Lettera aperta del Vescovo alla Città
Carissimi,
con questo scritto voglio rendere un servizio alla Città, che si prepara alle prossime elezioni amministrative. Esso non è nato all’interno di alcuna scelta partitica, perché non sono schierato da nessuna parte e non voglio influenzare il vostro voto, indirizzandolo verso una delle parti politiche in competizione. Quanto vi scrivo è il frutto di una riflessione fatta con alcuni amici, con i quali mi sono confrontato, sul servizio che avrei potuto offrire alla Città come Vescovo, che vuole la sua Chiesa radicata sul territorio.
Sono nate queste pagine, che vi offro per spingervi a votare ed esprimere un voto veramente libero, maturo e costruttivo per il bene comune e per la crescita della Città. Nessuno vi deve ingannare con facili promesse e programmi impossibili da realizzare.
Il mio intento è quello di risvegliare in voi la coscienza civica, la passione politica, la voglia di coinvolgersi e di partecipare. Se ci riuscirò, ringrazio Dio.
1. Scommettere sulla speranza
All’inizio del mio ministero di Vescovo a Reggio vi ho invitati a scommettere sulla speranza affermando che il mio servizio pastorale sarebbe partito proprio da questa virtù, confidando anche sulla voce critica e costruttiva dei giovani, che invitavo a non lasciarsi andare in un pessimismo sterile e demolitore di ogni bene. Riparto da questa virtù, chiarendo che essa non è l’attesa passiva di un bene che qualcuno dovrà darci. La speranza cristiana è attesa orante del dono di Dio, ma è anche impegno preciso a fare ciascuno la sua parte per la costruzione del bene comune. Con questo intento è partita la preparazione del Sinodo dei giovani, ai quali ho consegnato un decalogo per coltivare la speranza.
Vi invito, perciò, a vedere i numerosi germi di bene presenti sul territorio: dalla coscienza di reagire al male e al contagio criminale alle numerose iniziative tese all’affermazione della giustizia e della legalità; dalla nascita delle piccole imprese alla consapevolezza di vigilare sull’uso dei beni della collettività; dal moltiplicarsi del volontariato e di iniziative assistenziali ai numerosi suggerimenti e proposte per una pianificazione del bene comune. Dinanzi a questi germi occorre il coraggio della partecipazione e del sacrificio, per rendere concreto quanto aspettiamo, che già va prendendo forma, stimolati dal rinnovamento in atto delle coscienze.
Il primo segnale di speranza deve partire da ciascuno di noi, esercitando il nostro diritto di voto con discernimento, senza lasciarci illudere da promesse illusorie o impaurire da poteri occulti o criminali. Votiamo con libertà e responsabilità. L’altro segnale di speranza lo potrebbero dare gli eletti nella prossima competizione, se saranno capaci di concordare, al di là di ogni interesse di parte, un’amministrazione di salute cittadina, che affronti veramente i problemi, senza inutili litigi, mettendo fine una volta per sempre alla fase in atto di colpevolizzazione reciproca.
2. Reggio, la nostra Città
Reggio è la nostra Città e ci appartiene, perché qui abbiamo le nostre radici e qui viviamo una storia comune. Perciò noi amiamo questa Città e vogliamo vivere il prossimo appuntamento elettorale con impegno e responsabilità, perché essa possa avere un presente dignitoso, progettando un futuro credibile e possibile. Vogliamo essere cittadini responsabili, che trovano nella fede cristiana un’ulteriore spinta alla partecipazione, senza delegare ad altri la cura del bene comune.
Oltre che cittadini responsabili, vogliamo essere anche cristiani generosi e coraggiosi, che trovano l’equilibrio tra fede e vita anche nell’impegno politico. Generosi perché amiamo la Città; coraggiosi, perché vogliamo fare scelte libere e trasparenti, reagendo contro la delusione diffusa tra la gente, che spesso si limita solo alla critica sterile. Noi vogliamo coniugare al presente la speranza per la nostra Città, per progettare un futuro diverso conoscendo, dialogando e condividendo con quanti hanno la nostra stessa passione politica.
Auspico che questi tre verbi siano l’orizzonte di riferimento per i cattolici, che vogliono vivere il tempo elettorale da cristiani, ma li offro anche a tutte le persone di buona volontà.
* Conoscere i bisogni reali del territorio e le possibili strade da percorrere per risolverli.
* Dialogare con la gente e con le Istituzioni perché ciò che si realizza o viene trascurato ci
riguarda.
* Condividere la passione per la Città, per quello che potrebbe essere e non è ancora.
Invito i cattolici ad aprirsi ad un confronto serrato con tutti, senza rimanere bloccati in uno scontro sterile sul passato. Non è il passato in gioco, ma il futuro.
3. Partecipazione alla vita della Città
La mancata o carente attivazione di adeguati strumenti di democrazia partecipativa, previsti dai nostri ordinamenti, ha contribuito all’accelerazione di una diffusa insofferenza, o peggio ancora rassegnazione, della cittadinanza rispetto alla politica e alle istituzioni. La logica del benessere individuale ha finito per soppiantare quella del bene comune, ed ha foraggiato, suo malgrado, un sistema di tipo fortemente clientelare.
La continua incapacità di chi di dovere, poi, di fornire risposte credibili ha finito per consolidare e cronicizzare la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e la politica, sino al non adempimento dei propri doveri. E’ nata, perciò, una grande diffidenza rispetto alla classe politica, salvo poi, al momento del voto, orientarsi secondo il calcolo dei vantaggi particolari o personali. In questa situazione è stato più facile per la ‘ndrangheta, e per gruppi affaristici, infiltrare i propri uomini ed i propri interessi in un tessuto sociale ed istituzionale, reso sempre più friabile dalla crisi economica e dalla sterile radicalizzazione dello scontro politico.
Se vogliamo, pertanto, che i cittadini ritornino a partecipare alla vita della Città è necessaria la stabilizzazione di un processo comunitario, pubblico e privato, in grado di garantire la salvaguardia dell’ente locale dalle infiltrazioni delle organizzazioni criminali a tutela della più naturale esigenza di libertà dell’intera collettività. E’ un impegno di tutti, la cui prima espressione è la denuncia del male. Invito ad avere questo coraggio, decisivo per la vittoria sulla criminalità.
In quest’ottica di democrazia decentrata va rimessa al centro la dignità della persona umana, l’affermazione dei suoi diritti-doveri, una rinnovata etica dei valori ed una profonda e diffusa coscientizzazione del bene comune. La crisi in atto, sia economica che politica, ha provocato in tanti una presa di coscienza ed ha fatto rinascere la voglia di partecipare con strumenti idonei di democrazia partecipativa: assemblee pubbliche, bilancio partecipativo, rendicontazione sociale, processi di coinvolgimento dei quartieri, reale ed effettivo funzionamento delle consulte previste dallo Statuto comunale, sostegno a forme di associazionismo di quartiere per compartecipare alla cura di aree abbandonate della Città, nuove progettualità sul decentramento amministrativo.
Mi permetto di rivolgere l’invito a quanti si candideranno affinché si impegnino a garantire una prospettiva di democrazia partecipativa, fondata sulla trasparenza amministrativa ed economica e sul coinvolgimento sociale dei cittadini nei processi decisionali, soprattutto per le questioni di interesse collettivo. Ecco allora l’importanza del nostro voto, che non può essere barattato a discapito dei nostri ideali.
4. Senso dello Stato
L’educazione al senso dello Stato è molto carente tra di noi. Spesso appare un fatto retorico richiamarsi ad esso; e ciò per responsabilità sia di chi ci governa che di noi cittadini. Più volte in questi mesi ho ricordato che questa educazione fa parte della moralità, che la Chiesa propone e che, perciò, deve passare nell’azione formativa delle parrocchie. Va, però, chiarito il rapporto tra legalità e giustizia. La prima richiama al leale rispetto delle leggi che regolano la vita comune basata su norme generali uguali per tutti, non su ingiustificabili privilegi o sulle raccomandazioni.
La giustizia riguarda il riconoscimento della dignità di ogni donna e di ogni uomo, in quanto persone; e la ragionevole eguaglianza con cui tutti devono essere considerati e trattati, mai come mezzi e sempre come fini, non come oggetti ma come soggetti. In questa lettera non posso fare a meno di denunciare come anticristiana una certa assuefazione all’illegalità. Ciò accade per tornaconto, per quieto vivere, per familismo, per calcolo, per sfiducia nello Stato e nei suoi organi. Ne scaturiscono comportamenti che, di fatto, diffondono modelli anti sociali, anti statali e contro il bene comune: abusivismi di vario genere, mancanza di rispetto delle regole della convivenza, evasione contributiva e fiscale, accesso a benefici non spettanti, corruzione, favoritismi, raccomandazioni, prevaricazioni, truffe finanziarie, omertà, indifferenza, ecc.
Tali comportamenti in persone che si dicono credenti sono una vergogna. Tutto ciò ripropone in maniera drammatica il rapporto tra fede e vita, che è il dramma delle nostre comunità cristiane e che non fa percepire più come peccato tali modi di agire, creando così anche quell’humus di sostegno culturale a fenomeni più gravi. E che dire poi della logica assistenzialistica, della quale dobbiamo sentirci responsabili, perché forse tutti ne abbiamo usufruito? Il potere pubblico si è adeguato alle richieste della gente e, invece di promuovere una politica autopropulsiva, ha elargito con potere discrezionale risorse in modo clientelare, alimentando sfiducia, scarsa spinta all’impegno sociale, alle attività produttive, ad ogni iniziativa creatrice di novità, consolidando la fatalistica certezza che la realtà non possa cambiare.
