Se amare è uno scandalo
Pubblichiamo un bell’articolo scritto quasi 10 anni fa da Don Pippo Curatola, la cui attualità è davvero sorprendente!
“Se amare è uno scandalo”
Immigrati e dintorni
L’istinto rischia di prendere il sopravvento. Molti anche fra i cristiani non ne possono più. Immigrati, musulmani, violenza, delinquenza, terrorismo, intolleranza… nella mente di molti si sta facendo di questo un tutt’uno.
Le reazioni più estreme alla faccenda, di sicuro vergognosa, delle vignette su Maometto e l’assassinio di don Andrea Santoro sono la classica goccia che fa traboccare il vaso della sopportazione. Molti non ce la fanno più. Pensano, essi, che sia ora di finirla con le frontiere aperte, con la tolleranza disarmata, con il buonismo verso gli immigrati specialmente musulmani. Che se ne tornino ognuno al proprio paese e la finiscano di romperci, per dir così, i timpani.
Vi diciamo subito, cari lettori, che noi non siamo tra questi. E non perché buonisti o fifoni o vigliaccucci. Il motivo è un altro. Non siamo fra questi perché desideriamo tentare di vivere da cristiani. Ve lo voglio spiegare, se mi riesce, con un piccolo fatto che mi è accaduto.
Nelle chiese in città, lo sapete, passano ogni giorno (nella mia almeno) immigrati, clandestini spesso, di solito morti di fame. M’è accaduto l’altra volta di trovarmi di fronte due di questi. Non capii se erano turchi o marocchini o di chi sa dove. Ma che fossero poveracci lo capii subito, che potessero essere anche delinquenti lo immaginai. Non parlavano italiano, sapevano solo qualche parola. ‘Fame, fame…’ mi ripetevano supplicandomi con gli occhi. Ero solo, feci cenno che aspettassero.
Salii a prendere quel che c’era, per fortuna avevo anche del pane e del formaggio. Preparai una busta abbondante di un po’ di tutto e scesi per dargliela. L’aprirono subito e lì, sulla soglia della chiesa, non ce la fecero ad aspettare, addentarono il pane col formaggio e cominciarono a mangiare.
Tra un boccone e l’altro, affamatissimi, mi gridarono entusiasti qualcosa che lì per lì non capii. Me la feci ripetere. Dicevano in inglese ‘Jesus Christ is God’. Gesù Cristo è Dio. Mangiando si allontanarono ed io rimasi con il mio stupore e con quelle parole. Jesus Christ is God. Quei due a modo loro misero in rapporto il cibo donato con Gesù Cristo. Come se in quel gesto avessero visto la presenza di lui.
Lo raccontai ai miei fedeli ed ora a voi lettori, perché sono convinto che niente parla di Cristo (nemmeno un’enciclica grande!) quanto un semplice gesto di amore concreto. Può anche darsi alla fine che qualcuno ti inganni o addirittura ti uccida mentre tu l’aiuti. Ma l’amore rimane; e niente parla di Cristo quanto l’amore.
Ve lo ricordo, amici lettori, in questo momento in cui nella ipotesi migliore i mass media ci dicono di essere tolleranti, ma non disarmati. Mentre Qualcuno forse, che è più grande di noi, ci preferisce amanti e disarmati.
Filippo Curatola
(da L’Avvenire di Calabria, 11 febbraio 2006)