PTQ: ritorniamo ad abitare le nostre città
Sono passate poche ore dalla conclusione dell’evento nazionale che ha visto 700 adulti scout, da tutta Italia, convergere a Salerno per vivere una tre giorni di confronto e approfondimento su tematiche che ci interrogano quotidianamente, dalla mondialità alla spiritualità, dalla cittadinanza al senso dello scoutismo per adulti. Certamente, i propositi e le dichiarazioni, lanciati proprio oggi, a conclusione dell’incontro, nel “Messaggio all’Italia, alla Chiesa e al Mondo”, sono tutti condivisibili e molto impegnativi.
Credo che il messaggio forte, interroghi soprattutto in prima persona tutti noi, noi adulti scout, noi comunità locali e regionali, il nostro comitato esecutivo e consiglio nazionale. Per poter perseguire la caratteristica scout della concretezza e della coerenza.
Vorrei liberamente mutuare e rendere trasversali a tutte le tematiche alcuni titoli del “decalogo” offertoci da Flavio Lotti, coordinatore del Tavolo della Pace, durante l’incontro-piazza sulla Mondialità, per dare, con una mia interpretazione, sicuramente rivolte a me e alla mia comunità, delle possibili piste di lavoro.
- Dobbiamo tentare di ridurre il deficit cognitivo, e cioè saperne di più su ciò che succede attorno a noi. Lo scout adulto non può non essere dentro la storia con cognizione di causa e informato dei fatti, e soprattutto informato dalla comunicazione alternativa a quella dei mass media sia televisivi che degli organi di stampa.
- Dobbiamo cambiare il nostro punto di vista sul mondo e sul modo di guardare gli altri. Il nostro impegno non deve essere conseguente a un giudizio da persone “del primo mondo”, da persone che ne sanno di più, da persone che sono più oneste e rette. Il nostro impegno deve essere un impegno verso l’uomo che sta di fronte a noi, tutto il resto non conta. Non dobbiamo difenderci dalle frontiere, ma difendere l’uomo che abita la città, da qualunque luogo provenga.
- Dobbiamo far pace nella nostra mente. Se non sgomberiamo i nostri pensieri da ciò che, a tutt’oggi, ci impedisce di andare incontro all’altro, di parlare di cittadinanza attiva, di scendere nelle piazze per indignarci contro qualsiasi tipo di violenza o sopruso, non potremo mai condividere le scelte del nostro Movimento.
- Dobbiamo ricostruire la scala dei valori e quindi cambiare le priorità. Non è più tempo per perseguire il benessere personale, la crescita del PIL, la ricchezza delle nostre famiglie e delle nostre imprese. E’ tempo, sempre per interesse e non solo per etica, di comprendere che solo la difesa dell’ambiente, il perseguimento della legalità, la giustizia sociale, possono farci uscire da una crisi irreversibile.
- Dobbiamo cooperare profondamente tutti noi, con i popoli distanti, con le città vicine, nella consapevolezza che è necessario agire insieme ma anche cercare insieme le soluzioni ai bisogni. La risposta ai bisogni unilaterale è a volte più invasiva e devastante delle cause.
- Dobbiamo credere e lavorare per la pace. Credere e lavorare per la pace, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità Masci a tutti i livelli, nella nostra città. Se essere operatori di pace sarà veramente il nostro stile di vita, improvvisamente le nostre azioni e le nostre parole saranno diverse da quelle adottate fino ad ora.
- Dobbiamo ricominciare dalle nostre città. Città che devono diventare laboratori. Città che devono diventare officine. Non possiamo disconoscere e ripudiare la nostra città e la nostra terra, ma essere partecipi dei processi di cambiamento.
Fraternamente,
Piero Milasi
Magister MASCI Reggio Calabria 4