Chi si è avvantaggiato di più di questa politica? I gruppi di potere locale, spesso di matrice criminale. Essi si sono presentati al centro come collettori di voti e garanti di consenso; e, dinanzi al popolo, come trasmettitori di risorse, per lo più in modo clientelare e spesso anche illegale.
Carissimi, alle prossime elezioni saremo capaci di cambiare mentalità ed esprimere il voto in modo non clientelare? Se lo faremo, sarà un grande servizio alla Città, un vero segnale di speranza. Invito tutti, soprattutto i cattolici, a riconquistare il senso civico, anche in forza della fede religiosa, educando le coscienze. Ognuno trovi la forza per liberarsi dalle dipendenze, per denunciare la corruzione, per votare non per chi elargisce o promette favori, ma nella consapevolezza che anche il singolo voto ha valore, perché è un atto di collaborazione alla ricostruzione continua, anche morale, della società. A nulla servirebbero nuove provvidenze economiche, se riversate nell’ambiente sopra descritto.
5. Futuro amministrativo e scelte impopolari
In questo momento a nessuno sfugge che chiunque amministrerà nei prossimi anni la nostra Città, e anche molti centri della Provincia attualmente sciolti o in dissesto, si troverà a dover saldare impegni già presi dalle amministrazioni commissariate per far fronte ai pesanti debiti accumulati negli anni. E’ drammatico dirlo, ma va affermato con coraggio, per non ingannare i cittadini. L’aumento delle tasse locali peserà ancora per molto tempo sulla cittadinanza chiamata inevitabilmente a sanare i debiti accumulati.
Nel momento in cui scrivo, aleggia sulla Città lo spettro, ormai sempre più concreto, della dichiarazione di dissesto: un fallimento economico che rischia di avere ricadute pesantissime su tutti i cittadini, ed in particolare sui più deboli e fragili. Carissimi, nel prossimo dibattito elettorale non credete a chi vi promette grandi opere e ripartenze senza spiegarvi da dove prenderà i soldi senza provocare altre falle; la situazione, infatti, sarà ancora dura per i prossimi anni.
La recente relazione, con cui la Corte dei Conti ha sostanzialmente bocciato il piano di rientro del nostro Comune, fa emergere un passivo ben più pesante di quanto già certificato dalla terna commissariale, anche a motivo di elementi ancora non sufficientemente quantificati (si pensi ad esempio all’incertezza sui debiti fuori bilancio e sulle entrate vincolate, ai contenziosi pendenti con i creditori, alla diminuzione della percentuale di entrate tributarie riscosse).
In un modo o nell’altro, la comunità cittadina pagherà ancora a lungo un conto salato in termini di riduzione dei servizi, di contrazione di investimenti e manutenzioni, di interessi da pagare per coprire con le casse comunali il rientro di prestiti contratti per venire incontro al pagamento dei debiti accertati. Anche per questo motivo è indispensabile che chi si candiderà a governare Reggio si impegni a condividere al massimo con la cittadinanza non solo le scelte impopolari, ma anche i criteri che attengono alle scelte e alle soluzioni prospettate nei documenti contabili, in un’ottica di crescita della partecipazione dei cittadini, che devono essere consapevoli anche nella fase di determinazione di tali scelte. A queste logiche risponde l’adozione non più procrastinabile del bilancio partecipativo.
6. Rilancio dell’economia
L’economia calabrese e reggina, centrata sui servizi pubblici e sul commercio, è in ginocchio per i tagli, per la crisi e la pervasività dell’economia mafiosa all’interno di interi comparti produttivi e commerciali. Il crescente numero di attività sequestrate e confiscate è solo uno dei segnali in questa direzione. Seppure nel 2013 in Città e in Provincia si registrano più imprese nate che cessate, in controtendenza con il calo degli ultimi anni, analizzando il dato qualitativamente, si rileva il peso delle aziende chiuse nei comparti delle costruzioni edili e del commercio, settori maggiormente in crisi, e solo in minima parte rimpiazzate da nuove iscrizioni. In questi settori la ripresa sarà difficile con il rischio che il rilancio delle costruzioni edili venga fatto a scapito di un territorio già troppo aggredito dal cemento; mentre invece molto spazio può essere creato per le ristrutturazioni e le attività di recupero dello stesso territorio.
