“L’elogio della democrazia”
Durante l’assemblea cittadina svoltasi ieri (11.1.2013 – n.d.r.) presso la sala del Centro Direzionale di Reggio Calabria, indetta ai sensi dell’art. 20 dello Statuto comunale, le persone, la gente, i ragazzi hanno fornito una dimostrazione straordinaria di ordine, rispetto, dignità. Ordine nelle loro parole e nei loro modi. Rispetto per tutti coloro che ascoltavano. Dignità nell’esporre, con toni pacati e decisi, le proprie ragioni. E’ stata, come ha esordito Peppe Angelone nel suo intervento, una gran bella serata. Perché Reggio ha spiegato a sé stessa ed a coloro che in questo momento l’amministrano, che non ha più voglia di stare a guardare senza intervenire. Che non desidera più che le decisioni che riguardano tutti, vengano prese solo da parte di pochi. Che non apprezza le demagogie e gli abusi di parole. Che non ha più voglia di essere ignorata.
La serata di ieri, da molti definita storica, ha portato in tutti coloro che l’hanno vissuta una consapevolezza nuova, finora mai provata: che ognuno può parlare a tutti gli altri del piccolo/grande problema che vive, che si trova a dover affrontare ogni giorno, subito dopo aver varcato l’uscio di casa, quando il privato si trasforma in pubblico e rende necessario il confronto con gli altri.
Il popolo reggino, questa volta, ha raccontato i difetti di questa città, nati da una forma di miopia gestionale ed amministrativa ed acuiti da un moto di insensata supponenza che è spesso tipica dei nostri atteggiamenti.
Ma ieri sera, nel ritmo degli interventi, scanditi con precisione da un cronometro proiettato al muro della grande sala, nel composto alternarsi dei cittadini/oratori, nella misura del linguaggio e del corpo, abbiamo tutti lasciato da parte il nostro privato per godere dei benefici della vita pubblica, e civile.
Sì, la civiltà ha prevalso ieri con l’eleganza che le è propria, con l’attenzione prolungata e per nulla affaticata, con l’interesse per ogni argomento: per i giovani, gli anziani, i professionisti, gli insegnanti, gli stranieri, i poveri, gli imprenditori, i cittadini.
Ci siamo riscoperti abitanti di uno stesso luogo, ritrovando quell’unità che, spesso, troppo spesso, viene dimenticata negli angoli più oscuri delle case o nelle parole dei libri, dispersi sugli scaffali polverosi.
Abbiamo esercitato la democrazia: ed è stato bello.
E sarebbe ancor più bello riportare questo esempio anche nelle strade e nelle attività di ogni giorno. Solo così (solo così), potremo fare fronte comune contro chi ci vuol male.
Padre Giovanni (Ladiana – n.d.r.), nel suo intervento, ha ricordato che una assemblea popolare non è in grado di risolvere i problemi di questa città. Per risolverli occorrono anni di lavoro serio, di intelligenze dedicate, di amministratori onesti e di cittadini consapevoli e partecipi del loro ruolo.
Ieri sera, abbiamo cercato di scuotere una montagna di insensibilità e, la cosa bella, è che non è stato per niente difficile.
Impariamo tutti, quindi, a capire che le possibilità di vincere l’apatia e lo scoramento del popolo di Reggio è un fatto reale, che va cercato in ogni momento, con la passione, la forza, la dedizione e la volontà che dovrà accompagnare gli anni che verranno.
Lo dobbiamo a noi stessi. E a coloro che verranno dopo di noi. Ma se non capiamo questo, la strada diverrà ancora più lunga e tortuosa. Terreno fertile per coloro che, nel marcio, riescono a racimolare facili guadagni personali, esaltando il privato per annientare il pubblico.
Il vero colpo di stato lo abbiamo fatto ieri sera: abbiamo cambiato il nostro stato da dormienti a desti.
Proprio come l’Italia, che, Fratelli, s ‘è desta.
Ad maiora!
Francesco Campolo – MASCI RC 4