Pentedattilo: la bellezza e l’orrore
Pentedattilo ci accoglie con le sue case diroccate, strette su un frammento di roccia a cinque punte lanciato verso il cielo, come una mano-astronave, rivolta all’infinito. Il Borgo ha un suo fascino, meraviglioso e inquietante, caldo come il sole che ne arroventa le pietre e oscuro, come le travi disarticolate e rotte, come i pilastri sbrecciati e monchi, abbattuti da una tempesta, ormai lontana. Eppure splendido, nella sua straordinaria originalità; unico, nella sua conformazione, accogliente poiché racchiuso nel palmo di una mano di pietra.
La bellezza e l’orrore. La Calabria è questo: un luogo meraviglioso, dove i sapori squisiti di una terra, l’accoglienza antica della sua gente, la generosità di un popolo, lo splendore di un paesaggio si fondono in un drammatico contrasto con le carenze strutturali, le tragedie delle vittime della ‘ndrangheta, l’incapacità di reagire ai soprusi.
Il Campo Nazionale della legalità ha regalato ai partecipanti un miscuglio di emozioni, forti e severe, intriganti e dolci, in un vortice continuo che ne ha accompagnato le scadenze e gli incontri, le parole e le preghiere.
Tutti stretti a cerchio insieme a Deborah, che ha perso il padre, ucciso dai criminali che lo avevano sequestrato ed a Filippo, che ha denunciato i suoi aguzzini e li ha mandati in carcere e che si guarda intorno, cercando conforto e protezione.
Ed ancora in cerchio, a ballare la tarantella, nella terra dei grecanici, sotto le stelle.
Ed insieme sulla strada, percorsa a piedi, con le stampelle, con i bastoni e gli zaini, con il proprio compagno, fra le macchie di ginestre e le vallate già ingrigite dall’estate in arrivo ed il vento, però, ancora fresco, che si arriccia fra gli sterpi e gli alberi di limone e mandorle.
Giù, fino alla casa ed ai terreni confiscati al boss locale e consegnati a coraggiose Associazioni che ne fanno uso positivo e proficuo. Lì dove si coltiva una pianta, che viene dal Kenya e che potrebbe tornarci, ad aiutare i fratelli africani.
Pentedattilo ha un fascino speciale: è come un racconto di un tempo perduto, dove le piccole casette ristrutturate conservano tracce di una vita, rimasta sospesa nel vento a girare fra le punte di quella mano di pietra.
Una mano verso il mondo che cambia e che torna a fare sentire la sua voce, spesso leggera e magica, spesso roca e cattiva, che sale da questa terra.
Una terra bellissima, sfregiata d’orrore.
Francesco Campolo
Comunità MASCI Reggio C. 4