Un segnale di speranza è dato dal fatto che buona parte delle nuove imprese è costituita da giovani e da donne: speriamo sia un segno della voglia di impresa da parte delle giovani generazioni. Sarebbe una delusione invece se ripetesse il fenomeno legato alla possibilità di sfruttare contributi finanziari a tempo. Un altro dato negativo è il calo delle c.d. unità locali, vale a dire uffici, stabilimenti, depositi ecc., costituiti da imprese locali o nazionali o estere. Questo dato conferma che le imprese non sono interessate al nostro territorio. Perciò chi si candida dovrà indicare nel programma come creare le condizioni economicamente appetibili per imprese che vogliano investire in Città, sfruttando anche normative esistenti (es. le agevolazioni fiscali delle Zone Franche Urbane).
Il sistema economico calabrese è caratterizzato da uno stretto legame tra attività imprenditoriali, redditi e patrimoni delle famiglie: non a caso nella provincia reggina la quota più consistente dei depositi bancari ha origine dal reddito delle famiglie. Anche per questo motivo è auspicabile che il sistema bancario faccia di più per imprese e famiglie. Il dato attuale non è incoraggiante, con una diminuzione sia nei mutui che nei prestiti aziendali. Mi permetto di chiedere alle banche di essere anche loro protagoniste della rinascita del nostro territorio evitando il suo definitivo affossamento. La futura amministrazione dovrà avere cura di creare un rapporto nuovo con il sistema bancario, senza cedere ad atti di vassallaggio.
Un rapporto capace di definire una collaborazione concreta, immaginando anche possibili strumenti innovativi da utilizzare ed offrire ad imprese e cittadini. Anche sul turismo il discorso non è rassicurante. Dai dati che abbiamo sembra emergere che il flusso turistico è ancora concentrato nei mesi di luglio ed agosto; in questo settore, dove tra l’altro i tassi di occupazione delle strutture ricettive sono ancora nel 2013 più bassi della media regionale, e si registra un calo dei turisti stranieri (14% nel terzo trimestre 2013). Indubbie potenzialità può rivestire il turismo culturale legato anche al Museo nazionale parzialmente riaperto . Ma ciò da solo non basta, se non si pensa ad un progetto capace di rendere realmente la Città e la Provincia attrattori turistici.
E che dire delle infrastrutture calabresi? La loro inadeguatezza è una delle cause della bassa capacità di esportazione delle nostre imprese, dalla quale, invece, può venire altra possibilità di rilancio economico. Chiedo agli Enti locali di fare molto di più per creare le condizioni affinché le imprese locali si aggreghino e facciano massa critica per conquistare i mercati internazionali. Venga sostenuta, pertanto, la locale debole vocazione manifatturiera, che nell’agroalimentare sta registrando un timido segnale positivo.
7. Lavoro
Le difficoltà economiche ed imprenditoriali sopra indicate si riflettono naturalmente sui dati legati al lavoro. L’occupazione nelle imprese mostra nel secondo trimestre 2013 una gravissima diminuzione rispetto allo stesso trimestre del 2012, arrivando a 4,1%, quasi due volte e mezzo la riduzione osservata a livello nazionale (pari a 1,7%). Nella sola Reggio Calabria la quota di occupati sulla popolazione residente si mantiene al 27,3%, un valore di oltre 10 punti inferiore al dato italiano, ed in assenza di interventi seri il tasso di disoccupazione aumenterà tra il 2014 e il 2015.
Già oggi 1 giovane su 3 risulta disoccupato, senza tener conto del triste fenomeno del lavoro nero. Le agevolazioni all’occupazione concesse a livello regionale e nazionale sono spesso bloccate in un miscuglio letale di annunci e ostacoli nella concreta attuazione dei provvedimenti. Chi vorrà governare la Città dovrà fare proposte per l’economia e l’occupazione; e dovrà essere chiaro e vero, senza ingannare con facili e illusorie promesse, che aumenterebbero la tragedia dei disoccupati. Egli dovrà offrire alla cittadinanza un progetto chiaro e qualitativamente selettivo, che incoraggi i settori compatibili con la vocazione del nostro territorio, nei quali la libera iniziativa imprenditoriale, con i necessari controlli pubblici, possa sviluppare e creare così occupazione.
Il Comune deve favorire il terreno buono attraverso la creazione di distretti, marchi, rivalutazione dell’artigianato locale, sostegno alla buona imprenditoria che pure è presente in Città ed alle imprese sociali del terzo settore, che da solo registra i tassi di crescita maggiore su tutto il territorio nazionale. Allo stesso modo, fuori da ogni logica di incentivi a pioggia, occorrerà investire sulla Città come spazio bello e vitale, capace di creare quelle condizioni per un vero marketing territoriale che faccia di Reggio una realtà economicamente interessante.
Come Vescovo, debbo ancora richiamare il principio della centralità della persona, cardine della dottrina sociale della Chiesa; esso deve guidare ogni scelta, anche quelle economiche e di bilancio. Su questo principio la politica deve dar prova di voler dettare la speranza, cosa ben diversa dagli inconsistenti impegni clientelari che hanno caratterizzato un’epoca intera in Calabria. Dettare la speranza significa offrire certezza, attraverso concreti segnali di ripresa, che è possibile produrre cambiamento, produrre benessere, lavoro reale, dignitoso, senza nascondere i relativi costi in termini di sforzi comuni, di sacrifici, di giustizia, di equità, di coerenza.
Non si dovrà creare lavoro fasullo, sganciato dallo sviluppo economico e gravante solo sulle finanze dello Stato o della Regione; bisogna pensare ad un lavoro compatibile con le risorse del territorio. Sappiamo quanto sia tragico il contrario: situazione di stallo per tanti giovani, che si illudono di lavorare, ma ai quali viene solo procrastinata la tragedia della disoccupazione. In tal senso si auspica un utilizzo adeguato delle risorse derivanti dalla programmazione dei Fondi Europei 2014-2020. E’ evidente come tali fondi dovranno consentire di sviluppare politiche decisive in Calabria ed a Reggio per la crescita, per il rilancio del sistema produttivo e quindi per l’incremento dell’occupazione ed il miglioramento della coesione sociale. Con tali risorse si potranno incentivare e sviluppare i modelli alternativi e cooperativi di economia solidale, con particolare riguardo al dramma della disoccupazione giovanile.
Mi rivolgo ora soprattutto ai giovani e ai loro genitori per esortarli
* a superare l’attesa di un lavoro fisso sotto casa, sognando una “scrivania”, o addirittura di
rincorrere l’idea che si possa avere uno stipendio senza fatica e lavoro;
* a guardare con occhio positivo anche al lavoro manuale, artigianale ed agricolo;
* ad accettare di iniziare lentamente: fare la gavetta, perché le grandi mete si raggiungono poco
per volta;
* ad imparare ad associarsi ed a cooperare.
L’educazione al lavoro e alla cooperazione inizi già dalla scuola, avvicinando concretamente gli alunni alle realtà produttive.
8. Vivibilità e mobilità
L’analisi del contesto urbano della Città evidenzia enormi problematiche relative allo stato di abbandono e degrado dei beni architettonici e culturali della nostra Città, alle opere incompiute o mai iniziate o periodicamente annunciate o peggio ancora completamente abbandonate e sottratte alla fruibilità dei suoi abitanti. A ciò si aggiunga l’inaccessibilità della Città per i disabili e gli anziani, la mancata eliminazione delle barriere architettoniche, l’inadeguatezza del sistema di trasporti, su gommato, ferroviario ed aereo, sostanzialmente arretrati e poco funzionali.
Oggi purtroppo le barriere architettoniche caratterizzano quasi tutti i luoghi della Città (a partire dal Palazzo Comunale), e rendono estremamente difficoltosa la mobilità di anziani, disabili, famiglie con bambini in carrozzina, ai quali bisogna garantire un dignitosa vivibilità in Città. Una particolare attenzione va anche prestata ai sistemi di mobilità urbana, recuperando, perché assolutamente ineludibile per una Città come Reggio, l’idea della metropolitana di superficie interconnessa con un sistema efficiente di attraversamento verticale della Città.
Va recuperata l’efficienza dell’ATAM, eliminando gli sprechi e curando una gestione oculata ed efficiente delle risorse, valorizzando competenze interne e prevenendo i casi di utilizzazione dei mezzi senza pagamento dei biglietti. E’ necessario ipotizzare un sistema di mobilità degli studenti e dei disabili verso i luoghi di cura o di riabilitazione. Tali servizi dovrebbero essere svolti dal pubblico ed avere dei costi inversamente proporzionali al reddito dei fruitori.
Inoltre, va evidenziato il serissimo problema del dissesto idrogeologico del territorio, l’aumento di rischi ambientali, il perdurante abusivismo edilizio, il degrado e l’erosione delle coste, l’inquinamento ambientale: sono fenomeni in stretta correlazione fra di loro che non hanno ottenuto ancora risposte adeguate. Ciò si ricollega anche, e non marginalmente, alla necessità per i cittadini di riscoprire la piazza e i luoghi di aggregazione che, unitamente alla nuova pavimentazione ed al nuovo arredo urbano del centro storico, in particolare Corso Garibaldi, renderebbero più armonica ed a misura d’uomo la mobilità urbana, con evidenti positive ricadute sulla vivibilità della Città e suoi luoghi di aggregazione.
