Siamo dei Miti!
di Marco Cotroneo
Devo confessarvi una cosa: tutte le volte che mi trovo in cucina a lavare i piatti o come si suol dire, a fare la cucina, mi lascio trasportare da una miriade di pensieri, di idee e di riflessioni su ciò che di recente mi è accaduto.
Bene, anche stasera mi è successa la stessa cosa e seppur lontano anni luce dall’avere l’abilità di Ciccio Campolo nel raccontare con soave ironia ogni accadimento, ho voluto osare trascinarvi in questa riflessione, provando indegnamente a usare un passo simile.
È scontato, dunque, che il recente campo di comunità ha totalmente assorbito ogni neurone del mio piccolo cervello oscurando tutto il resto.
Non che la cucina sia rimasta sporca, perché è risaputo che i maschietti spesso riescono a fare una sola cosa alla volta ma, leggete e tremate, sono riuscito a riflettere sul campo e a pulire la cucina nello stesso lasso temporale.
Sono partito dal precampo, che ho avuto la fortuna di presenziare e quindi di vivere le indimenticabili scene d’azione per la messa in opera di un alzabandiera che definire geniale sarebbe riduttivo.
Dalla scelta del luogo e della miglior soluzione, passando per l’individuazione dell’albero e dello spazio più idoneo, per culminare nelle possibilità realizzative con i pochi materiali a disposizione.
Una rapida successione di idee e di tentativi che hanno dato vita a un alzabandiera funzionale e funzionante e perché no, piacevole alla vista nella sua sobrietà!
Quattro cervelli affiatati, uniti in un obiettivo comune, hanno messo in opera in poco tempo quello che, chiunque abbia un minimo trascorso scout, sa bene trattarsi di uno dei capisaldi del campo.
Ho pensato: “Nel nostro piccolo siamo stati dei “miti!”
Continuando, la memoria è andata al giorno successivo e a come abbiamo saputo diligentemente animare il cortometraggio ideato dalla nostra geniale regista, tra copione e improvvisazione, racchiudendo tutto in una gradevole atmosfera di divertimento e leggerezza pur essendo reduci da una grigliata in stile “guerra tra squadriglie”.
Solo i “miti” possono farlo, ho concluso!
E ancora, non potevo non passare per quel fuoco serale pianificato ma improvvisato, improvvisato ma perfettamente aderente al nostro modo di vivere il bivacco.
Che “miti” siamo stati, mi sono detto.
Poi la chiacchierata post fuoco, durante la quale abbiamo riscoperto il piacere e l’efficacia del ritrovarsi ad affrontare argomenti seri e meno seri, con in mano una tazza di tisana e nel cuore la voglia di essere comunità.
Anche stavolta ho pensato che siamo stati dei “miti” ma, mentre ho già consumato 2000 mc di acqua perso nei ricordi di queste giornate, ho cominciato a riflettere sul senso dell’aggetivo “miti” più volte rimbalzato tra i pochi neuroni rimasti operativi.
Mi è venuta in mente quell’aurea perfezione, tipica dei “miti”, che li colloca spesso al di sopra dei tanti e ho capito che, nonostante l’ambientazione del campo all’antica Grecia, non era il plurale di “mito” che aveva reso speciali queste giornate ma il plurale di “mite”.
Si perché mite è sinonimo di benevolo, paziente, bonario, tollerante, oltre che di tanti altri aggettivi se vogliamo!
E noi, nella mitezza di queste giornate, abbiamo riscoperto la voglia di stare assieme e di fare tanto altro e poco altro.
Tanto altro per arricchire e migliorare il nostro servizio, già colmo di tante idee e di buoni intenti ma, soprattutto, poco altro che la voglia di stare bene insieme.
Nel frattempo ho svuotato già mezza diga del Menta per lavare quattro piatti e una padella concludendo che, la differenza che passa tra “miti” e “miti” è la stessa che passa tra il puntare il dito con fare saccente e il saper trovare idee, soluzioni e intese nel dialogo e nella benevolenza.
Prodigi di una lingua meravigliosa!
…Ah dimenticavo, naturalmente ho messo tutto in lavastoviglie.