Presepe vivente a Cardeto (RC)
Il 5 gennaio 2014 alle ore 18,00 nella Piazza Ariacello della Cardeto antica (RC), fede e tradizione rivivono nell’affascinante scenario de:
Il presepe vivente di Cardeto – “Il futuro nelle tue mani”
Evento dedicato soprattutto all’universo giovanile, dove confrontarsi, discutere, conoscere e sperimentare. è il filo conduttore del presepe vivente che porta alla testimonianza di giovani che sono riusciti ad emergere nei rispettivi settori d’attività. L’appuntamento con la 3ª edizione del presepe vivente è fissato per il 5 gennaio 2014 alle ore 18,00 nella Piazza Ariacello di Cardeto, proprio all’ingresso del paese. È divenuta ormai tradizione del piccolo comune di Cardeto, a pochi chilometri da Reggio Calabria, rivivere il fascino e l’emozione del Santo Natale nella coinvolgente atmosfera del presepe vivente, organizzato dalla Parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo e dal Comune.
Il tutto parte lungo i fianchi di una collina ricoperta di querce secolari e solcata da tortuosi viottoli delimitati da steccati in legno; tra le rocce imponenti da cui un torrente si getta nella valle formando una cascata e la bellezza del centro storico dove i sentieri e le abitazioni del Museo delle Tradizioni Popolari accoglieranno i ritmi millenari della piccola Betlemme per provocare l’emozione di accostarsi a realtà ormai perdute, lontane dalla nostra quotidianità.
I volontari lavorano ormai da mesi per realizzare magnificamente questa sacra rappresentazione. Saranno ben duecento i figuranti che daranno anima al presepe che avrà come punti salienti le scene della creazione del mondo e della cacciata dell’uomo dall’Eden; quelle della storia di Abramo e delle profezie dei Profeti; dell’annunciazione dell’arcangelo Gabriele alla Madonna e del censimento indetto dall’imperatore Cesare Augusto; della nascita di Gesù, dell’adorazione dei pastori e del popolo di Betlemme; dell’apparizione della cometa che guidò i Magi. Pecore, agnelli, cavalli, pony, animali da cortile e gli immancabili asino e bue faranno da cornice ai personaggi del presepe. Saranno allestite e sarà possibile visitare numerose botteghe artigiane che riproporranno la ricchezza delle arti e dei mestieri tradizionali.
La rappresentazione di quest’anno sarà ricca di novità: avverrà nella piccola Chiesa di S. Sebastiano la vestizione dei figuranti che in corteo muoveranno per raggiungere Piazza Ariacello; grafiche murarie riproducenti immagini della natività illustreranno il percorso presepiale. Proprio come ai tempi di Gesù, i visitatori dovranno registrarsi all’ingresso, in una sorta di censimento, e indossare il copricapo ebraico. Successivamente inizierà la visita al Presepe con un percorso a tappe: Quella di Cardeto sarà una Betlemme tra le nevi e il gelo di un’Epifania vissuta a 900 metri di altitudine, un appuntamento per chi sia disposto a sfidare il freddo pur di gustare, e da esso lasciarsi abitare, il senso di pace spirituale che questa rappresentazione suscita perché come la musica, la sola lingua comprensibile in ogni angolo del mondo, il messaggio evangelico non ha bisogno di traduttori o sottotitoli. Il balzo attraverso i secoli, dal primo Natale ad oggi, si compierà brevissimamente, il tempo non avrà senso. Nelle case rurali di Cardeto, scavate dall’uomo nella roccia e abitate per secoli, che nel nostro immaginario si sovrappongono a prima vista alla Palestina rappresentata, da circa un millennio, dai presepi, avremo la possibilità non solo di respirare il profumo di una cultura dimenticata, ma soprattutto di fare l’esperienza forte e personale di Dio che per farsi carne non ha scelto condizioni confortevoli, bensì una culla gelida che dovrebbe richiamarci alla semplicità e spingerci all’essenzialità. Dio si fa uomo, tra i monti dell’Aspromonte come 2013 anni fa a Nazareth, per uomini che, oggi come allora, sentono la nostalgia di divino, di pace, di purezza. Rivivere oggi quella natività è cercare il messaggio di Cristo ed il valore del presepe vivente di Cardeto è trasmettere quel messaggio.
Fede e tradizioni, dunque, si affiancheranno e si fonderanno insieme in un affascinante scenario naturale per trasmettere a tutti un annuncio non solo di pace, amore, speranza e fratellanza ma anche di una cultura fatta di saperi che non possiamo e non dobbiamo dimenticare. I giovani di Cardeto Custodi del Creato.
Il futuro della conservazione del patrimonio e quello della tutela dell’ambiente e del paesaggio sono due facce della stessa moneta. È una moneta che si gioca nel vivo della città, nella strenua difesa del paesaggio e dell’ambiente. La scelta è questa: o il nostro patrimonio culturale e paesaggistico nel suo insieme torna a essere luogo di autocoscienza del cittadino e centro generatore di energia per la polis (come vuole la Costituzione), oppure esso è destinato a perire.
La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatu-ra di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce.
Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!
Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!
E qui aggiungo che, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore.