Reggio e Milano, sbarchi ed Expo. Riflessioni di un A.S.
FLASH MOB PER RICORDARE LE VITTIME DEL MARE
di Giorgio Gatto Costantino MASCI RC 5
Un lampo nel buio, un grido nel silenzio. Questo è stato il flash mob organizzato dal Coordinamento Emergenza Sbarchi della diocesi di Reggio-Bova sulle scale del teatro comunale “F. Cilea” del capoluogo, in pieno centro, per ricordare, ancora una volta, tutte le vittime delle migrazioni nel 2015, l’ecatombe umana che ha segnato inesorabilmente i giorni del calendario come altrettante stazioni di una gigantesca Via Crucis. Gli scout del MASCI e dell’AGESCI hanno dato un contributo di rilievo alla manifestazione con la realizzazione dei manifesti utilizzati e la partecipazione coinvolgente di giovani e adulti per ribellarsi compostamente alla tragedia ancora in atto.
Tutto è durato pochi minuti, un “tweet” in carne e ossa con cui dare corpo a una storia appassionante che ci attraversa silenziosamente. La storia di chi viaggia e di chi accoglie, di chi migra e di chi ospita, l’intreccio di relazioni umane che inconsapevolmente stanno nascendo in questo contesto e in cui lo stile scout si sta rivelando significativa per “restare umani” in un contesto di assuefazione generalizzata.
E’ stata una rappresentazione fortemente simbolica. Sulle scale del teatro è stato steso un telo azzurro su cui sono stati esposti cartelli con nomi tipici dei Paesi africani. Poi, attingendo ad una lampada con la luce di Betlemme, sono stati accesi dei lumini per commemorare i morti, non solo quelli accertati (3200 gli adulti e 700 i bambini), ma anche e soprattutto i “militi ignoti” di questa subdola guerra, quelli inghiottiti dal mare o coperti dalla sabbia del deserto di cui non si ha neanche una minima traccia. Nel frattempo alcuni membri dell’Orchestra Giovanile dello Stretto suonavano una breve melodia. Ai piedi della scala si fermavano le persone a passeggio, alcune incuriosite, qualcuna anche infastidita, ma nessuno è restato indifferente. E’ stata quindi aperta la bandiera arcobaleno per sintetizzare l’invocazione della pace su questa porzione di mondo.
Non è stata solo la commemorazione di una tragedia immane ma anche la celebrazione della “vita resiliente”, quella che riemerge nelle difficoltà nonostante tutto. Questa è stata rappresentata da una piccola sacra famiglia nigeriana, formata da Gift e Abolaji, sbarcati a Reggio a luglio e diventati genitori a settembre di Sulaimon. Ospiti della casa famiglia gestita dalla Comunità Papa Giovanni XXIII sono scesi tutti e tre sulle scale del Cilea per testimoniare, senza parlare, la semplice voglia di vita.
Infine il parallelismo con l’Expo di Milano, la grande e luccicante manifestazione che ha catalizzato i media nel 2015. Nata per promuovere l’equa distribuzione delle risorse alimentari è stata presa come parametro di confronto con quanto fatto a Reggio Calabria e negli altri porti durante i ripetuti sbarchi con la distribuzione di generi di prima necessità ai migranti affamati e una domanda che diventa provocazione: dove si è fatto di più per sfamare il mondo? All’ombra dell’Albero della vita o della Croce di Lampedusa?
Slogan di Expo Milano: Nutrire il pianeta, Energia per la vita.
L’asse principale dell’Esposizione Universale è stato il diritto inalienabile ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra.
Milano, seconda provincia d’Italia per qualità della vita.
Reggio Calabria, ultima provincia d’Italia per qualità della vita.
Expo Milano è iniziato il 1 maggio 2015.
Gli sbarchi a Reggio Calabria sono iniziati ad agosto 2013.
Expo Milano è finito il 31 ottobre 2015.
Gli sbarchi a Reggio Calabria non sono mai finiti.
Da Expo Milano sono passati 22 milioni di visitatori per discutere di corretta alimentazione ed equa ripartizione delle risorse.
A Reggio sono sbarcate migliaia di persone che hanno bevuto un succo di frutta e mangiato una merendina.
A Expo Milano si è parlato tanto.
A Reggio Calabria si è parlato poco
Expo Milano ha avuto un simbolo: l’Albero della Vita.
Gli sbarchi a Reggio Calabria hanno avuto un simbolo: la Croce di Lampedusa.
E ora diteci: dove si è fatto di più per nutrire i figli di questo Pianeta?