Nel mare del silenzio…
Nel mare del silenzio un fiore ha galleggiato.
C’era un vento sferzante stasera e il mare, che dentro il porto è solitamente calmo, era agitato come il mio cuore. Mentre lanciavo il fiore nella acqua, uno spruzzo mi ha colpito, quasi per farmi meglio sentire, anche e solo per un attimo, quel freddo che fa tremare e lacera il corpo.
A lungo ho osservato i fiori che galleggiavano sull’acqua: mossi dalle onde, si avvicinavano l’un l’altro per poi allontanarsi e poi ancora riavvicinarsi e cambiare posizione e direzione quasi come fosse una danza che seguiva uno schema pensato e deciso.
E allora ho pensato a questi nostri fratelli inghiottiti dal mare e alla sofferenza che hanno provato e ho immaginato come anche loro, nel freddo mare di inverno, si siano potuti muovere, annaspando, cercando di aiutarsi reciprocamente, aggrappandosi alla vita; e questo pensiero mi ha annientato e mi fa sentire piccola e inutile. “Ogni uomo semplice porta in sé un sogno….” Mentre la mia preghiera era accompagnata dal canto, mi sono chiesta qual era il loro sogno e come io posso contribuire per aiutarli a realizzarlo.
Era buio e il mare scuro, quasi nero, e mentre, abbracciata a Bruna, cercavo anche con il corpo di condividere il dolore, ho provato a immaginare quale possa essere stata la sofferenza dei nostri fratelli.
A un tratto, mentre il silenzio accompagnava i pensieri di ciascuno dei presenti, ho sentito la voce del mare e mi è sembrato di poter ascoltare le grida di dolore di tutti coloro che sono stati inghiottiti dai flutti. E quella voce e quelle grida, le ho fatte mie perché possa diventare io voce di questi poveri disperati e perché io, come donna, cittadina, cristiana, cattolica e scout, sento di avere il dovere di rendermi parte attiva per la costruzione della pace e per far trionfare la giustizia.
Un progetto troppo ambizioso? Certamente, si se si pensa di poter cambiare il mondo operando da soli, ma se, al contrario, ci rendiamo utili a cambiare principalmente il nostro pensiero, ci facciamo guidare da nostro Signore, usciamo dal nostro egoismo e percepiamo gli altri come fratelli e facciamo strada insieme a loro riconoscendo i diritti, la dignità e i doveri di ognuno, forse potremmo partecipare in modo diverso e più efficace alla costruzione di una realtà più giusta.
Non riesco a rendere i mille pensieri che hanno attraversato la mia mente: le mie debolezze , il mio egoismo, la mia pigrizia la mia indifferenza, il mio qualunquismo, la mia indolenza, la mia inoperosità li ho avvertiti come macigni che mi schiacciano e sento il bisogno-dovere di scrollarmi da questo peso.
Poi, le parole di padre Bruno, che incitavano all’impegno per la costruzione della giustizia e della pace, non le ho sentite più come un semplice invito, ma come un doveroso imperativo, che deve necessariamente vedermi sempre più protagonista in questa guerra senza schemi, che però miete tante, anzi troppe, vittime innocenti.
Con gli occhi lucidi e nella testa le note del canto che ha concluso il breve momento di preghiera, abbiamo cercato di seguire la strada indicata dalla “Stella Polare” che ci ha portato all’Help Center. Lì abbiamo condiviso, con qualche amico che dorme in stazione, un buon tè caldo e poi tutti a casa, per tornare alla vita di sempre, ma con una nuova consapevolezza: ognuno di noi, con tutti i nostri difetti, più o meno importanti, dobbiamo e se lo vogliamo, possiamo, diventare testimoni credibili e reali operatori di pace.
Velia Nicolò
Comunità MASCI RC 4