Reggio non tace e la ‘ndrangheta inizia davvero a perdere colpi
Reggio non dimentica l’annus horribilis appena trascorso e rilancia il suo pieno sostegno alla grande azione che sta compiendo la magistratura contro la ‘ndrangheta. Sembrerà paradossale ma la verità – come ha evidenziato il procuratore Palmi Giuseppe Creazzo – è che tra gli “effetti collaterali” della bomba esplosa un anno fa davanti alla Procura generale c’è stato anche quello di avere «risvegliato le coscienze dei reggini a lungo sopite».
Ieri pomeriggio nel salone della Provincia “Reggio non tace” si è ritrovata – come succede il 3 di ogni mese – per riordinare le fila e le idee e rilanciare la propria (meritoria) azione nei prossimi mesi. Una sala gremita che ha ricevuto una serie di ringraziamenti dai magistrati presenti a cominciare da Rodolfo Palermo presidente della sezione reggina dell’Anm: «Grazie perché non avete fatto mai sentire soli i magistrati»; e il procuratore aggiunto Michele Prestipino ha ribadito: «A Reggio c’è una battaglia in corso e la reazione della società civile potrà essere decisiva per la vittoria finale. Io sono uno di quelli che sono convinti che la ‘ndrangheta sarà sconfitta e lo affermo perché lo dicono i fatti. Sono gli stessi mafiosi che lo dicono nelle intercettazioni, perché essi temono di perdere il consenso sociale più che gli arresti o le confische dei beni. E il consenso sociale lo perdono solo se alle azioni della magistratura si accompagna una guerra alla subcultura mafiosa».
Ovviamente l'”ospite d’onore” dell’incontro era il pg Salvatore Di Landro che è stato accolto da un caloroso applauso. «La reazione dei reggini – ha detto il magistrato vittima di due attentati della ‘ndrangheta – è stata eccezionale dopo l’attentato di un anno fa contro la Procura generale e le altre intimidazioni che sono seguite contro altri magistrati. Si è avuta la piena sensazione della grande volontà di riscossa della popolazione. Non era mai capitata una sequenza di intimidazioni pari a quella portata avanti nei confronti della magistratura reggina e dei suoi vertici. La partecipazione della società civile è stata forte, massiccia e costante, soprattutto per quanto riguarda le sue categorie più semplici che sono scese in prima linea. Voglio anche dire grazie pubblicamente alla stampa e alla Chiesa che mi sono state molto vicine. Qui si parrà la nostra nobilitate – ha affermato Di Landro scomodando padre Dante – Se siamo e rimarremo tutti uniti vinceremo la guerra contro la ‘ndrangheta, altrimenti saremo destinati a perderla».
Il 2010 ha portato via con sè giorni di grande affanno e grande ansia per il procuratore generale. «A volte – ha aggiunto Di Landro – mi viene l’idea di scrivere un libro “Un anno da procuratore” ambientandolo in un altro tempo e in un altro luogo per raccontare un po’ queste ansie che accompagnano un magistrato che deve mantenere anche la fermezza e la serenità per continuare nel suo impegno».
Di Landro ha pure riconosciuto l’impegno messo in campo dal governo e dal guardasigilli Angelino Alfano che «si messo in fretta e anche bene» ma ha auspicato che possano «venire adottate procedure straordinarie e sistemi più agili per il trasferimento di sede dei magistrati. Perché la Calabria sarà sempre un posto di frontiera e ha bisogno di interventi straordinari».
Che la guerra contro la ‘ndrangheta sia giunta a uno snodo decisivo ne è convinto anche il procuratore di Palmi Creazzo, il quale come i suoi colleghi si è detto «convinto che la ‘ndrangheta è destinata a essere sconfitta. Perché – ha spiegato – in questi anni è cambiato il vento e i nuovi vertici hanno cambianto anche le Istituzioni. Abbiamo registrato una sinergia tra i vari livelli istituzionali come mai in precedenza e, di conseguenza, si stanno ottenendo risultati storici. Però – ha avvisato Creazzo – sarebbe da illusi credere che il cambiamento sia stato compiuto. Tutt’altro. Ci sono ancora molti ostacoli che devono essere rimossi perché il “nuovo” si affermi. Il pericolo più grande è che piaccia ancora a troppi com’era prima e non com’è ora. Quindi per evitare cali di tensione è necessario mantenere alta la guardia ed essere intransigenti nell’applicazione della legge. L’attività di “Reggio non tace” è visibile ed è tempestiva e grazie al risveglio delle coscienze il giorno in cui la ‘ndrangheta sarà sconfitta si è avvicinato. E, badate bene, non lo dico io ma lo dicono gli stessi mafiosi nelle intercettazioni “se la gente si ribella per noi è finita”».
Hanno detto
Palermo.«Grazie perché non avete fatto mai sentire soli i magistrati».
Prestipino. «A Reggio c’è una battaglia in corso e la reazione della società civile potrà essere decisiva per la vittoria finale. Io sono uno di quelli che sono convinti che la ‘ndrangheta sarà sconfitta e lo affermo perché lo dicono i fatti. Sono gli stessi mafiosi che lo dicono nelle intercettazioni, perché essi temono di perdere il consenso sociale più che gli arresti o le confische dei beni».
Di Landro. «Nonostante le ansie, un magistrato deve mantenere anche fermezza e serenità per continuare nel suo impegno».
Creazzo.«Abbiamo registrato una sinergia tra i vari livelli istituzionali come mai in precedenza e, di conseguenza, si stanno ottenendo risultati storici. Però sarebbe da illusi credere che il cambiamento sia stato compiuto».
Piero Gaeta
Gazzetta del Sud – (4 gennaio 2011)