Settimo: “Non rubare”
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento di Giuseppe Angelone, AS della nostra Comunità MASCI RC 4 e Consigliere nazionale del Movimento, alla giornata di riflessione ebraico-cristiana tenutasi a Reggio Calabria il 14 gennaio 2014.
Settimo: non rubare
Già nel 1949 Albrecht Alt (1883-1956), noto studioso della Bibbia, sosteneva che originariamente questo comandamento condannava il rapimento più che la rapina. Infatti l’espressione originale in ebraico per indicare il 7° comandamento è: “lô’ tignôb” che indica anche il sequestro di persona, oltre che il furto dei beni materiali.
Con questa interpretazione il 7° comandamento rientrerebbe tra quelli riferiti ai diritti fondamentali della persona, dal 5° all’ 8°: la vita, il matrimonio, la libertà e l’onore, mentre la tutela del diritto alla proprietà sarebbe demandata al 9° e al 10° comandamento. Cosi’ G. Ravasi nel suo commento ai 10 comandamenti pubblicato nel 2002 come supplemento a Famiglia Cristiana.
Dunque questo comandamento ci mette di fronte al tema della libertà, che già appare nel libro della Genesi allorquando l’uomo è posto davanti all’albero della conoscenza del bene e del male, cioè messo di fronte alla decisione di accogliere la morale di Dio o di costruirsela da solo.
Nel progetto di Dio l’uomo è pensato libero, capace di autodeterminarsi, per questo tutto ciò che conculca questa libertà non è solo una mancanza grave nei confronti del prossimo ma anche nei confronti di Dio perché contrasta con il suo piano. Pensiamo non solo al rapimento ma a tutte quelle forme di dittatura, di oppressione politico-sociale ed economica, di condizionamento della libertà di opinione, di subdolo convincimento, di alterazione della libera informazione, ecc.
La Bibbia considera il rapimento, la sottrazione della libertà come un peccato gravissimo paragonabile all’omicidio. Così tutto ciò che limita la libertà della persona rientra nella proibizione del settimo comandamento: la limitazione dell’accesso ai beni essenziali per una vita dignitosa, in quanto strumento di coercizione e di condizionamento e tutte le forme riconducibili alla schiavitù.
Ma anche nell’accezione del furto quasi legalizzato come la corruzione politica, la legiferazione iniqua, che rafforza il potere di chi ha già molto a danno di chi ha di meno. L’iniqua distribuzione delle risorse fondamentali per la vita, la mercificazione del corpo.
La tratta di esseri umani per prostituzione, per vendita degli organi, per vendita dei minori, per sfruttamento lavorativo, l’ insopportabile disumanità delle condizioni in cui versano per settimane o mesi gli immigrati clandestini e la somma ingiustizia di essere trattenuti e incriminati per il solo fatto di aver tentato di sfuggire alla fame ed alla disperazione (reato di clandestinità).
Non sono questo delitti gravi di violazione della libertà, della dignità e della proprietà della persona? Eppure sono ogni giorno sotto i nostri occhi e non si elevano cori di indignazione, proteste civili, o moti di coscienza: ci siamo abituati all’orrore e ci passiamo accanto senza nessuna emozione. La politica iniqua e corrotta che sottrae i beni comuni a vantaggio di pochi, che esagera con tasse e gabelle, che limita e controlla l’accesso al lavoro, che vende e compra quello che dovrebbe essere libera espressione del voto.
La criminalità organizzata che vuole controllare tutto, che opprime e tiranneggia con le minacce, le estorsioni, i soprusi limitando la libertà individuale, di impresa, di crescita e di sviluppo di intere popolazioni ed intere città, come la nostra, dove questa pervasività è giunta fino a determinare il controllo sul libero esercizio del mandato elettivo popolare portando allo scioglimento del consiglio comunale. E c’è ancora chi favoleggia che questo sarebbe un “modello” di amministrazione e di gestione della cosa pubblica.
Non si capisce se ci si è o ci si fa in questo obnubilamento e distorsione della realtà, così grave perché pesa sulla nostra pelle, limita la nostra libertà e ci toglie il futuro. Sono forme di furto gravi, perché sottraggono risorse destinate al bene comune umiliando le persone, impoverendole e usando per fini privati ciò che appartiene alla collettività.
Soprattutto quando il furto è praticato su larga scala diventa difficile perfino comprenderlo così che il dire popolare vuole che “chi ruba poco vada in galera e chi ruba molto faccia carriera”. E’ sotto gli occhi di tutti l’enorme debito pubblico accumulato da anni di inefficienza, di insipienza e di corruzione politica: milioni di persone senza lavoro, senza risorse, crisi economica grave per la rapina di pochi ed infine furto della speranza e del futuro dei giovani.
Beh! Oggi siamo pieni di questi furti e di questi rapimenti, occorre saper vedere e contrastare, rivendicare giustizia, promuovere class-action ed ogni forma civile di protesta e di rivendicazione, di restituzione, di riparazione.
Con REGGIONONTACE ci stiamo provando ormai da 4 anni: abbiamo cominciato con la richiesta di visionare il bilancio comunale nel 2010; poi abbiamo continuato chiedendo ai candidati alle elezioni amministrative del 2011 di sottoscrivere un patto etico contro le infiltrazioni della criminalità, ma non l’hanno fatto; poi abbiamo chiesto l’attuazione degli strumenti di partecipazione previsti dallo Statuto comunale a cominciare dall’ Assemblea cittadina per discutere della partecipazione e del bilancio e, siccome non ce l’hanno concessa, siamo ricorsi al TAR che ci ha dato ragione intimando all’allora Sindaco di convocarla e di pagare le spese giudiziarie.
Ancora abbiamo presentato e sottoscritto da più di 3.000 cittadini un ricorso alla Procura Regionale della Corte dei Conti perché individui eventuali responsabilità nell’enorme buco del bilancio comunale (che tutti stiamo pagando con l’enorme aumento delle tasse) e ne disponga il risarcimento. E siamo ancora oggi a richiedere, insieme a Libera, una nuova assemblea cittadina per interloquire sulla gestione commissariale della città.
Ecco io credo che tutto questo abbia molto a che vedere con il comando di Dio: “Non ruberai” e che sia preciso dovere dei credenti opporsi e contrastare con ogni mezzo lecito il proliferare di tutte queste forme di furto, di limitazione della libertà, di depauperamento delle risorse naturali e pubbliche. Purtroppo siamo ancora in troppo pochi a farlo.
Reggio Calabria, 14 gennaio 2014
Peppe Angelone