Ciò comporta, ancora una volta, un forte richiamo al senso civico di ciascuno di noi. Il concetto del vivere la Città va di pari passo con il rinnovamento di una cultura civica, protesa al rispetto delle regole minime del vivere civile e alla custodia del bello e del creato che ci circonda.
9. Dalle politiche di welfare alle politiche di comunità
In Calabria una famiglia su quattro vive in povertà; e ciò è la conseguenza di una politica di elargizione dei sussidi e non di investimento per risolvere alla radice la povertà. Gli esigui contributi economici sono solo palliativi, perché crescono la disoccupazione e l’emarginazione soprattutto giovanile all’interno di famiglie spesso disgregate. Nella nostra Città esiste una povertà in qualche modo strutturale, che si manifesta agli angoli delle strade e che si consuma nel perimetro delle case in un drammatico silenzio. I diritti fondamentali della gente rischiano di essere considerati privilegi. Assistiamo ad un antagonismo fra poveri e fra portatori di interessi, che priva tutti del senso di umanità e solidarietà.
Negli ultimi anni, poi, c’è stato un progressivo taglio di risorse nel settore delle povertà e delle politiche sociali, dovuto senza dubbio ad una consistente riduzione dei fondi nazionali e regionali, ma al quale ha contribuito anche la difficile situazione economica del Comune di Reggio. Di fatto, dal 2010 ad oggi, i servizi offerti dal comune nei confronti delle fasce deboli della nostra Città, si sono ridotti di oltre il 50%. Troppo spesso il mondo del volontariato e del Terzo settore, le famiglie e le stesse persone in difficoltà, sono state costrette a lottare per le risorse, ritenendo, con buona ragione, che gli investimenti dello stato, delle regioni, dei comuni, nel campo del contrasto alle povertà, dell’assistenza per le fragilità, siano assolutamente insufficienti.
Purtroppo queste lotte sono sintomi di un sistema che divide le persone in categorie, in ragione di una sorta di catalogo delle povertà, distinguendo minori, anziani, persone con disabilità, persone con patologie psichiatriche, tossicodipendenti, migranti, ed intruppandole in voci specifiche di bilancio. E’ un sistema che non pone al centro la persona, ma la fragilità di cui è portatrice! E ciò è inaccettabile. Un sistema siffatto non solo non riesce ad essere efficace nei servizi di aiuto, ma non può neanche garantire risorse adeguate, fondandosi su un meccanismo concorrenziale tra categorie, frammentando e polverizzando le risorse. E’ un modello vecchio che ha portato le stesse realtà del volontariato e del Terzo settore della nostra Città a soffrire crisi strutturali, non solo finanziarie, ma soprattutto identitarie.
Occorre oggi superare tale logica, ribadendo con forza che le categorie non possono essere accettate, che non si possono condividere politiche al ribasso, né rassegnarsi a logiche residuali. Nella scia di grandi uomini del passato, come don Italo Calabrò, e di una tradizione di volontariato, consolidata qui a Reggio, auspico un modello nuovo di stato sociale, un passaggio epocale dalle politiche di welfare alle politiche di comunità. Su di esse ognuno di noi deve fare la propria parte. Siamo consapevoli che si tratta di processi lenti, che devono incidere sulla cultura non solo dei servizi, ma anche dei cittadini; ma siamo altrettanto certi che solo una mutazione reale di modello potrà condurre alla definizione di una società davvero a misura d’uomo.
Sento il dovere di ringraziare quanti nel volontariato e nel Terzo Settore, sia laico che religioso, sono oggi per la Città un segnale di speranza. Una variegata moltitudine di uomini e donne che si spendono quotidianamente, nonostante le difficoltà, al fianco dei più deboli e dei più fragili; essi hanno deciso di superare le barriere ideologiche e culturali erette nel corso degli anni, avviandosi verso un percorso unitario, costituendo il Forum Provinciale del Terzo Settore e divenendo così, a tutti gli effetti, parte sociale.
Chi si candiderà a governare Reggio dovrà necessariamente avere a cuore il benessere dei cittadini, a partire dai deboli e fragili; e realizzare percorsi innovativi e partecipati verso un modello di welfare generativo di comunità, capace di offrire risposte concrete ai bisogni dei cittadini nonostante l’esiguità delle risorse, trovando nella Chiesa e nel mondo del Terzo Settore collaboratori affidabili.
10. Cultura, istruzione, cura del territorio
Se la Città vive questo momento, è anche perché tutte le agenzie educative, a partire dalla scuola, non sempre sono state adeguate e attrezzate all’emergenza culturale che viviamo, in termini di capacità e risorse per investire nell’educazione al bello, al giusto, al vero. Gli attentati degli ultimi mesi verso istituzioni culturali sono il sintomo di uno scacco che si vuole dare anche a quanto di bello la Città sta creando e può creare per risollevarsi.
Cura dello spirito e cura dell’ambiente sono poi intimamente legati. In ambito culturale, Reggio ha un patrimonio invidiabile e una vivacità di istituti, università, circoli, gruppi, associazioni, compagnie, cori, che devono però saper programmare e lavorare insieme per poter essere meglio protagonisti del risveglio culturale cittadino. In questo l’amministrazione deve farsi compagna di viaggio, superando una promozione inefficace, o peggio ancora clientelare. Occorre mettere in rete il sistema teatrale e museale cittadino, e inserirlo nella più generale promozione culturale e turistica della nostra Città.
Sotto il profilo del territorio la Città è abbruttita, oltre che dalle opere incomplete e dalle mancate manutenzioni, dall’incuria e dal degrado di cui purtroppo anche i cittadini sono corresponsabili. Troppi cantieri sospesi che sfigurano ormai in modo permanente il volto della Città. E’ necessario che si faccia ogni sforzo, anche puntando sull’associazionismo cittadino, perché si realizzi un censimento dei beni comuni e degradati della nostra Città, perché tornino in possesso della comunità cittadina con progetti e iniziative che non siano solo asfalto e cemento.
In pochi altri posti come a Reggio e in Calabria questione ambientale e comunitaria si intrecciano, rendendo per il nostro territorio necessaria un’ecologia dell’uomo intesa in senso giusto. Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l’ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio. Come le virtù umane sono tra loro comunicanti, tanto che l’indebolimento di una espone a rischio anche le altre, così il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in società sia il buon rapporto con la natura.
Negli ultimi anni, inoltre, si stanno affermando in Città e in provincia, anche grazie all’impegno di realtà del terzo settore, modelli alternativi di utilizzo e valorizzazione delle risorse ambientali e culturali che scommettono sulla possibilità di creare veri e propri circuiti culturali di economia solidale. Tali esperienze possono far crescere una cultura del bello e del rispetto della creazione come dono di Dio che diventano concrete possibilità occupazionali e di creazione di impresa.
Concludendo questo aspetto, voglio ancora ricordare la dottrina sociale della Chiesa quando unisce valore della persona e rinascita culturale: La formazione di una cultura capace di arricchire l’uomo richiede il coinvolgimento di tutta la persona, la quale vi esplica la sua creatività, la sua intelligenza, la sua conoscenza del mondo e degli uomini e vi investe, inoltre, la sua capacità di autodominio, di sacrificio personale, di solidarietà e di disponibilità a promuovere il bene comune.
11. Giovani protagonisti del cambiamento
Dagli anni ottanta, la nostra cultura è chiamata post-moderna per le sue caratteristiche di frammentarietà delle conoscenze e delle convinzioni. Valori e tradizioni di un tempo sembrano non far più presa; i modi di vivere e di pensare sono diventati così numerosi, che ognuno ritiene di doverne elaborare di nuovi, a propria misura. Troppi modelli di riferimento fuorvianti e/o pseudoeducativi producono una grave confusione, a causa della loro scarsa testimonianza e pregiudicano inevitabilmente ogni percorso di formazione.
Passa inesorabilmente una mentalità che presenta l’assenza di valori sicuri e ideali condivisi, anche a motivo di un’esasperata preoccupazione dell’apparire, piuttosto che dell’essere, figlia di un crescente relativismo etico, che produce spesso indifferenza e solitudine. E’ richiesto agli adulti di esercitare nei confronti dei minori una forma di autorevolezza prima che di autorità; ma sembra stia venendo meno in essi la capacità di educare. Vi è inoltre nelle istituzioni la difficoltà di essere credibili nei valori e nelle proposte concrete.
Anche la società calabrese vive un periodo caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti in tutti i campi della vita sociale. Moltissimi sono gli stimoli ai quali essi possono accedere, in modo autonomo e auto diretto, con la conseguente difficoltà non tanto di conoscere, quanto piuttosto di integrare le conoscenze in un quadro unitario, coerente con la propria personalità in divenire. Gli adulti si trovano a fare i conti tra le mille esigenze di un mondo globalizzato, sempre più esigente e competitivo e i compiti classici dell’educazione, la necessità di trasmettere valori e creare legami significativi e duraturi con ragazzi sempre più abituati al virtuale che al reale.
I figli, sono considerati un peso, un lusso, un incomodo, un problema perché condizionano la libertà dei genitori e degli adulti. A ciò si aggiunge nella nostra Città il problema del fenomeno mafioso, che ha un alto livello persuasivo e si propone ai giovani come suggestivo modello di riferimento. Di fronte ad un basso indice di scolarità e ad un alto tasso di disoccupazione molti giovani passano attraverso la scorciatoia della scelta criminale. Al giovane che sceglie, o vi si trova coinvolto, la ’ndrangheta offre una serie di benefici, che indubbiamente, in quel contesto, conferiscono status, oltre che fonte di guadagno.
Un indicatore significativo ed allarmante, che connota tuttavia tutta la provincia di Reggio Calabria, è rappresentato dall’entità dei consumi, di gran lunga superiori ai guadagni dichiarati. Tale circostanza evidenzia inequivocabilmente l’esistenza di sacche di reddito sommerso di dubbia provenienza.
La pressione sociale spinge a fare dei ragazzi, dei personaggi di spicco, uomini e donne di successo. Ci si dimentica di accompagnare i ragazzi a coltivare le virtù e le qualità umane: la lealtà, l’onestà, la giustizia, la fede, la solidarietà, la fortezza, la bontà. Bisogna, invece, far sì che i giovani non siano considerati come oggetto ma come soggetti della loro crescita, dando loro centralità nella vita della Città. I giovani non sono solo la speranza del domani, ma anche la certezza dell’oggi. Devono disporre, pertanto, oggi di spazi di bene, per costruirsi efficacemente e prepararsi al futuro.
Si tratta di una questione che interroga fortemente il mondo adulto, il quale deve comprendere quali opportunità offrire ai giovani. In questo senso si rivela fondamentale l’associazionismo. L’impegno educativo, che ha un valore primario per tanta parte del mondo aggregativo ecclesiale, tende infatti a costruire il futuro, ma attraverso il presente. In tale ottica, si rivelano preziose le tante esperienze di gruppo che a Reggio si sforzano di coltivare il protagonismo dei ragazzi.
Queste, infatti, sono fondamentali per dare voce ai giovani, poiché costituiscono occasioni di incontro e condivisione in cui ci si abitua a compiere scelte e a divenire positivamente autonomi, formano le coscienze per superare quella mentalità individualistica e particolaristica che rischia di segnare il Sud. Sono luoghi, quelli dell’associazionismo, in cui risuona la bellezza della vita della Chiesa e dove si potrebbe costruire una nuova possibilità per la Città. Dove si deve delineare il volto della speranza per questa Città. La programmazione futura della Città ne tenga conto.
Cari giovani, soprattutto a voi mi rivolgo: risvegliate in voi la passione e il fascino delle mete alte, il desiderio di ricercare il Bene per sé e per gli altri, senza rincorrere interessi particolari, attraverso la condivisione e l’unione delle identità culturali e delle competenze professionali presenti sul nostro territorio. Promuovete una nuova cultura del lavoro, testimoniate il valore della partecipazione e del discernimento comunitario a fronte di una cultura che fa percepire come inutile o come fatica in più l’esercizio della democrazia.
Siate cittadini degni del Vangelo, consapevoli dei propri diritti e doveri, favorendo un impegno politico che porti soprattutto i cristiani ad interessarsi e a proporre soluzioni per il territorio in cui vivono, creando così un terreno fertile anche per la nascita di vocazioni politiche.
Sappiate approfittare del Sinodo dei giovani, che stiamo preparando. E’ un’occasione anche per chi è lontano dalla Chiesa di disegnare il vostro futuro e indicare a noi adulti quali sono le vostre speranze.
12. Conclusione
Carissimi, ho aperto questa lettera con un richiamo alla speranza. La voglio chiudere, richiamandomi di nuovo ad essa. Abbiamo bisogno di un’eccedenza di speranza, che non è vuoto ottimismo ma testimonianza della nostra fede. C’è bisogno di credere che si può spendere la propria vita per la costruzione del Bene Comune, ricercando la giustizia e la pace. Incoraggio i cattolici ad impegnarsi ancora di più in politica, coniugando coraggiosamente, con tenacia e coerenza, la fede e la vita.
Fate in modo che questa stagione lunga e faticosa della Città contribuisca a far sorgere una generazione nuova di cattolici reggini che sentano la cosa pubblica come importante e alta, capace di segnare il destino di tutti; e per essa siano disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro sogni, dei loro giorni. A quanti non si riconoscono nella fede cattolica l’invito a metterci assieme su quei punti che costituiscono la ricerca del bene comune. Potremo fare insieme un lungo cammino. Auguro alla nostra Città un futuro migliore per la fattiva collaborazione di tutti i suoi figli.
Come Vescovo di questa Città prego e benedico di cuore.
+ p. Giuseppe
Reggio Calabria, 14 febbraio 2014, Anniversario della nascita di San Gaetano Catanoso