavano lì in una discreta e rispettosa distanza diventata in quel momento sorriso.
Un momento di Gerusalemme terrena che si è baciata con quella celeste.. Una Gerusalemme capace di ospitare tutti e nessuno.. che ti protegge ma che è capace anche di mandarti fuori le mura per essere ucciso, ma di sicuro una Gerusalemme che si lascia visitare da Dio che ha scelto lei come città eterna in cui tutti gli uomini possono vivere da fratelli.
Abbiamo concluso il nostro esserci ritrovati ancora una volta, con un bel momento di festa, animata da qualche canzoncina e dolcetti distribuiti a tutti gli amici presenti al centro… perché non ci può essere Eucaristia senza condivisione, non ci può essere gioia piena senza rimanere uniti, non ci può essere umanità senza guardarsi negli occhi liberi dalle appartenenze, non ci può essere divinità se non ci si Ama tutti!
Ci siamo lasciati con il desiderio di ritrovarci, ancora qui o in un angolino di questo mondo che grida e spera di diventare una casa accogliente per tutti… certi che “Se c’è una strada sotto il mare prima o poi ci troverà, se non c’è strada dentro al cuore degli altri prima o poi si traccerà”. (I. Fossati)”
Michele