Reggio suona e spegne le fiamme
Un’adesione massiccia e compatta – alcune migliaia di persone, al di sopra di ogni più rosea aspettativa – quella di sabato 16 novembre al corteo organizzato per il Museo dello Strumento Musicale di Reggio Calabria. Una città, come poche altre volte si era vista, scende in piazza per difendere i suoi valori. Ma soprattutto questa volta scende con il sorriso di chi vuole ricominciare davvero.
(Adulti Scout del MASCI al corteo Suona Reggio, suona)
Tra le tante associazioni e movimenti presenti, anche la nostra Comunità MASCI Reggio C. 4 ha manifestato, partecipando alla passeggiata musicale.
Tra i tantissimi articoli scritti per questo evento, segnaliamo questo bellissimo pezzo scritto da Antonio Calabrò sul sito www.zoomsud.it:
“Quando la Mezzaluna di Novembre è spuntata dietro i monti dell’Aspromonte, pronta a specchiarsi vanitosa nel mare dello Stretto, ha guardato giù, in basso, verso questa strana città e ha spalancato gli occhi, stupita. Cosa ha visto? Una fiumana animata, variopinta, gioiosa e giocosa, festante e ridente, un lungo corteo squillante di trombe, risuonante tamburi e pifferi, chitarre, timpani e grancasse, chitarrine, flauti, mandolini e organetti, armoniche, clarinetti e fischietti e maracas, tamburelli e sonagli; insomma, un lungo corteo di gente felice e festante.
Facce contente e visi sorridenti, gioia d’incontrarsi, danze improvvisate, canti, stornelli, tarantelle e ballate. Una festa, ha pensato la Luna già pronta a ballare,e senza pensarci si è messa suonare.
Reggio è l’araba fenice e il Museo dello Strumento Musicale è stato nido e scintilla di fiamma, di sdegno, di rabbia. Ma anche segnale di luce nel buio. Reggio non sei “quella”. Reggio, sei “questa”, pensava felice l’amica nel cielo. Reggio sei bella, come sei bella, quando ti muovi con tanto candore.
Giovani e vecchi, poveri e ricchi, uomini, donne, bambini. Professori, alunni, medici, pazienti, ingegneri, avvocati, piloti, ferrovieri, calciatori, imprenditori, operai, calciatori, giornalisti, commercianti, filosofi, scultori e scrittori e baristi e barbieri: tutti musicisti, e tutti nel tuo nome,città, a brandire strumenti come armi da difesa e a intonare un canto generale di felicità e di voglia, sfrenata, di possederti e d’amarti con l’ardore degli amanti. Un tripudio di musica.
Suona, Reggio, suona. E non fermarti qui. Suona e attraversa il tuo destino con la forza dei giusti. Con la potenza placida delle virtù oneste. Con l’eco straripante della creatività. Suona, Reggio, suona come sai fare, suona come potresti, come non fai da millenni, suona le tue mille e mille canzoni, e non potranno mai vincerti, perché la tua è la musica dei buoni, ed i vinti sono loro, che musica non ne hanno, e non hanno orecchie né cuore e neanche desideri.
La fiumana ha sfilato per il corso fino a sera, terminando, ma non finendo, il suo percorso al Museo dello Strumento, ancora sfregiato dalla violenza indegna. Ed è stata festa, Woodstock, concerto di capodanno, raduno degli artisti, e sagra, festival e felicità. E orgoglio, appartenenza e tanto, tantissimo, amore.
“Dove c’è musica non può esserci niente di cattivo”, sosteneva Miguel Cervantes. E i presenti, forse come Don Chisciotte, forse solo sognatori ispirati, o forse solo arrabbiati e pronti a ricominciare, lo hanno dimostrato.
Una autentica festa spontanea. La manifestazione politica più importante degli ultimi cinquant’anni. Un ritrovato senso di speranza. Una serata da incorniciare nei ricordi.
La luna lassù ci ha sorriso, e si è tolta le nuvole di torno. Brillava e rideva. Di gioia.